Capitolo 4

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Alec osservava Magnus a braccia conserte e con lo sguardo crucciato. La mondana era stesa sul divano, i capelli sparpagliati sul cuscino e la carnagione troppo pallida per sperare in un'imminente ripresa. Il Sommo Stregone era riuscito a fermare l'emorragia, ma non a purificare la ragazza dall'infezione demoniaca.

Magnus sospirò e si arrese di fronte all'ennesimo incantesimo non riuscito. «Ho paura che l'ultima possibilità che ci rimane da provare sia la runa della guarigione.»

«È una mondana, diventerebbe una Dimenticata» disse Izzy.

«Ci vedeva» le ricordò Alec.

«Be', forse il nostro glamour non funzionava o forse c'è riuscita grazie al veleno di demone che ha in circolo. Non possiamo rischiare!»

«Le nostre rune funzionavano benissimo» disse il fratello.

«E un'infezione di demone non dà ai mondani la vista del Mondo Invisibile» aggiunse Magnus.

Isabelle scosse la testa. «Non possiamo rischiare» ripeté.

Alec non era d'accordo. «Morirà, Izzy. Non abbiamo altra scelta.»

«Il Conclave non approverà.» Sua sorella sapeva quali corde toccare per farlo desistere. Alec era al comando dell'Istituto e aveva il dovere di seguire le regole del Conclave per dare l'esempio e mantenere ordine tra gli Shadowhunters. Marchiare una mondana con una runa non era minimamente contemplato come azione legale o caritatevole, anzi, andava contro i fondamenti dell'intero Mondo Invisibile.

Jace e Clary li raggiunsero a casa di Magnus proprio nel bel mezzo della discussione, si fecero raccontare cosa fosse accaduto e mentre Jace non parteggiò per il suo parabatai, la ragazza prese la posizione di Alec, con lo stupore dello stesso.

Magnus sollevò gli occhi al cielo. «D'accordo, Shadowhunters. Visto che non siete in grado di prendere una decisione unanime, scelgo io.» I quattro lo fissarono in attesa che aggiungesse altro. «Con la mia magia non riesco ad aiutare questa ragazza, quel demone superiore era proprio... superiore, devo ammetterlo. L'unica chance è tentare con la runa.»

«E se diventasse una Dimenticata?» chiese Jace, riportando a galla il dubbio di Isabelle.

«È una possibilità» ammise lo stregone. «Ma qualcosa mi dice che questa ragazza non è una semplice mondana. Percepisco qualcosa in lei e poi, come avete detto, vi ha visti.»

«Jace, tu con me hai fatto la stessa cosa e sono sopravvissuta» disse Clary.

«Sì, ma...»

«Non dire che la situazione era diversa, perché non potrebbe essere più simile» lo interruppe. «Tu non sapevi che effetto mi avrebbe fatto la runa, ma hai cercato di salvarmi lo stesso. Perché per questa ragazza dovrebbe essere diverso?»

Jace sospirò e non trovò nulla per ribattere.

«Se non volete che la prossima decisione da prendere sia avvisare o meno Luke di un nuovo cadavere, vi conviene sbrigarvi» disse Magnus, portando una mano sulla fronte della mondana.

Alec osservò la ragazza in abito rosso, una delle tante vittime dei demoni che infestavano la città e che attaccavano le persone ignare della loro esistenza. Era una ragazza innocente, stupida come ogni mondano che si rispetti, ma comunque senza colpe. Qualcosa in lei lo stava spingendo a infrangere le regole e tentare il tutto per tutto. Era certo che non sarebbe diventata una Dimenticata, ma se così fosse stato, era pronto a prendersi la responsabilità di toglierle la vita e il dolore.

«Lo faccio io» disse.

Izzy sbarrò gli occhi. «Alec, il Conclave non approverà. Ti metterai solo nei guai!»

«Non la lascerò morire.» Aveva preso la sua decisione: impugnò lo stilo, lo avvicinò alla pelle candida della mondana e disegnò la runa della guarigione.

