Ululare alla luna

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Era una notte come tante a Soul City. 

La luna piena brillava alta nel cielo illuminando la strada a un giovane dai lunghi capelli corvini e gli occhi scarlatti. 

C'era, però, troppa calma per questo motivo era piuttosto teso e ascoltava attentamente tutti i rumori che lo circondavano aspettandosi che da un momento all'altro sulla sua strada comparisse un problema. 

Voltato l'angolo si addentrò per la periferia della città dove un urlo squarciò la quiete del luogo facendolo sussultare. 

Senza pensarci troppo, giudato dalla curiosità e da qualcos'altro che non aveva ben chiaro raggiunse il luogo dal quale era partito l'urlo. Si trovò davanti un gruppo di ragazzi che tenevano bloccato quello che sembrava, a prima vista, un bambino. La rabbia gli fece ribollire il sangue nelle vene per questo ringhiando attirò l'attenzione del gruppo. 

Riconoscendolo un brivido freddo percorse il loro corpo lasciandoli pietrificati sul posto per qualche minuto. 

Avendo la loro attenzione disse: -Sparite da qui!- 

-Constantine, non sapevamo che questo fosse il tuo territorio- disse uno del gruppo per poi scappare a gambe levate con tutti gli altri che era rimasti al suo fianco fino a quel momento. 

Una volta da solo con il giovane, che appoggiato al muro era caduto a terra guardandolo terrorizzato, si avvicinò a lui tendendogli la mano: -Stai bene? Non ti hanno fatto del male?- 

-No...- sussurrò lui per poi prendendo coraggio aggiungere afferrando la sua mano tremando leggermente: -Ti ringrazio per avermi aiutato- 

-Nessun problema. Riesci ad alzarti?- gli chiese preoccupato sperando che non si fosse fatto male. 

-Credo di sì- ammise lasciandosi aiutare.

Si ritrovò tra le braccia del corvino pochi secondi dopo essersi alzato a causa di un forte dolore alla caviglia. 

Constantine si passò la mano tra i capelli: -Credo proprio che non potrai andare da nessuna parte con quella caviglia- constatò indeciso sull'arrabbiarsi o il mettersi a ridere per la situazione in cui si trovava. Lasciandosi andare a un sospiro lo prese in braccio sorprendendolo facendolo arrossire imbarazzato mentre gli legava le braccia al collo borbottando: -Sono pensate...- 

-Tu pesante?- gli chiese il corvino perplesso. Non si era reso conto che lo fosse, ma non si rendeva conto di niente essendo un licantropo non poteva che trovare leggero, da sollevare, un umano senza doti particolari. 

Ci furono diversi minuti di silenzio mentre lo portava fuori dal vicolo nel quale l'avevano condotto per poi domandargli: -Dove devo andare?- 

-Da quella parte... - disse indicandogli la direzione aggiungendo: -La terza strada a destra. Io vivo nella prima casa appena voltato l'angolo su la sinistra- 

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