Capitolo 14

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La casa era buia, le finestre erano chiuse e l'aria consumata. Il cattivo odore li investì come un'onda d'acqua, annegandoli scorrendo dal naso fino ai polmoni. Daisy non poté fare a meno di chiedersi se fosse tossico e ringraziò di non essere fisicamente lì per testarne gli effetti. Lei non era una Nephilim e non aveva sangue angelico a proteggerla. Le sue attuali condizioni ne erano la prova eclatante.

Il silenzio era quasi assordante, l'unico suono udibile era il ticchettio dell'orologio da muro che rimbombava come fosse in una stanza vuota.

Clary si avvicinò all'interruttore della luce per accenderlo, ma sembrava non esserci corrente in casa. I demoni odiano la luce, seppur Edgar non avesse mai dato segno di non sopportarla. Forse ora era più debole del solito, il che poteva spiegare le tapparelle chiuse e la luce staccata.

I quattro Cacciatori attivarono rapidamente le rune per poter vedere meglio al buio, poi avanzarono cautamente in casa: spade e frusta alla mano, freccia incoccata. Si mossero silenziosi come gatti ispezionando ogni angolo dell'appartamento.

«Ma qui non c'è nessuno!» esclamò Clary. I quattro Cacciatori erano riuniti nel salotto, continuavano a guardarsi intorno, scannerizzando con gli occhi ogni singolo centimetro della stanza.

«Alec, avete guardato nell'armadio?» suggerì Daisy. «Non è piccolo come sembra, è incassato nel muro ed è più simile a una cabina che a un guardaroba. Se Edgar si è nascosto in fondo, potreste non averlo visto.»

Alec riferì agli altri le sue parole e il gruppo si diresse nella camera da letto di Sally. Isabelle aprì le ante dell'armadio con un colpo di frusta e i Cacciatori si prepararono all'attacco.

Non appena l'armadio si aprì, un'intensa nuvola di fumo nero venne vomitata fuori, era denso come panna, oscurava la vista e soffocava il respiro.

«Che l'Angelo ci protegga!» esclamò Clary.

In mezzo a tutto quel polverone, due brillanti occhi cremisi minacciavano gli Shadowhunters, artigli comparvero dal nulla, un ruggito mostruoso si diffuse in tutta la casa. Le Spade Angeliche sembravano colpire il vuoto, non incontravano né carne né ossa quando fendevano avanti a sé. Le frecce di Alec parevano infilzarsi sul fondo di legno dell'armadio e la frusta di Isabelle creava solo piccoli vortici di polvere nera.

«Come facciamo a colpirlo?!» chiese Izzy.

Come a voler rispondere alla sua domanda, la nuvola di fumo cremoso uscì completamente dall'armadio e man mano che si dissipava, le sembianze del demone si delinearono sempre più sotto i loro occhi.

Daisy fece un passo indietro: quello non era Edgar e per sua fortuna non era neanche Sally. Quello era davvero un mostro. Mentre ciò che l'aveva aggredita alla toilette aveva vagamente mantenuto le sembianze del suo datore di lavoro, ora la figura di fronte a lei non aveva nulla di umano. Oltre alla doppia fila di denti e agli artigli che già conosceva, vide lunghi arti squamosi, una schiena ricurva con un'affilata cresta ossuta lungo la spina dorsale e che proseguiva nella...

«Coda?! Quel coso ha una coda?!» non si trattenne dall'esclamare.

Era adibita di lame taglienti, frustava l'aria come impazzita.

«A quanto pare!» disse Alec a denti stretti, scagliando una freccia verso il demone. Lo colpì a una spalla e il mostro non sembrò accorgersene. I suoi occhi di fuoco guizzavano dall'uno all'altro Nephilim, i denti digrignati bramavano carne e sangue.

«Ritornatene all'Inferno da dove sei venuto!» gridò Jace. Balzò in avanti, la spada che brillava. Clary, Izzy e Alec attaccarono in contemporanea, non c'era bisogno che si accordassero tra loro per fare un assalto combinato.

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