By your Side

Tredici.

All the hope and glory

All the sacrifice in vain

And if love remains

Though everything is lost

We will pay the price

But we will not count the cost

Rush

Alla fine, Alessia si era calmata. Aveva sollevato la testa e aveva rassicurato Goran, lasciandolo andare con i compagni a festeggiare la vittoria del campionato. Poi aveva aspettato con pazienza che Aleksandar uscisse dallo spogliatoio per andare con lui all'albergo in cui avrebbe soggiornato.

Quella sera avevano parlato, l'amico era riuscito persino a farla ridere un po'. Stava bene con lui, era una boccata d'aria fresca dopo giorni e giorni di dolore.

Poi l'opposto era ripartito con la sua squadra e lei era tornata alla solita routine: in pratica, trascorreva il tempo in compagnia di Betty, Juan e Goran.

Dentro di sé, sapeva di non poter continuare così per molto; odiava dover dipendere dai suoi amici. Odiava non riuscire a lavorare, a mangiare, a vivere senza pensare a Nikola ogni singolo istante. Le tornavano in mente tutti i momenti passati con lui, tutte le parole che si erano detti e il tocco delle sue mani e il suono della sua voce.

Nei momenti più bui, era arrivata a pensare che sarebbe stato meglio per lei continuare come aveva sempre fatto, senza aprirsi, senza permettere che l'amore di Nikola abbattesse tutte le sue barriere. Aveva pensato che, forse, sarebbe stato meglio non averlo mai incontrato.

Ma poi, veloci come erano arrivati, quei pensieri svanivano. Per quanto stesse soffrendo, per quanto infinita fosse la solitudine che stava provando, non avrebbe mai rinnegato la sua relazione con il palleggiatore. Lui le aveva fatto battere il cuore, le aveva aperto gli occhi, facendole conoscere un aspetto dell'esistenza che aveva sempre ignorato. Le aveva insegnato a fidarsi degli altri. E, insieme a lui, aveva conosciuto Goran.

No, non avrebbe desiderato vivere senza averlo conosciuto. Perché, semplicemente, quella non sarebbe stata vita.

Non aveva più visto Nikola, e ne era contenta. Le mancava come l'aria, ma non voleva rischiare di stare di nuovo male.

Sperava solo di riuscire a superare gli attacchi di panico il prima possibile. La pausa post-campionato stava per terminare e sapeva che Goran sarebbe dovuto partire per il ritiro con la Nazionale in vista dei Campionati Europei, che quell'estate si sarebbero svolti proprio a Belgrado. Non voleva neanche pensare a come avrebbe resistito per tutte quelle settimane senza di lui.

Tuttavia, era consapevole che non avrebbe mai potuto seguirlo, non quell'anno. Trovarsi davanti agli occhi tutti i giorni Nikola, e magari Nataša, era impensabile.

Doveva riprendersi il prima possibile.

Solo che non aveva idea di come fare.

Juan si sedette sul divano a casa di Betty, abbracciando la fidanzata e posandole un bacio sui capelli biondi. Inspirò il suo profumo - sapeva di pesca - e sospirò. Aveva un pensiero che gli frullava in testa, ma non aveva ancora trovato il momento giusto per parlarne con la ragazza.

<<Hai intenzione di dirmi a cosa stai pensando o intendi continuare a sospirare?>> gli domandò lei.

Juan sorrise; ormai lo conosceva bene.

<<Tra un paio di settimane dovrò tornare in Brasile per i Campionati Sudamericani>> iniziò.

Betty annuì, lasciandolo proseguire.

<<Vorrei che venissi con me>> disse semplicemente.

I giri di parole erano inutili, meglio andare dritto al punto. Anche perché credeva di conoscere già la risposta.

Betty spalancò gli occhi e l'ombra di un sorriso apparve sul suo volto, ma poi svanì in fretta.

<<Mi piacerebbe molto, ma non so se posso farlo>>

Juan se lo aspettava.

<<Per Alessia?>> chiese.

Lei annuì, abbassando lo sguardo sulle sue mani.

<<Goran dovrà partire nello stesso periodo. Non posso lasciarla sola, non sta ancora bene. Mi dispiace>>

Il brasiliano le sollevò delicatamente il mento e la fissò negli occhi.

<<Non devi scusarti. Immaginavo che lo avresti detto, ma dovevo chiedertelo>> le sorrise e poi le diede un bacio.

<<Ti amo, Juan>>

<<Ti amo anch'io>>