Capitolo 2

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Daisy stava sistemando le ultime cose prima di uscire dal negozio. Erano le cinque in punto quando Edgar fece il suo ingresso nell'atelier attirando l'attenzione di commesse e clienti. L'uomo ammiccò verso Sally, poi vagò con lo sguardo alla ricerca di Daisy. I suoi occhi di ghiaccio si posarono su di lei senza nascondere il desiderio che provava nel guardarla.

«Ciao, Daisy.» La sua voce infondeva calma e fiducia, era ciò che affascinava di più la ragazza.

«Buonasera, Ed.»

«Suppongo ti sia arrivata la voce del party di questa sera» disse, facendo un cenno col capo in direzione di Sally.

Daisy annuì.

«Spero non ti sia offesa se non te l'ho detto, ma volevo invitarti personalmente a venirci con me. Inviare una mail come per gli altri mi sembrava troppo formale e asettico.»

La ragazza sgranò gli occhi per lo stupore. Edgar era un bell'uomo, molto affascinante e con l'aria del predatore. Un dandy del ventunesimo secolo, insomma, e le sembrava strano che di tutte le donne che poteva avere volesse proprio lei.

Si trovava di fronte a una scelta: una serata tranquilla con Theo a teatro, con un ragazzo di cui si fidava e che conosceva come le sue tasche, dai capelli arruffati e lo sguardo gentile. O una festa di lusso con Champagne e caviale in compagnia di un uomo bello e tenebroso, dallo sguardo freddo e tagliente. Non le fu difficile decidere.

«Ti ringrazio, Edgar, ma per questa sera ho già un altro impegno.»

Sally, che da brava amica e collega stava origliando, spalancò la bocca, sbarrò gli occhi e lasciò cadere le braccia.

«Ci sarà da divertirsi» insisté Ed.

«Non ne dubito, ma ho promesso a un'altra persona che non avrei mancato l'appuntamento.»

Edgar sorrise, ma i suoi occhi glaciali la guardarono con sfida. «Sei una donna leale. Mi piace, ma» abbassò la voce e avvicinò il viso al suo «non accetto un rifiuto.»

Daisy si crucciò, ma prima che riuscisse a prendere parola per ribattere, una strana sensazione si impossessò del suo corpo. Un leggera vertigine la face barcollare, l'atelier si sfumò e nel suo campo visivo rimasero solo i magnetici occhi azzurri di Edgar.

«Verrai alla festa con me senza fare storie,» la sua voce era sicura, «indosserai un abito lungo e sarai la più bella della serata. Dimentica il tuo altro impegno, non uscirai con nessun altro all'infuori di me.»

Un battito di ciglia dopo, Sally la riscosse con un richiamo squillante. «Daisy? Ti senti bene? Sei bianca come un cencio!»

La mente di Daisy era in subbuglio. Spostò lo sguardo dalla collega a Edgar che, ancora di fronte a lei, la guardava inespressivo. Cos'era successo?

«Sì, sto bene... credo. Scusami, Ed, di che stavamo parlando?» chiese, vergognandosi per quel blackout.

Le sorrise affabilmente. «Sto aspettando di sapere se accetti di venire alla festa di stasera con me.»

Il suo cervello inciampò da qualche parte. Era convinta che qualcosa non andava, ma non capiva cosa. L'incertezza la stava attanagliando, ma non trovava un motivo per dirgli di no.

«Devo preoccuparmi?» ridacchiò Ed.

«No, no! Ci vengo alla festa con te» sorrise.

*

Dopo una lunga passeggiata con Red a Central Park, durante la quale continuò a chiedersi cosa fosse successo quel pomeriggio, Daisy si preparò per il party indossando un abito che proprio non si addiceva alla sua personalità: un vestito rosso a sirena, con uno scollo a cuore sul decolté e la schiena completamente scoperta. Per non parlare dello spacco che le arrivava quasi all'anca.

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