Non erano passati che cinque secondi da quando aveva fatto l'incisione che una voce allarmata lo richiamò dalla soglia del salotto di Magnus.

«Che accidenti stai facendo?!»

Alec sollevò lo sguardo dall'avambraccio della mondana e sbarrò gli occhi per la sorpresa di vedere la stessa identica ragazza rimproverarlo.

«N-non è possibile!» esclamò lui.

*

«Che accidenti stai facendo?!» esclamò Daisy allibita. Quel ragazzo con la giacca di pelle le aveva appena tatuato il braccio con una specie di bacchetta magica. Eppure il suo cervello scoprì solo in un secondo momento che quello era un problema secondario. Si rese lentamente conto, infatti, di essere fuori dal suo corpo: come faceva a essere all'estremità di quel salotto e vedere se stessa stesa sul divano, incosciente e circondata da sconosciuti?

L'espressione dell'arciere che aveva ucciso Edgar le confermò che qualcosa non andava.

«N-non è possibile!» esclamò il ragazzo, sgranando gli occhi nel vederla.

Era un sogno, o meglio, un incubo. Doveva esserlo, altrimenti non si spiegava come mai vedesse se stessa come in un film.

Serrò le palpebre e scosse la testa. «Svegliati, Daisy! Questa non è la realtà!» Riaprì gli occhi e la scena non era cambiata.

Un ragazzo dai lineamenti orientali e altri tre strani tipi vestiti di nero come l'arciere non davano segno di averla né vista né udita e osservavano il "tatuatore" con sguardi confusi.

«Che succede, Alec?» domandò la ragazza dai lunghi capelli neri che Daisy aveva visto uccidere Edgar insieme all'arciere.

«È lì! Come fa a essere lì?!» esclamò Alec.

Gli altri quattro guardarono nella direzione di Daisy, ma era come se vedessero oltre e non la mettessero a fuoco.

«Di cosa stai parlando, Alexander?» chiese il ragazzo orientale.

«Se è uno scherzo, non è divertente!» disse Daisy.

«No, infatti!» concordò Alec.

Isabelle gli posò una mano sulla spalla. «Fratellone, che ti prende?»

«Che prende a voi?! La mondana è lì!» esclamò spazientito, indicandola.

Ancora una volta gli altri ragazzi guardarono nella sua direzione senza vederla. «Alec, non c'è nessuno...» disse Izzy, seriamente preoccupata.

Daisy osservò uno per uno i presenti in quella stanza. «Sono circondata da un branco di matti! Se è una specie di gioco di ruolo e quello è un fantoccio fatto molto bene, vi assicuro che è davvero di cattivo gusto!» Si avvicinò al divano dove si trovava la sua copia perfetta e sfiorò il tatuaggio sull'avambraccio. Cacciò un urlo quando le sue dita passarono attraverso la pelle. «Ma che diamine sta succedendo?!»

Guardò Alec, l'unico che sembrava darle un minimo di considerazione, e nel suo sguardo lesse solo confusione.

Fece un profondo respiro e cercò di gestire la situazioni in maniera razionale. «Cos'è, una specie di ologramma?» chiese, tentando ancora una volta di toccare la se stessa sul divano.

«No» disse lui. Allungò una mano e le sfiorò le dita, trovando però solo aria.

Daisy ebbe un brivido. O tutti loro erano degli ologrammi, o era lei ad avere qualcosa che non andava.

«Sei un fantasma.»

***

Salve gente!

Scusate il ritardo, spero di essermi fatta perdonare mettendo due capitoli!

Allora, il prossimo finesettimana è Natale 🎄 🎁 🎅 Quindi molto probabilmente la pubblicazione salta. Vedrò se metterla uno dei giorni dopo o se aspettare la domenica successiva (il 31... 🎇🎆✨🎉🎊🎇🎆 Mh...). Vabbè, vedo come mi prende 😁

Intanto vi faccio TANTISSIMI AUGURI!!!

Ciao ciao!

Cla 🦌 (fate finta che sia una renna e non un cervo... 😅)

SHADOWHUNTERS - CONNECTIONDonde viven las historias. Descúbrelo ahora