Capitolo 12

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«Mi stai dicendo che un demone superiore ha preso le sembianze di una mondana e ora lavora in un atelier di abiti da sposa?!» esclamò Magnus, perplesso e divertito da quella rivelazione.

«Sì e dobbiamo anche sbrigarci se vogliamo catturarlo e ucciderlo. Non starà certo ad aspettare che arriviamo! Se ha un po' di sale in zucca, se ne sarà già andato» disse Alec.

Daisy lo aveva seguito dentro casa e aveva ascoltato ogni sua parola. Edgar, il suo quasi assassino, era passato indenne sotto i loro occhi e, peggio ancora, si era avvicinato a Theo.

«Alec, dobbiamo andare da Theo! Potrebbe essere in pericolo! Potrebbe averlo scelto come prossima vittima! Lo ha pure... baciato, che schifo!!!» Ma lo Shadowhunter sembrava averla dimenticata, continuava a fare congetture con Magnus e non si preoccupò minimamente delle sue parole. «Alec, dannazione, mi vuoi ascoltare!»

«Allora avviso gli altri di trovarci a un isolato dall'atelier» disse allo stregone.

Magnus sollevò le spalle. «Come preferisci, io non vengo. Sono troppo occupato con questa roba.» Mosse le dita in direzione del tomo aperto sulla scrivania.

«Alec!» lo richiamò ancora Daisy.

«Come sarebbe a dire che non vieni?! È un demone superiore, ci serve aiuto!» esclamò il Cacciatore.

La ragazza si innervosì a tal punto da dimenticarsi di essere astratta, allungò una mano per afferrare l'avambraccio di Alec e... ci riuscì.

Lo Shadowhunter fissò le sue dita stringergli il braccio, sentì il suo tocco forte e percepì la sua rabbia. Quando la guardò negli occhi, vide tutto il suo stupore.

Daisy lasciò la presa, scrollò la testa e subito si ricordò della situazione urgente in cui si trovavano. «Devi starmi a sentire, tu che puoi! Dobbiamo andare da Theo!»

Alec sospirò come se avesse a che fare con una bambina capricciosa. «Siamo a tanto così» avvicinò pollice e indice «dall'uccidere il demone. Non mi sembra il momento ti tergiversare.»

«T-tergiversare?! Ma che dici? E se fosse in pericolo?! Ti ho detto che Sally è andata a casa sua e lo ha... b-baciato!» Storse il naso in un'espressione di disgusto. «E se lo avesse assaggiato?»

Alec aprì la bocca per ribattere, ma Magnus lo precedette. «Scusate se interrompo il vostro litigio, o almeno suppongo che lo sia. Ho in mente un piano.»

Il Cacciatore lo guardò con interesse e ignorò il piede che Daisy stava battendo ritmicamente a terra per l'impazienza.

«Invece che andare alla cieca all'atelier, cercherò di localizzare il demone.»

Tap-tap-tap. Daisy continuava a battere il piede.

«Perché non invocarlo direttamente dove vogliamo noi?» chiese Alec.

«Perché per invocare un demone, bisogna conoscerne il nome» spiegò lo stregone.

Tap-tap-tap. «Si chiama Edgar!» Daisy avrebbe voluto aggiungere un "idioti", ma si trattenne.

«Quello non è il suo vero nome, è quello che ha scelto per confondersi tra i mondani» disse Alec.

La ragazza sospirò, irritata. Tap-tap-tap.

«La vuoi smettere! Mi stai innervosendo!» la sgridò il Cacciatore.

Magnus lo guardò, sorpreso per quella reazione che non poteva comprendere, mentre Daisy lo fulminò con gli occhi e si mise a sedere sulla poltrona a braccia conserte.

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