Vizio intrattabile

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"Ogni vizio è una condanna

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"Ogni vizio è una condanna

ciò che ami poi ti ammazza"



Phobos Terin è un demone gatto con i capelli dorati e occhi color ametista.

Vive in un vecchio palazzo appartenente a secoli alla sua famiglia.

Una mattina il demone scopre che qualcuno è entrato nella sua stanza, ormai deciso a scoprire chi fosse tanto matto da farlo si preparò e quella sera andò a distendersi tra le coperte, facendo finta di dormire.

Nel cuore della notte un ombra si mosse furtiva entrando nella stanza di Phobos, che rimanendo fermo sul letto mosse la mano in cerca delle coperte che erano scivolate dal suo corpo.

Quell'ombra silenziosa com'era arrivata si avvicinò al letto e prese le coperte le mise sul corpo nudo del demone gatto, che agì velocemente e prese il nuovo arrivato per il polso bloccandolo sotto il suo peso ed accese la luce: «Deimos Soun!»

Era veramente sorpreso di vedere il demone volpe nella sua stanza.

«Lasciami!» esclamò il demone volpe, ma Phobos era di tutt'altra idea per questo si distese sul suo corpo borbottando: «Dormi. Ho sonno...» poco dopo si addormentò ascoltandogli il battito del cuore.

Per diversi minuti Deimos rimase immobile, ma alla fine si arrese al fatto che il demone gatto non l'avrebbe lasciato andare tanto facilmente.

Orgoglioso com'era, però, non avrebbe mai ammesso che essere usato come cuscino da Phobos era rilassante e lo faceva sentire in qualche modo amato.

La mattina dopo al suo risveglio il demone gatto ancora dormiva su di lui, ma senza svegliarlo lo spostò e lasciò la stanza.

Phobos al suo risveglio non vedendo Deimos sospirò e si preparò per andare a fare colazione, ma sapeva bene che la sua giornata sarebbe stata fin troppo noiosa.

Non immaginava ancora che qualcosa l'avrebbe scosso talmente tanto da portarlo a rompere il giuramento che aveva fatto moltissimi anni prima.

Ricordava ancora bene quel giorno.

Era una mattina d'estate e Phobos aveva appena compiuto dieci anni ed era ancora un bambino quando vide per la prima volta Deimos un demone volpe di vent'anni. Subito la sua attenzione fu stata attirata da lui, ma sapeva bene che agli occhi del demone era solo un fratello minore bisognoso di una guida in un momento difficile, infatti, i suoi genitori erano morti solo poche ore prima per mano di alcuni cacciatori.

Anche se con qualche difficoltà i giorni erano passati lenti, eppure, era come se Phobos conoscesse da sempre Deimos e che lo avesse aspettato per tutto quel tempo solo per poter diventare suo amico ed alla fine innamorarsene.

Solo due anni dopo il demone gatto decise di confessargli i suoi sentimenti.

«Deimos...» la voce insicura dell'amico fece voltare il demone volpe: «Cosa devi dirmi, Phobos?»

«Mi sono innamorato di te...» ammise il demone gatto arrossendo imbarazzato.

Per un attimo il demone volpe lo osservò perplesso, eppure, i suoi occhi erano sinceri e limpidi così con un sorriso ad illuminargli il volto gli rispose: «Mi fa piacere sapere che provi questi sentimenti per me, però, non posso ricambiarti» uno sguardo deluso comparve sul volto del demone gatto, ma Deimos lo abbracciò: «Sto cercando di superare una storia finita male. Cerca di avere pazienza e forse se il destino lo vorrà potrei provare qualcosa per te»

Quella parole rassicurarono il demone gatto che gli sorrise per poi abbracciarlo facendo le fusa.

Phobos scosse la testa tornando alla realtà.

Amava moltissimo Deimos, ma lui sembrava proprio non volergli dire la verità sui suoi sentimenti e sentiva uno strano peso sul cuore.

Aveva paura, quel peso l'aveva anche il giorno della morte dei genitori, per questo senza nemmeno fare colazione uscì di casa per cercare il demone volpe.

Camminò tra gli alberi, ma l'ansia e il terrore avvolsero il suo cuore tanto che iniziò a correre raggiungendo una radura dove lo trovò.

Deimos era stato circondato da alcuni cacciatori che erano pronti per ammazzarlo, ma il demone volpe cercava di farli ragionare in tutti i modi. Non sentiva cosa stesse dicendo loro, ma uno degli uomini armati sparò colpendolo in pieno petto.

Phobos a quella scena sentì una rabbia enorme infiammare le sue vene: «No!»

L'urlo di dolore e rabbia del demone gatto che affiancò il demone volpe sorreggendolo gelò il sangue nelle vene dei cacciatori.

«Phobos, calmati. Va tutto bene» disse il demone volpe accarezzandogli con dolcezza il volto.

Il demone gatto abbassò lo sguardo sul suo volto specchiandosi nei suoi bellissimi occhi di ghiaccio: «No. Non va tutto bene...» alcune lacrime scivolarono dai suoi occhi d'ametista andando ad infrangersi sul volto di Deimos.

«Non piangere, micetto» la voce del demone era debole e la vita scorreva via velocemente dal suo corpo.

«È tutta colpa vostra!» urlò il demone gatto con rabbia verso i cacciatori.

Uno degli uomini vide l'amore riflesso negli occhi di Phobos, per il compagno che adesso era in fin di vita tra le sue braccia e pensò: Abbiamo fatto un errore enorme a colpire questo demone che in fin dei conti non ci ha mai attaccato.

Deimos con uno sforzo enorme gli accarezzò il volto e quando Phobos posò lo sguardo su di lui gli sorrise: «Ti amo, Phobos» il demone gatto lo osservò per un attimo sorpreso da quella rivelazione.

Nuove lacrime, però, scivolarono dai suoi occhi e sbottò: «Sei dannatamente orgoglioso che me lo dici solo adesso che sto per perderti? Sei uno stronzo, Deimos»

Il demone volpe ridacchiò leggermente: «Sì. Il mio è un bruttissimo vizio, sono troppo orgoglioso» ammise lui stancamente per poi immergere una mano tra i suoi capelli facendolo avvicinare al suo volto posandogli un dolcissimo bacio sulle labbra.

Phobos ricambiò il bacio, ma non avrebbe perdonato il demone volpe per quello che aveva fatto.

Lo stava abbandonando anche lui e non voleva restare solo, non voleva perdere l'unica persona che amava e che ricambiava i suoi sentimenti per questo strappò la maglia dal petto del compagno e si tolse i bastoncini che teneva per bloccare i suoi lunghissimi capelli, li usò per estrarre il proiettile dal petto del compagno e solo dopo si tagliò la mano profondamente facendo calare il suo sangue contro quella ferita. Non l'aveva detto a Deimos, ma lui aveva in sé il potere di far guarire qualsiasi tipo di ferita anche quelle mortali, sperava che anche in quel caso rinunciare a parte di esso per salvarlo servisse a qualcosa.

Una luce dorata si concentrò sul petto del demone volpe che lo guardò sorpreso senza riuscire a dire niente di particolare.

Quando quella luce si dissolse Deimos bloccò Phobos sotto il suo peso e lo baciò come non aveva mai baciato nessun altro, in quel momento tutte le sue parole si dissolsero, certo aveva un brutto vizio, ma vicino a lui sarebbe di certo migliorato, per ora l'unica cosa che voleva fare era tornarsene a casa con il compagno e restare lontano dagli umani da quel momento all'eternità.

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