Cinque.

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He'd say you've got to stand for something

or you'll fall for anything

You've got to be your own man

not a puppet on a string

Never compromise what's right

and uphold your family name

You've got to stand for something

or you'll fall for anything

Aaron Tippin


Betty e Goran avevano deciso che le ragazze avrebbero seguito il match dall'alto delle tribune, in modo da non costringere Alessia a trovarsi faccia a faccia con Nikola.


Il primo set venne vinto agilmente da Milano: i padroni di casa avevano faticato più del previsto a imbastire il loro gioco, non erano stati fluidi come ci si sarebbe aspettato. Sospinti dal pubblico, i ragazzi riuscirono a recuperare nel secondo parziale, dopo un iniziale svantaggio.

Il terzo set fu costantemente in equilibrio; Milano si affidò a Vladimir, il quale, con giocate straordinarie, riuscì a tenere in corsa la squadra ospite fino all'ultimo. Alla fine, però, il calore del pubblico sugli spalti si rivelò fondamentale per Cuneo, che riuscì ad aggiudicarsi il set, anche se col minimo scarto.

Tutto cambiò nel parziale successivo: non solo Milano mantenne altissimo il proprio livello di gioco, ma Cuneo non riuscì a ripetere la prestazione dei due set precedenti. Goran e Juan facevano il possibile per trascinare i compagni, ma la distribuzione di Nikola era meno lucida del solito. Spesso il muro avversario intuiva in anticipo le sue scelte e rendeva difficile agli attaccanti andare a segno. A nulla servirono i time-out chiamati dalla panchina dei piemontesi.

Fu così che gli ospiti si aggiudicarono sia il quarto che il quinto parziale.


Alla fine del match, i giocatori si salutarono sotto rete e Vladimir ne approfittò per trascinare il fratello in disparte.

<<Nik, cosa è successo?>> gli chiese a bruciapelo. <<Erano anni che non ti vedevo giocare in questo modo. Vorrei dire che è stato solo merito nostro se abbiamo vinto, ma non è così>>

Il palleggiatore evitò lo sguardo del fratello e contrasse la mascella. Non aveva proprio bisogno di un confronto con lui, non in quei giorni. Stava già abbastanza male senza doversi sorbire una ramanzina. Perché sapeva che sarebbe andata a finire così. Tuttavia, non poteva mentire.

<<Non è un buon periodo>> rispose laconicamente.

Vladimir rimase in silenzio per alcuni secondi, guardandosi intorno. Poi gli puntò di nuovo gli occhi addosso e Nikola intuì che aveva capito tutto.

<<Dov'è Alessia? Non l'ho vista in giro>> disse, infatti, lo schiacciatore.

Avrebbe preferito non discutere di quell'argomento con tutta la gente intorno – nonostante nessuno capisse una parola di quello che si stavano dicendo; anzi, avrebbe preferito non discuterne e basta. Ma era suo fratello e voleva bene sia a lui che ad Alessia. Doveva dirgli la verità.

<<L'ho lasciata>> fu un soffio.

Nikola fissò l'altro e lo vide sgranare gli occhi.

<<Che cosa? Ma sei impazzito?>> quasi urlò.

<<Vladi, smettila>> tentò di calmarlo.

<<No che non la smetto. Come ti è saltato in mente?>>

Nikola sospirò, poi disse piano:

<<E' una lunga storia>>

<<Beh, non me ne vado senza una spiegazione. Quindi ti conviene iniziare a parlare>> Vladimir incrociò le braccia al petto e attese impaziente.

Nikola sostenne il suo sguardo, poi, lentamente, lasciò che le parole uscissero quasi automaticamente.

Quando ebbe terminato, lo schiacciatore rifletté per alcuni istanti, poi gli puntò un indice davanti al viso.

<<E' la scemenza più grande che tu possa fare, Nik! Alessia è la tua anima gemella, e lo sai! Vuoi davvero sacrificare la vostra felicità per passare tutta la vita con una donna che non ami?>>

<<Devo farlo>>

<<Sarà una vita infelice. Io lo dico perché ti voglio bene e voglio che tu sia felice>>

<<Lo so. Ma ormai ho deciso. Lo faccio per Matija>>

Fu il turno di Vladimir di sospirare.

<<Capisco che tu voglia prenderti cura di lui, ma non pensi a te stesso? E ad Alessia?>>

<<Non è stata une decisione semplice o affrettata>> si difese Nikola.

Dopodiché si voltò e se ne andò, lasciando suo fratello senza aggiungere più una parola.

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