Sei.

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That's all I wanted

just to see my baby's blue eyes shine

This time I think

that my lover understands me

George Michael


Durante l'intero match Betty aveva tentato di scuotere l'amica, di farla reagire al rumore, alla gente. Ma il massimo che aveva ottenuto era stato qualche sguardo fugace. Bé, sempre meglio di niente...

Quando tutto finì le ragazze aspettarono Goran fuori dal palazzetto e lo schiacciatore portò Alessia a casa. Mentre li osservava allontanarsi, Betty rifletté ancora una volta sul fatto che Goran fosse l'unico in grado di aiutare la sua amica.

Così rimase sul piazzale ad aspettare Juan. Dopo alcuni minuti colse con la coda dell'occhio un movimento all'ingresso del palazzetto; sperando che fosse finalmente arrivato il suo fidanzato, si voltò sorridente. Invece vide uscire dall'impianto Nikola e si accorse della presenza, al suo fianco, della donna che aveva sconvolto la vita di Alessia: camminava accanto a Nikola come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se non sapesse che lui amava un'altra. Per un attimo pensò di non riuscire a sopportare quella presenza, ma poi incrociò lo sguardo di Nikola e capì che, per quanto fosse addolorato, non avrebbe cambiato idea: glielo lesse negli occhi, e non poté condannarlo. Capì che aveva accettato le sue responsabilità, sacrificando la sua felicità. Sperava solo che questo sacrificio non comprendesse anche la felicità della sua amica. Almeno, non per sempre.


La sera successiva Nikola raggiunse l'appartamento di Nataša e salì le scale fino al pianerottolo. Si bloccò un istante, col dito a mezz'aria davanti al campanello, incerto, ma poi strinse i denti e suonò. Ormai aveva preso la sua decisione, non aveva senso tergiversare ancora. Via il dente, via il dolore.

O almeno così sperava.

Si sedettero davanti ad una tazzina di caffè, che il palleggiatore non sfiorò nemmeno, mentre Tanja badava al piccolo Matija. Nataša sorseggiò la bevanda in silenzio, lentamente, aspettando che lui parlasse. Probabilmente non si aspettava quella visita a sorpresa e si stava chiedendo a cosa fosse dovuta.

Nikola respirò a fondo, poi si costrinse ad esporre la decisione che aveva preso.

<<Ci sposeremo>> disse con tono asciutto.

Nataša sbatté le palpebre, come per assicurarsi di aver capito bene, e rimase in silenzio.

Il giovane non ritenne necessario spiegare i motivi che lo avevano condotto lì, a quel punto; non credeva che a lei sarebbero interessati. Aveva capito da tempo che la donna mirava a tornare con lui, le ragioni non sarebbero state importanti, solo l'obiettivo finale contava.

Dopo alcuni istanti di silenzio, sul volto della riccia comparve un sorriso smagliante. Si alzò in fretta dalla sedia e gli si avvicinò, abbracciandolo.

Nikola provò l'istinto di allontanarsi da quelle braccia: la sua mente e il suo corpo desideravano altre braccia, altre mani intorno a lui. Fece appello a tutto il suo autocontrollo e rimase fermo, per poi allontanare la donna delicatamente, ma con fermezza. La salutò con una frase concisa, senza guardarla negli occhi, e uscì dall'appartamento.

Una volta fuori dal portone del palazzo, vi si appoggiò contro, inalando la fredda aria della sera, ma quella volta il suo cuore non ne fu alleggerito.

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