Brividi

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Gli occhi chiusi di Lauren e la sua mandibola contratta mi stavano facendo ghignare come una bastarda. Continuavo a succhiare il suo lobo, tastando i suoi addominali che di tanto in tanto contraeva. Non mi importava più il perchè avessimo litigato, non mi interessava, perchè volevo solo sorvolare tutto, essendo emerite cazzate, e volevo dimostrarle che ai sentimenti non poteva resistere.

Lauren Jauregui, posso dirlo, era definitivamente una maniaca del controllo, e sapere che dovevo lottare contro l'animale selvaggio che si nasconde dentro di lei, mi faceva accapponare la pelle per i brividi. Volevo farla arrivare al limite della lucidità, vederla impazzire, perdere il controllo su di lei e prenderlo su di me.

Gli occhi di lei si aprono in due fessure fuori di sè, unisce le sue mani poggiando i gomiti sul piano mixer, e la sua voce esce grave tanto da farmi sussultare.

"Devo lavorare."

Decido di sfidarla un po', non se la sarebbe cavata tanto facilmente.

"Ma lei deve sempre lavorare, coach."

So che chiamarla coach le fa sempre perdere il controllo, infatti sento contrarre la mandibola sotto la mia bocca, che ora si è spostata vicino al suo l'orecchio, baciando la guancia a piene labbra. 

Scendo con le mie mani sulle sue cosce, accarezzandole e palpandole a piene mani, a mo di massaggio e continuo a sussurrarle all'orecchio, "Non penso che questo non le faccia venire una gran bella aspirazione."

Posso sentire lo strato di sudore che sta iniziando a crescere sul viso di lei, sta facendo uno sforzo disumano pur di trattenersi e non darmela vinta. Apre la bocca prendendo aria, mentre i suoi occhi sono fissi sul mixer, alla ricerca di calma.

"Ho bisogno di concentrazione, Camila."

Io ridacchio al suo orecchio, e la sento avvampare. Si eccita sempre con la mia risata da gatta, così la chiama lei.

Dico questa frase alternando ogni parola ad un bacio sempre più verso il collo,"Io invece, ho bisogno della tua lingua..."

Lei resta statuaria, a breve avrebbe ceduto.

Riprendo a parlare, dandole il colpo di grazia, "... in mezzo alle mie gambe."

Un'altra contrazione della sua mandibola mi fece sentire soddisfatta delle mie moine, lei si alzò di scatto girandosi verso di me, superandomi in altezza, e mi prese il collo con una mano.

Un terrore meraviglioso scosse il mio corpo, ancora una volta, mi persi nei suoi occhi che mi guardavano con sguardo assassino. Se avesse voluto uccidermi, l'avrei lasciata fare, per quanto  pendo dalle sue labbra.

Apro la bocca alla ricerca di aria, mentre la sua stretta sul mio collo si faceva decisa, mi portò nuovamente di spalle contro il muro, mentre i suoi occhi ispezionavamo molesti tutto il mio corpo. Portai entrambe le mani sulla sua, accarezzandogliela in modo sconnesso, pregandola di lasciarmi respirare, e allo stesso tempo di stringere ancora più forte. Stavo davvero iniziando a perdere la riserva di ossigeno che avevo nei polmoni, Lauren non mi stava stringendo forte, nella sua mano non c'era cattiveria. Stava toccando i punti giusti per farmi mancare l'aria, senza farmi del male. Voleva solo che io mi mettessi in ginocchio, metaforicamente, e che la smettessi di farla 'impazzire' come prima mi aveva detto.

Era più una rabbia con se stessa, che sfogava su di me. Sinceramente? Mi piaceva.

Sapere che se mi lasciava segni, o ferite, era solo perchè la stuzzicavo troppo, o perchè non sapeva contenersi con me.

La guardai, iniziavo a sbattere gli occhi con più velocità, lei parlò con lo stesso tono di prima, immobile, "Spogliati. Prima che ti lasci svenire senza fiato."

I WANT YOU || CAMRENWhere stories live. Discover now