Capitolo 13

876 29 0
                                    

Non era stato facile, doveva ammetterlo a malincuore, ma alla fine era riuscito a localizzare il demone. Nulla poteva sfuggire a Magnus Bane, Stregone Supremo di Brooklyn. Neanche un demone superiore.

Con un sorriso soddisfatto sulle labbra, il mago si avvicinò alla finestra e prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Lo rimise subito a posto quando vide Alec e quelli che sospettava essere i suoi nuovi coinquilini attraversare la strada.

«Un mondano e un cane... Mi chiedo quale sia peggiore» borbottò andando verso l'ingresso di casa. Aprì la porta prima ancora che i suoi ospiti raggiungessero il pianerottolo e osservò il mondano dall'alto in basso.

«Tu devi essere Theo» spostò gli occhi sul setter irlandese «e tu la palla di pelo che rincorrerà i miei gatti in giro per casa.» Non si spostò dall'ingresso e guardò Alec eloquentemente.

«Sì, lo so. Avrei dovuto chiedere» disse con finto rammarico.

Magnus roteò gli occhi e si scansò per lasciarli entrare. «Per quanto sappia che il tuo sguardo di scuse è falso, non riuscirò mai a resistergli».

Lo stregone fissò Theo, le spalle curve e un'aurea di tristezza che era palpabile. «Tanto per capire, perché il mondano non sta sbraitando, o che so io?»

«Credo sia un tantino sotto shock» disse Alec, sedendosi pesantemente sul divano. Red saltò rapidamente vicino a lui per accucciarsi sopra i cuscini del sofà e appoggiare la testa sulle sue gambe.

«Assolutamente no!» esclamò Magnus, ottenendo solo uno sguardo supplichevole e una timida scodinzolata dal cane.

Alec ridacchiò e coccolò Red come se fossero amici di vecchia data. «Non puoi resisterle, Magnus.»

«No... Come al tuo sorriso strafottente...» Inclinò l'angolo della bocca mostrando un mezzo sorriso, poi perlustrò ancora con i suoi occhi da gatto il mondano. «Si può sapere che gli hai fatto? Sembra uno zombi.»

«Io non c'entro niente. È tutta opera di Daisy» spiegò Alec.

Al suono del nome della ragazza, Theo sembrò riscuotersi un po'. Se avesse trovato Magnus un tipo bizzarro, fu molto bravo a nasconderlo. O semplicemente in quel momento non gli interessava granché dell'eye-liner e dei glitter. «Lei dov'è? Cosa le è successo?» La sua voce sembrava stanca e spossata, non c'era più ira nelle sue parole, solo la disperazione e la consapevolezza che forse Daisy era un... fantasma? No, non era possibile. Non esistevano i fantasmi e, anche se fosse, non poteva arrendersi all'idea che la sua amica lo fosse diventata. Perché questo voleva dire che lei se ne era andata per sempre.

Magnus si voltò verso Alec e allargò le braccia. «Credevo che per averlo ridotto a un'ameba, tu gli avessi spifferato tutto

Il Cacciatore si accigliò. «Ma certo che no. Io non posso farlo. Se il Conclave venisse a saperlo... Preferisco non immaginare le conseguenze.»

Alec e Theo si scambiarono una lunga occhiata, il mondano meritava delle risposte, considerando che lo aveva trascinato in casa di uno stregone. Non che Theo lo sapesse, in effetti, ma era questione di tempo. Spostò lo sguardo poco più a destra, dove Daisy – silenziosa da quando erano arrivati – cercava vanamente di afferrare la mano del mondano.

«Quindi dovrei farlo io?» chiese Magnus.

Alec sfoderò di nuovo il suo sorriso, quel sorriso che allo stesso tempo chiedeva "per favore", "scusa" e "non saprei come fare senza di te".

«Sei sleale» si piccò lo stregone. «Se non ci fossero gli stregoni a risolvere i problemi, voi Shadowhunters sareste estinti da un pezzo.»

«È un modo per dire che accetti?»

SHADOWHUNTERS - CONNECTIONOù les histoires vivent. Découvrez maintenant