Sessantasei.

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And I just wanna tell you,

it takes everything in me not to call you

And I wish I could run to you

And I hope you know

that every time I don't, I almost do.

Taylor Swift



Non capiva molto di quello che stava succedendo: non parlava la lingua e non conosceva i rituali funebri della Chiesa serbo - ortodossa. Così si limitava a osservare e a respirare. Era seduta dietro Goran e la sua famiglia - non poteva abbandonarlo adesso - e proprio accanto a Nikola. Ovviamente, anche lui aveva voluto dimostrare il suo supporto all'amico; così si erano ritrovati seduti uno accanto all'altra.

Era inutile: nonostante tutti i mesi trascorsi e tutto quello che aveva superato, averlo vicino la faceva ancora impazzire. Parlargli al telefono era stato già abbastanza duro, ma vederlo di persona... Doveva solo continuare a respirare profondamente e pensare che si trovava lì per stare vicino a Goran.

//Ce la posso fare!//

La funzione fu abbastanza lunga e Alessia resistette fino alla fine, ma era decisamente provata. Aveva sentito la tensione accumularsi in ogni fibra del suo corpo e la schiena le doleva per quanto l'aveva tenuta dritta. Aveva la gola secca e le facevano male gli occhi. Quando uscirono dalla chiesa e si avviarono verso il cimitero per la sepoltura, fu contenta di poter prendere una boccata d'aria e camminare un pò.

Dopotutto, forse sarebbe riuscita ad arrivare alla fine di quella giornata.


La sepoltura fu breve, ma molto intensa. Ogni membro della famiglia pronunciò qualche parola in onore del defunto, poi la bara venne sotterrata e furono recitate le ultime preghiere. Dopodiché Goran e i parenti salutarono a uno a uno tutti i presenti prima che se ne andassero.

Nikola osservò Alessia rimanere in disparte, ma mai troppo lontana dall'amico.

Quando l'aveva vista a casa di Goran, poco prima, in un attimo erano tornati a galla tutti quei sentimenti che aveva impiegato mesi a sotterrare. Lei indossava un semplice vestito nero lungo fino al ginocchio che metteva in risalto la sua figura e i capelli era raccolti in una lunga treccia che le scendeva sul collo. Era bella come se la ricordava.

Non aveva ancora avuto l'occasione di parlarle, ma erano stati seduti vicini durante il funerale e si era accorto che la ragazza era a disagio; aveva dovuto combattere il bisogno di prenderle la mano e tranquillizzarla.

Quando rimasero solo loro, si avvicinò al gruppo e abbracciò di nuovo l'amico. Poi tornarono lentamente verso casa.

Goran stava consolando sua madre e Alessia era rimasta un pò indietro rispetto agli altri, così le si affiancò.

<<Ciao. Come stai?>>

Lei lo guardò a lungo prima di rispondere.

<<Meglio. Grazie di essere venuto. Goran aveva bisogno del suo migliore amico>>

La sua voce era seria e controllata, come se stesse combattendo con sè stessa per non far trapelare il suo turbamento. Ma i suoi occhi si addolcirono non appena li posò sull'amico.

Nikola dovette ammettere che gli mancava quella dolcezza; c'era stato un tempo in cui lei lo guardava nello stesso modo in cui ora fissava lo schiacciatore.

<<Non potevo mancare. Grazie di avermi avvisato>>

<<Figurati>>

Camminarono in silenzio per qualche minuto e Nikola vide Goran lanciare qualche occhiata nella loro direzione: stava controllando la situazione. Gli era grato per essere stato al fianco della ragazza dopo che lui l'aveva lasciata. Sapeva che, col suo aiuto, lei ce l'avrebbe fatta.

Erano arrivati ormai a casa e Svetlana, Anja e Maja stavano rientrando. Alessia si stava dirigendo nella loro direzione, quando, nonostante il cervello lo stesse avvisando che non era affatto una buona idea, Nikola la prese per un braccio e la fece voltare.


Se lo ritrovò di fronte, a pochi centimetri di distanza, e trattenne il respiro. I suoi occhi continuavano a essere magnetici, anche dopo tutto quel tempo. La sua mano sul braccio sembrava bruciare.

//Riuscirò mai a dimenticarlo?//

<<Cosa c'è?>> ebbe la forza di chiedere.

La risposta non arrivò subito.

<<Pensavo che avremmo potuto parlare>> la voce profonda di Nikola le vibrò dentro.

<<E di cosa dovremmo parlare?>>

Visto che lui non rispondeva, Alessia continuò:

<<Hai sempre un figlio?>>

<<Sì>> le disse lui, fissandola con serietà.

<<E hai sempre intenzione di sposare sua madre?>>

<<Sì>> questa volta fu un soffio.

<<Allora non abbiamo nulla di cui parlare>> così dicendo, si liberò dalla sua presa e tronò in casa, dove Goran l'aspettava.


By your SideWhere stories live. Discover now