Capitolo 7

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Alec aveva attivato la runa dell'invisibilità con una velocità fulminea, approfittando dell'attimo di distrazione di Theo. Daisy piangeva silenziosamente, le lacrime le scorrevano sulle guance, rendendo annacquata la vista. Rimase immobile a osservare il suo migliore amico che si guardava intorno confuso, lo sguardo triste e pieno di ansia e preoccupazione. Si stava chiedendo dove fosse, cosa le fosse successo, perché non lo contattasse e perché avesse mandato uno sconosciuto a prendere Red.

Alec non le fece fretta, si appoggiò con la schiena al muro e attese che lei fosse pronta ad andarsene. Ma Daisy faticava a staccare gli occhi da Theo, che premurosamente era venuto a casa sua e ora non aveva scelta che portare il cane con sé per prendersene cura.

La ragazza aspettò che Theo scomparisse dietro l'angolo della strada, si asciugò le guance con la manica della maglia e tirò su col naso.

A quel punto, Alec le si avvicinò. Sollevò una mano per toccarla e darle conforto, ma la riabbassò quando ricordò l'inutilità di quel gesto. Scosse lievemente la testa, pensando che se fosse stato al posto di Daisy, sarebbe impazzito: non un abbraccio, non una stratta di mano, né una pacca sulla spalla. Si rese conto di quanto fosse importante il contatto umano e si rese conto anche di quanto in quel momento lui fosse l'unica persona che potesse darle un minimo di conforto.

«Ti prometto che risolveremo questa faccenda» disse.

Lei gli sorrise, le ciglia ancora umide per il pianto. Non disse nulla, era certa che se avesse aperto bocca per dire qualcosa, qualunque cosa, sarebbe scoppiata a piangere di nuovo. E in quel momento non aveva la forza di fare più nulla.

*

Il bussare alla porta era martellante, asfissiante e irritante.

«Magnus!» esclamò Alec, allarmato come non mai.

Lo stregone allora sollevò gli occhi dal libro che stava consultando e andò ad aprire la porta. Alec aveva il fiato corto, come se avesse corso fino a due secondi prima.

«Cos'è successo?» domandò scansandosi dall'ingresso per permettere al ragazzo di entrare.

Lo Shadowhunter si passò una mano tra i capelli scuri, incurante di spettinarli. «Daisy. È sparita. Così, da un momento all'altro!» Alec cercò subito il corpo della ragazza, sollevandosi un po' nel vederlo ancora sul divano avvolto dalla magica bolla protettiva.

«Vieni a sederti un attimo» propose Magnus, accompagnandolo fino alla poltrona. Versò un drink in due bicchieri di cristallo che teneva gelosamente sulle mensole del mobile in legno di noce e ne porse uno ad Alec.

Il ragazzo annusò il liquore e storse il naso sentendo quanto fosse forte.

«Rilassa i nervi, te l'assicuro» sorrise il mago.

«Ma Daisy è scomparsa!» ripeté Alec, appoggiando il bicchiere ancora pieno sul tavolino di fronte a sé.

Magnus sollevò le spalle. «Dovrà pure riposarsi, ogni tanto.»

Lo Shadowhunter lo guardò interrogativo.

«Sto leggendo molti libri su fantasmi e affini. Non credo che Daisy sia un fantasma, per l'appunto, ma ho scoperto molte cose interessanti.» Bevve un sorso di liquore, facendo una pausa a effetto.

Alec sollevò le sopracciglia e batté le palpebre un paio di volte: lo stregone si stava osservando le unghie laccate. «Magnus?»

«Sì? Oh, già! Scusami, ma adoro quando fai quella faccia!»

Alec scosse la testa e aspettò che lo stregone continuasse.

«D'accordo. Devo essere sincero, non ho trovato ancora nulla che possa aiutarci a svegliarla, ma riguardo al problema che hai posto, Daisy non è "scomparsa". Semplicemente si sta riposando.»

SHADOWHUNTERS - CONNECTIONWhere stories live. Discover now