Sessantatre.

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You cannot escape the fatal illness

You realize there's nothing you can do

Grim Skunk


Quel pomeriggio si ritrovarono tutti in salotto. Milos  era seduto in poltrona: come sempre, parlava poco - Alessia pensava che gli richiedesse un grande sforzo - e osservava tutto quello che accadeva intorno a lui. La mamma di Goran, Svetlana, era sulla poltrona accanto e lavorava ai ferri, un passatempo che la ragazza le aveva visto praticare spesso in quei giorni. Lei era seduta sul tappeto insieme a Maja e Anja; stavano giocando con delle costruzioni. Infine, Goran era sul divano e stava raccontando qualcosa che doveva riguardare la squadra, poichè Alessia riconobbe, tra le parole sconosciute, alcuni nomi dei suoi compagni. L'atmsofera era serena, per quanto potesse esserlo in una situazione come quella.

Un pezzo delle costruzioni di Maja, indispensabile per poter terminare quella specie di castello che stavano costruendo, scivolò sotto il divano e Alessia si chinò, allungandosi per afferrarlo. Nel farlo, la sua maglia si sollevò sui fianchi.

Improvvisamente, Maja attirò l'attenzione di tutti con una domanda che Alessia non comprese, ma capì che tutta la famiglia in quel momento la stava fissando. Si girò verso l'amico per avere una spiegazione e, contemporaneamente, le manine della bambina le sollevarono la maglietta e indicarono la cicatrice.

Alessia non ebbe più bisogno di una traduzione per capire cosa aveva attirato l'attenzione generale.

Vide che Goran stava aspettando il suo permesso prima di parlare.

<<Non glielo hai raccontato>> non era una domanda, bensì una constatazione.

L'amico scosse la testa.

Erano ancora tutti in attesa. Alessia gli fece cenno di parlare e lo ascoltò senza capire, mentre, con poche frasi, raccontava al resto della sua famiglia ciò che era successo quella sera di molti mesi prima. Ormai sembrava appartenere a un'altra vita.

Dopo che il giovane ebbe finito di parlare ci furono alcuni momenti di silenzio. Poi, improvvisamente, Svetlana si alzò e le si inginocchiò accanto, l'abbracciò e le sussurrò un ringraziamento. Anche Anja e Maja l'abbracciarono; MIlos non disse nulla, ma chinò leggermente il capo nella sua direzione.

Alla fine, Alessia guardò Goran e lo sguardo triste e tormentato che vide nei suoi occhi non la abbandonò per tutta la notte.


La crisi arrivò improvvisa e colse tutti di sorpresa. Milos era impallidito e faticava a respirare. Goran lo prese in braccio e lo portò in camera da letto, subito seguito da Svetlana, mentre Anja chiamò il medico. Arrivò dopo qualche decina di minuti e fu immediatamente accompagnato al capezzale del paziente.

Maja non capiva quello che stava succedendo e si guardava intorno spaesata. Così, Alessia la portò in giardino, dove, nonostante l'aria fresca del tardo pomeriggio, giocarono a palla e con le bambole, finché il sole non fu scomparso dietro la linea dell'orizzonte. Alla fine, la bambina le crollò in braccio addormentata e lei rientrò in casa, facendo attenzione a non svegliarla; si diresse in camera della piccola e la mise a letto, coprendola con una coperta.

Quando ridiscese, trovò Anja e Svetlanasul divano e Goran che parlava col medico. Non appena quest'ultimo uscì, si avvicinò al ragazzo, che le spiegò la situazione.

<<Il dottore gli ha dato un farmaco per aiutarlo a respirare e alleviare un pò il dolore, ma non si può fare molto altro. Adesso sta riposando, ma ormai è questione di giorni>>

Alessia non sapeva cosa dire - ammesso che esistesse qualcosa di adatto da dire - così si limitò ad abbracciarlo. Lui contraccambiò con una forza che quasi le tolse il respiro, ma non si lamentò. Se quello era tutto ciò che poteva fare per lui...

<<Dov'è Maja?>>

<<Dorme>> sciolse l'abbraccio e lo osservò. <<Finisco di preparare la cena?>>

Lui annuì.

Si diresse allora verso il bancone della cucina, dove trovò la verdura già lavata. La ragazza lavorò in silenzio finchè l'insalatiera non fu piena, poi aprì il frigorifero e trovò del formaggio, che tagliò a cubetti, e delle olive; aggiunse il tutto all'insalata e condì con sale e olio. Non era un gran piatto, ma sperava che, per quella sera, potesse andare bene.

Mangiarono in silenzio e, alla fine, Alessia sparecchiò e lavò i piatti, sistemando tutto quello che era rimasto fuori posto.

Svetlana e Anja si ritirarono in camera da letto; Goran rimase sul divano, a fissare la televisione senza vederla veramente. 

Alessia gli si sedette accanto. Non sapeva se restare o se preferisse essere lasciato solo. Gli passò una mano tra i capelli e lo vide chiudere gli occhi e sospirare.

<<Non credo di essere pronto>> le confessò con voce tremante.

<<Credo che non si sia mai pronti>> sussurrò lei.

Gli prese il viso tra le mani con dolcezza e appoggiò la fronte alla sua.

<<Io sono qui per te. Dimmi che cosa posso fare per aiutarti>>

<<Resta>> la pregò lui.

E lei restò.

All'alba, Svetlana li trovò addormentati sul divano, abbracciati.

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