Cinquanta.

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And I'm gonna miss you

like a child misses their blanket,

But I've got to move on with my life

Fergie


Goran non parlò finché non spense il motore.

<<Siamo arrivati>> l'avvisò piano.

L'amica aveva anora la testa bassa e non aveva aperto bocca per tutto il tragitto. Conoscendo il suo passato, pensava di sapere come si sentisse in quei momenti.

Quando era rientrato, subito dopo la telefonata, e aveva assistito alla fase finale dell'incontro tra la giovane e Marco, avrebbe potuto intervenire, aiutandola e rimettendo quell'essere al suo posto, ma si era trattenuto. Aveva voluto vedere coi suoi occhi fino a che punto Alessia fosse tornata in sé, dopo quei lunghi mesi di crisi, e l'amica aveva bisogno di capire che poteva gestire quelle situazioni da sola, senza la protezione e l'aiuto di nessuno.

nonostante fosse convinto della sua scelta, vederla così ferita gli fece male.

<<Vuoi che salga con te?>> le chiese, notando che lei non accennava a uscire e continuava a fissare l'oroglogio.

Dopo una breve indecisione, Alessia annuì. Lui la scortò lungo le scale, aiutandola quando, con mano tremante, tentò di inserire la chiave di casa nella toppa. La lasciò fare quando lei si diresse al lavandino della piccola cucina e cominciò a sciacquarsi le labbra con l'acqua fredda; tuttavia, dopo l'ennesimo tentativo di pulizia, la raggiunse e le bloccò le mani con le sue, intrrompendo anche il getto d'acqua.

Temette di guardarla in viso e di vedere lacrime bagnarle le guance; invece, tutto quello che trovò fu rabbia, disgusto e dolore. L'abbracciò.

<<Sono fiero di te>> le disse con dolcezza, scostandosi poi da lei per poterla guardare in faccia. <<Hai mantenuto la calma e hai gestito la situazione>> continuò.

Alessia continuava a evitare il suo sguardo e la cosa non gli piacque.

<<Quello che è successo...>> provò, titubante. <<Sì, insomma, il bacio... Ti ha riportato alla mente brutti ricordi?>>

Pensava di avere preso la decisione giusta non intromettendosi, ma non si sarebbe perdonato se, a causa sua, Alessia fosse ripiombata nella paura che Antonio l'aveva costretta a provare per così lungo tempo.

Forse l'amica aveva percepito la preoccupazione nella sua voce, perchè improvvisamente smise di ignorare i suoi occhi.

<<Ho avuto un pò di paura>> confessò, riluttante. <<Ma il problema è...>>

Goran trattenne il fiato, in attesa che lei continuasse, ma, quando vide il dolore nella sua espressione, la incalzò:

<<Ale, dimmi tutto>>

<<Ho odiato quel bacio, ho odiato Marco, ma, soprattutto, odio me stessa>> ammise, sconfortata.

Goran non riusciva a capire.

<<Quello che è successo non è colpa tua>> iniziò.

Ma Alessia non lo lasciò finire.

<<Mi odio perchè mi sembra di averlo tradito>> esclamò, gli occhi puntati nei suoi in cerca di aiuto e comprensione. <<Sento di avere tradito Nikola>>

Goran rimase a bocca aperta, impiegando più di qualche secondo per trovare il modo di replicare. Fissò l'amica, che aveva di nuovo abbassato il viso, e le posò una mano sulla spalla.

<<Ale...>>

La ragazza lo interruppe.

<<Lo so. Credimi, so di essere ridicola>> la sua voce era flebile. <<Dovrei prendermela con Marco, invece mi sento in colpa nei confronti di qualcuno che non c'è più>>

Lo schiacciatore l'attirò nuovamente a sè, in silenzio. Poteva quasi sentire la sua sofferenza, ma non sapeva come esserle d'aiuto: lui non aveva mai provato un sentimento tanto intenso, nè aveva mai perso la persona che amava.

//Che consigli posso darle?//

Mentre cercava un modo per consolarla, Alessia si staccò da lui e si diresse, senza una parola, verso un armadietto della cucina. Lo aprì e ne estrasse un sacchetto di plastica. Tornò poi sui suoi passi, superandolo e varcando la porta della camera da letto. Perplesso, Goran la seguì. Si fermò sulla soglia e si appoggiò allo stipite, non osando parlare. Quello che vide lo ferì: Alessia si era inginocchiata davanti a un cassetto, lo aveva aperto e ne stava estraendo dei vestiti. Vestiti da uomo. Vestiti di Nicola, non era difficile intuirlo. Li infilò con forza nel sacchetto, riempendolo e chiudendolo con un nodo ben stretto. Poi si alzò e si girò verso di lui, porgendogli il malloppo.

<<Buttali>> disse con apparente calma.

Goran spalancò gli occhi per la sorpresa. Non tanto perchè l'amica non volesse conservarli - quello lo poteva capire - ma piuttosto perchè stava chiedendo a lui di farlo.

Non si mosse, cercando un modo per non essere coinvolto; quello sarebbe stato un ulteriore passo sulla strada che stava allontanando per sempre i suoi due migliori amici e, nonostante volesse vedere con tutto sé stesso Alessia stare bene, non voleva essere lui a compierlo.

Lei lo guardò negli occhi, continuando a tendere la mano con il sacchetto e implorandolo:

<<Ti prego. Io non ci riesco>>

<<Ma...>>

<<Sono sicura, Goran. Non cambierò idea. Ci avevo già pensato, solo che non ero mai riuscuta a costringermi a liberarmene>>

Gli sembrò che, sotto le parole decise, si nascondesse la disperazione di chi sa di non poter fare nulla se non rassegnarsi all'inevitabile.

A malincuore, allungò la mano e prese il sacchetto.




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