Tre.

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Keep smiling, keep shining

Knowing you can always count on me, for sure

That's what friends are for

For good times and bad times

I'll be on your side forever more

That's what friends are for

Dionne Warwick e Stevie Wonder


Arrivato in palestra, Goran trovò Juan ad aspettarlo.

<<Ciao, come sta Alessia?>>

<<Stanotte ha dormito, ma non vuole mangiare nulla. Adesso è con Betty. Dopo l'allenamento ti va di pranzare insieme alle ragazze? Forse così riusciamo a convincerla a mettere qualcosa sotto i denti>>

<<Certo>> Juan esitò. <<Ascolta, ieri sera ho parlato col coach: mi ha chiesto come mai non c'eri, ma io sono rimasto sul vago. Non sapevo come spiegare tutta la situazione. Anche gli altri ragazzi mi hanno chiesto informazioni. L'unico che mi ha guardato in silenzio senza dire niente è stato Nikola. Cosa pensi di raccontare?>>

<<Ancora non lo so>> ammise Goran.

Si avviarono insieme verso lo spogliatoio e poi sul campo. Gli altri ragazzi salutarono Goran chiedendogli se si fosse sentito poco bene la sera prima e lui glissò le domande. Ma quando fu l'allenatore a chiamarlo in disparte dovette scegliere cosa dire.

<<Mi dispiace, ho dovuto aiutare una persona. Non potevo proprio venire>>

<<E' successo qualcosa ad Alessia, vero? Nikola ti sta guardando come se volesse leggerti nel pensiero. O peggio>>

//Ah, se ne è accorto! Fino a che punto posso raccontargli come stanno le cose?//

<<Non ti chiederò spiegazioni, Goran. Mi fido di te e di Nikola. Però qualunque cosa sia successa dovete risolverla e, soprattutto, non deve influire sul vostro rendimento, ok?>>

<<Certo. Grazie>> rispose il ragazzo prima di tornare ad allenarsi con gli altri.

Tutto procedette come al solito, anche se Goran pensava spesso ad Alessia, augurandosi di riuscire ad aiutarla. Con Nikola non servivano parole, si conoscevano troppo bene: non ci fu bisogno di spiegazioni, l'amico aveva subito capito la ragione della sua assenza e Goran non aggiunse altro.

Alla fine, quando ormai Goran stava per raggiungere Juan fuori dal palazzetto, Nikola lo fermò:

<<Dimmi solo come sta>>

Goran lo guardò in silenzio.

<<Giusto, domanda stupida>> ammise l'amico. <<Dille che non ho scelta>>

<<C'è sempre una scelta, Nik. Comunque glielo dirò>>

Goran stava per allontanarsi, quando l'altro lo prese per un braccio.

<<Lasciarla andare è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Tu le starai accanto, non è vero? >> gli chiese l'amico con il tormento negli occhi.

<<Sai che lo farò>> Goran gli mise una mano sulla spalla e l'amico annuì, per poi andarsene.

Goran odiava quella situazione: si trovava in mezzo e già sapeva che sarebbe stato difficilissimo comportarsi correttamente. Voleva aiutare Alessia, ma non riusciva a biasimare Nikola; sapeva che era un uomo d'onore e che avrebbe fatto di tutto per il figlio, anche a costo della sua infelicità.


Quando arrivarono a casa di Alessia, trovarono la tavola apparecchiata e Betty ai fornelli. Un buon profumo di cibo si spandeva nell'aria. Goran cercò subito Alessia con lo sguardo e la trovò sul divano, che fissava, senza vederla, la televisione accesa.

<< E' stata lì tutto il tempo, senza dire niente >> gli sussurrò Betty.

Goran le si avvicinò e la portò dolcemente verso il tavolo, dove l'aspettava una porzione della sua pastasciutta preferita.


Nonostante gli altri cercassero di fare conversazione normalmente, Alessia si sentiva come all'interno di una bolla: sentiva tutto lontano, aveva lo stomaco chiuso; la sola idea di ingoiare qualcosa di solido le faceva venire la nausea.


Goran tentò di convincerla, ma l'unica cosa che riuscì ad ottenere fu farle bere una spremuta d'arancia.

Come immaginava, avere intorno gente non era di aiuto. Anche Betty e Juan se ne dovevano essere accorti, perché finirono velocemente di mangiare e, dopo avere sistemato la tavola, salutarono e se ne andarono.

Si accorse che Betty era scoraggiata: la sua migliore amica stava soffrendo e lei non era minimamente in grado di aiutarla. Goran l'abbracciò e la tranquillizzò:

<<Dalle tempo, vedrai che la situazione migliorerà>>

Quando rimasero soli, Goran raggiunse Alessia sul divano, dove lei si era rifugiata. Era di nuovo lontana, immersa nei suoi pensieri. Lui sapeva che le parole non sarebbero servite a niente, lei non era ancora pronta a sfogarsi e lui le avrebbe dato tutto il tempo necessario. Ma non riuscire a farla mangiare lo preoccupava. In più avrebbe dovuto lasciarla di nuovo sola quella sera.


Per tutto il tempo rimasero in silenzio, e, lentamente, Alessia gli si avvicinò, appoggiandosi alla sua spalla. Era contenta che non la forzasse a parlare, perché lei non avrebbe saputo cosa dire. Ancora non si rassegnava a quello che era successo, ma sapeva che Goran era la sua àncora di salvezza.


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