Capitolo 8

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«Lo vedi?» Alec si fermò di fronte a una Chiesa malridotta, così diroccata da dare l'impressione di crollare al minimo soffio di vento.

Daisy inclinò la testa di lato. «Intendi la catapecchia?»

Lo Shadowhunter sollevò un angolo della bocca. «Concentrati e cerca di guardare oltre.»

La ragazza assottigliò gli occhi e tentò di "guardare oltre" senza essere sicura di aver capito bene cosa intendesse Alec. «Dietro quella finestra è appena passato un piccione.»

«Ho detto: concentrati.»

Daisy si portò le mani ai fianchi, inclinò la testa dall'altra parte e impose alla sua mente di vedere l'invisibile. Non era semplice per una che non era abituata a immaginare draghi e fatine, e passò quasi un minuto prima che riuscisse a "guardare oltre".

Alec aspettò pazientemente e in silenzio, sorridendo come un maestro fiero della sua allieva quando capì che Daisy vedeva l'Istituto. Mattone dopo mattone, la vecchia Chiesa lasciò spazio a una maestosa Cattedrale in stile gotico, ricca di finestre trifore e bifore, guglie, gargoyle e decorazioni scolpite nella pietra antica.

«È magnifico!» esclamò Daisy, mangiandosi la Chiesa con gli occhi.

Alec si avviò sul sentiero di breccino che conduceva all'ingresso. «Lieto che il sacrosanto Istituto - come dici tu - ti piaccia.»

Daisy lo seguì, insieme oltrepassarono un pesante portone di legno scuro e percorsero la navata centrale della Chiesa. La ragazza osservò ogni dettaglio degli interni: le colonne e i capitelli decorati, le panche di legno lucido per l'usura, l'altare spoglio. Salirono su un ascensore apparentemente vecchio, ma che durante la salita sembrò diventare sempre più moderno, finché le porte non si aprirono su un lungo corridoio. Il mormorio di più voci li investì all'instante e Daisy scoprì subito da dove provenivano: alla fine del corridoio una grande sala moderna era piena di computer e immensi monitor ipertecnologici in ogni angolo.

«Benvenuta nel covo degli Shadowhunters!» esclamò Alec.

«Accidenti! La NASA vi fa un baffo!»

«Chi?»

Daisy sbarrò gli occhi per la sorpresa, ma prima che potesse esprimere la sua meraviglia per quella pecca culturale di Alec, Jace raggiunse il suo parabatai.

«Eccoti, finalmente!» Il ragazzo sembrava leggermente irritato.

«È successo qualcosa?»

«Sì. Dai, sbrigati, ora ti aggiorniamo.»

Alec allungò il passo e quasi dimenticò Daisy, che dovette trotterellare per star dietro ai due giovani Cacciatori. La sala computer sembrava il luogo di ritrovo di tanti ingegneri elettronici assunti da una società di servizi segreti; Jace e Alec raggiunsero la postazione dove si trovavano Izzy e Clary, indaffarate e cercare informazioni su uno schermo trasparente.

«Era ora, fratellone!» esclamò Isabelle, sfoggiando un sorrisetto malizioso tipico di chi la sa lunga.

Alec ignorò il suo silenzioso commento sulle notti trascorse da Magnus. «Che avete trovato?» domandò, guardando a sua volta il monitor.

«Luke mi ha chiamata: vicino al porto ha trovato il corpo della vittima di un demone» disse Clary.

«E non un demone qualunque» aggiunse Jace.

Izzy fece scorrere le immagini sullo schermo per far apparire l'identità dall'aggressore.

«COSA?!» esclamò Daisy. «M-ma lui è morto! L'ho visto con i miei occhi! È scomparso in una nuvola di fumo!» disse al limite dell'isteria, indicando il viso di Edgar. Una banda rossa all'angolo della foto indicava che si tratta di un demone di classe superiore.

SHADOWHUNTERS - CONNECTIONWhere stories live. Discover now