Ventuno.

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Everything you say to me

Takes me one step closer to the edge

And I'm about to break

Linkin Park


Alessia lo osservò avvicinarsi e quel gesto fece esplodere la sua rabbia. Gli si scagliò contro, tempestandolo di pugni che, per quanto violenti, sospettava non gli facessero poi troppo male, e continuando a ripetere frasi di accusa vaghe e confuse.

Era furiosa con sé stessa per non avere capito la situazione, per essersi illusa che le cose avrebbero potuto cambiare, che Nikola sarebbe tornato da lei. La collera le riempiva il petto e la mente e le bloccava la gola, tanto che, presto, non riuscì più a parlare.

Nel frattempo si rese conto che Goran stava cercando di trattenerla e, contemporaneamente, di evitare tutti quei colpi, ma senza allontanarsi da lei. Le stava mormorando qualcosa che lei non riusciva a capire. Era troppo concentrata sulla sua ira; aveva bisogno di sfogarsi e l'amico era il bersaglio più vicino.

Improvvisamente, sentì un sapore salato sulle labbra e il groppo in gola sciogliersi. Ne fu talmente sorpresa che non riuscì ad arginare i singhiozzi che cominciarono a squassare il suo corpo, né a trattenere le lacrime che, copiose, le solcavano le guance.

Capì di stare piangendo e le forze l'abbandonarono.

Le braccia di Goran la strinsero e lei vi si tuffò, nascondendo il viso contro il suo petto, in preda ai singulti. Le gambe si rifiutarono di reggerla oltre, così si accasciò sul pavimento, sempre protetta dall'abbraccio dello schiacciatore, il quale aveva preso a cullarla come se fosse stata una bambina.


Averla tra le braccia, tremante e in lacrime, fu durissimo. Avrebbe voluto dirle parole di conforto, ma che cosa avrebbe potuto confortarla in un momento come quello? Capiva il suo dolore e, dopo aver letto la lettera di Nikola, comprendeva anche quello dell'amico. Tutta la situazione era orrenda e le persone a cui voleva più bene ne stavano soffrendo.

Lentamente, i singhiozzi di Alessia si diradarono, lasciando il posto a lacrime silenziose che gli inzuppavano la maglia.

Quando la giovane si fu sufficientemente calmata, Goran l'aiutò ad alzarsi e la guidò verso il bagno, dandole una sua maglia e dei pantaloncini affinché si cambiasse e si asciugasse i capelli. Dopo che Alessia si fu tolta i vestiti fradici di dosso, si accoccolarono sul divano.

Alessia non piangeva più.

Lo schiacciatore ne fu contento; era rimasto sconvolto da quelle lacrime: non l'aveva mai vista piangere, nonostante tutte le cose difficili che aveva dovuto affrontare. Non voleva assistere di nuovo ad una cosa del genere.

I suoi pensieri e il silenzio vennero interrotti dalla flebile voce dell'amica.

<<Non ci riesco. Non riesco a odiarlo>> sospirò contro il suo petto. <<Perché non ci riesco?>>

Goran non sapeva cosa risponderle; la strinse più forte, accarezzandole la testa.

<<E' una bella cosa, non riuscire a odiare>> le disse infine. <<Significa che sei una bella persona>>

<<Forse non voglio essere una bella persona. Forse voglio essere cattiva e meschina. Starei meglio, sarebbe tutto più facile>> constatò lei piano.

<<Se fossi cattiva e meschina non avresti la fortuna di avere come amico una persona fantastica come me>> tentò di scherzare lui, riuscendo a strapparle un piccolo sbuffo, la cosa più simile a una risata che potesse aspettarsi.

Dopo alcuni minuti di silenzio, la ragazza riprese a parlare.

<<Quando partirà?>>

Goran colse l'incrinatura nella sua voce e rispose mesto:

<<Non appena torneremo dagli Europei>>

Separarsi dal suo migliore amico non era mai semplice, sebbene ci fossero ormai abituati. Ma, quella volta più che mai, era necessario. Le strade della pallavolo li avrebbero fatti incontrare di nuovo, non aveva dubbi.

<<Mi dispiace, è solo colpa mia>> si scusò lei.

Il giovane si scostò leggermente per guardarla in viso.

<<E perché mai?>>

Era sorpreso da quelle parole.

<<Se non mi fossi innamorata di Nik, e lui di me, tutto questo non sarebbe accaduto e lui non se ne andrebbe da Cuneo, lasciando te qui da solo>>

Il ragazzo non sapeva come ribattere a quell'affermazione, ma non voleva aggiungere il senso di colpa alle emozioni provate dall'amica.

<<Non essere sciocca, non è colpa tua. E io non sono da solo. Ho te>> rispose, chiudendo l'argomento e posandole un bacio sui capelli.

By your SideWhere stories live. Discover now