Trentuno.

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Trying hard to get away

But I can't seem to fight the way I feel

Even though you're not for real

Your touch is driving me

Crazy and when you smile

It's just makin' me want you more and more

Madonna


Alessia era rimasta in silenzio per tutto il tragitto verso casa, in parte perché l'incontro con la reporter di "Perugia Oggi" l'aveva turbata, in parte perché la reazione di Aleksandar l'aveva colta di sorpresa. Non era riuscita a decidere se le avesse fatto piacere venire difesa così da lui o se, semplicemente, aveva trovato le sue parole e il suo tono assolutamente inusuali. Il giocatore gentile, sorridente e disponibile che, fino a pochi secondi prima, aveva posato per foto e video era di colpo sparito e lei non se ne capacitava.

Afferrò l'angolo del lenzuolo che l'amico le stava porgendo e insieme finirono di preparare il letto della camera di Aleksandar per l'arrivo dei suoi genitori. L'umore dell'opposto sembrava essere tornato quello di sempre.

<<Grazie, per prima. Non avresti dovuto, ma grazie>>

Lui si immobilizzò solo per un secondo, tornando poi a sistemare i cuscini sul letto matrimoniale, con una scrollata di spalle e un sorriso.

<<Finito>> annunciò, una volta soddisfatto.

Alessia lo seguì fuori dalla camera e indicò il divano con un gesto del braccio.

<<Se mi dai un lenzuolo e un cuscino posso trasferirmi senza problemi sul divano>> propose.

Ma Aleksandar si voltò con gli occhi sgranati.

<<Stai scherzando? Non se ne parla! Tu sei mia ospite, non dormirai sul divano. Lo farò io>>

<<Alek, sei davvero gentile, ma tu saresti troppo scomodo. E poi, con la tua gamba, hai bisogno di dormire in un vero letto. E' solo per pochi giorni, starò benissimo>> tentò di rassicurarlo.

Lui scosse la testa con decisione.

<<E' fuori discussione>>

La giornalista incrociò le braccia al petto e sospirò: evidentemente non aveva speranze di convincerlo. Rimaneva soltanto una soluzione.


<<Possiamo dormire nello stesso letto, lo spazio non manca>>

Aleksandar rischiò di soffocare con l'acqua che stava bevendo. Alessia non poteva avere detto una cosa simile, vero?

La fissò, aspettandosi quasi di sentirla ridere e liquidare tutto come uno scherzo, ma era serissima.

Doveva trovare un modo per tirarsi fuori da quella situazione.

<<No, che dici? Anche se non sembra, il mio divano è molto comodo>> deglutì. <<Ci ho già dormito qualche volta>> mentì.

L'amica sollevò un sopracciglio, per nulla convinta.

//Come faccio?//

Si distese velocemente sul sofà.

<<Visto? E' perfetto>> provò ancora.

Alessia non sembrava impressionata dalla dimostrazione.

<<E immagino non sia un problema se le tue gambe sporgono per trenta centimetri...>> disse, trattenendo a fatica un ghigno.

Aleksandar abbassò lo sguardo verso la fine del divano, constatando che la ragazza aveva ragione.

<<Senti, Alek>> continuò lei. <<Per me non è assolutamente un problema condividere il letto con te>>

//Ma per me sì!//

Il giocatore si morse la lingua per non dare voce ai suoi pensieri, e Alessia ne approfittò per chiudere la questione:

<<E' deciso. Puoi anche scegliere il lato che preferisci>> concluse, sorridendo e allontanandosi, lasciandolo solo e in preda all'ansia.


Quando il campanello suonò, Aleksandar schizzò in piedi dal divano, su cui era ancora sdraiato. Alessia, ferma vicino alla porta della cucina, lo osservò avvicinarsi al portone d'ingresso.

L'uscio si aprì e una coppia di mezz'età fece la sua comparsa. Subito, l'opposto abbracciò i genitori, notevolmente più bassi di lui. Mentre lei si chiedeva da chi l'amico avesse ereditato i geni dell'altezza, riuscì a cogliere qualche parola della conversazione fra i tre.

<<Kako si?>> aveva chiesto la madre al giovane, informandosi immediatamente sulla sua salute e lanciando un'occhiata alla sua gamba.

<<Dobro>> il figlio aveva liquidato l'argomento con un sorriso e un cenno della mano, facendo poi accomodare i genitori all'interno dell'appartamento.

I signori Anjevic posarono i bagagli che avevano con sé e poi la guardarono.

Alessia si raddrizzò e si avvicinò, sorridente ma timida.

<<Ale, questi sono i miei genitori, Vera e Igor>> l'amico le indicò la donna bionda e amichevole e l'uomo dai corti capelli grigi.

Lei tese la mano a entrambi, sperando di ricordare correttamente i pochi termini serbi che aveva imparato.

<<Ja sam Alessia>> si presentò.

Sentì gli occhi del giocatore addosso.

<<Non sapevo che avessi imparato il serbo>>

<<Infatti. Conosco sì e no una decina di parole>> si scusò.

<<Meno male! Avevo progettato di impressionarti facendo da traduttore>> scherzò lui, facendole l'occhiolino.

<<Alessia scosse piano il capo, divertita.

<<Tranquillo, sono già impressionata>> rispose, aiutando poi i nuovi ospiti a sistemare i bagagli nella camera da letto.

By your SideWhere stories live. Discover now