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Forse avrei fatto meglio a rimanere a casa anche oggi.
Fingo di ascoltare le urla di mio padre e fisso il pavimento. Magari penserà che sono dispiaciuta e la smetterà prima del previsto.

"Non mi stai nemmeno ascoltando! Io non ho proprio idea di come quella santa di tua madre ti abbia cresciuto per diciannove anni, sei proprio assurda!" punto lo sguardo dritto nel suo e lentamente mi alzo dalla mia sedia girevole. "Tu, razza di cafone, non hai nessun diritto di parlare di me in questo modo e mettere in mezzo mia madre. Continua pure a fare il tuo lavoro, ma non ti permettere mai più di tirare in ballo tua moglie in questioni che non la riguardano! Se non ti va bene il lavoro che svolgo qui dentro, se non ti va bene il fatto che anche io sono un essere umano e come tale posso prendermi un giorno di riposo... licenziami! Io sono stufa di dover ascoltare le tue stupide ramanzine. Ho faticato come tutti per stare qui dentro, non ho tratto vantaggi dall'essere, per tua sfortuna, tua figlia quindi piantala di venirmi sempre contro e chiediti piuttosto perché mi sono assentata." "Parlami ancora una volta in questo modo e vedrai se non ti licenzierò. Stai oltrepassando dei limiti che non sai di avere e mi sto stufando, Chloè." "Nessuno ti sta puntando la pistola contro per farmi restare." riprendo posto. "Stai attenta, Chloè." mi avverte, poi esce dal mio ufficio sbattendosi la porta dietro.

Porto una mano tra i capelli e comincio il mio lavoro. Lo stronzo non ricorda affatto il modo in cui mi ha tratta il primo giorno e durante i colloqui. Non si ricorda di quanto mi ha fatta penare. Rievoca solo il momento in cui mi ha assunta. Che vada a fanculo, non si merita niente da me.

Passo il resto della settimana a lavoro e a sistemare casa, il sabato e la domenica non mi degno di rispondere a nemmeno mezzo messaggio di tutti quelli che mi sono arrivati e continuo a fare maratona film della Marvel.

Lunedì arrivo a lavoro con dieci minuti di ritardo fatti di proposito e, sotto lo sguardo scocciato della segretaria che lo riferirà di sicuro a mio padre, entro nel mio ufficio.
A fine giornata sono talmente stanca che non ho nemmeno voglia di cambiarmi tanto che rimango con camicia, gonna e tacchi. All'uscita non saluto nemmeno mio padre, anzi quando si gira gli riservo un bel dito medio. Mi accorgo solo adesso dell'auto di Dan parcheggiata a pochi passi di me, prendo un bel respiro e la raggiungo aprendo lo sportello e prendendo posto sul sedile del passeggero.

"Sputa il rospo." "Ciao anche a te, Dan. Sì, sto bene, grazie di averlo chiesto. Sei sempre così gentile." incrocio le braccia al petto. "Ti ho cercato per tutta la settimana senza ottenere risposta e mi sono dovuto subire gli strilli isterici delle gemelle perché pensavano le stessi evitando o ti fosse successo qualcosa." "Dov'è il mio angelo super figo?" chiedo piuttosto che rispondergli. "Non stiamo parlando di Blake! Rispondimi!" esclama. "Ho litigato con mio padre per il lunedì libero che mi sono presa e ha pure messo in mezzo mia madre. Non ci parliamo da martedì." scrollo le spalle. "Ma che gli prende a quell'uomo? Sembra quasi che voglia ferirti di proposito." sospira fissando la strada, poi decide finalmente di partire. "Comincio a pensare che sia così." mordicchio il mio labbro inferiore.
"Ti porto a cena, okay?" domanda dopo qualche minuto di silenzio. "Avrei preferito una frase con Blake dentro e poi tutto il resto." borbotto. "Chi ha detto che saremo stati soli?" accenna un sorriso furbo. Ci fermiamo ad un semaforo dove Dan afferra in fretta il cellulare, digita qualcosa e ritorna subito dopo con lo sguardo sulla strada. Arriviamo davanti ad una serie di palazzi di diversi colori, percorriamo altri tre palazzi e poi l'auto si ferma. "Dove siamo?" chiedo confusa. Aidan non mi risponde, mi fa cenno di scendere dalla macchina e seguirlo così lo faccio. Suona e poi apre il portone che ci rivela una serie di scale. "È solo un piano." sbuffa una risata Dan quando lo fisso con sguardo truce. Saliamo i benedetti scalini e ci fermiamo davanti ad una porta che- oh, nonna adorata perché non sei qui ad ammirare codesta bellezza infinita?
Davanti ai miei occhi appare un Blake del tutto rilassato con addosso una tuta e ai piedi semplici calzini. I suoi occhi puntano i miei mentre Aidan lo supera ed entra lasciandomi da sola come un'idiota. "Mi ci ha portato lui qui." balbetto fissando il suo outfit piuttosto che la faccia. "Sì, lo so. Ti piace il cinese, giusto?" domanda. "Eh?" il mio sguardo ritorna sul suo dopo pochi secondi. "Mangi cinese?" ripete alzando gli occhi al cielo mentre cerca di nascondere un sorrisetto ma fallisce miseramente. "Mangio di tutto, anche se preferisco il manzo americano." il moro stringe le labbra trattenendosi ulteriormente e si sposta per farmi passare. Il suo odore mi arriva fino al cervello e cacchio, se prima odiavo il cocco, adesso lo amo.

Raggiungo Dan in fretta avvicinandomi al suo orecchio. "Natale è passato da un pezzo, ma grazie per regalarmi qualche gioia almeno tu." Dan ridacchia e accarezza i miei capelli. "Penso ancora che non sia roba per te, ma contenta tu contenti tutti. Se bastano solo un paio di addominali e un bel faccino per farti felice ben venga." scrolla le spalle. "Non 'un', il bel faccino." indico Blake appena entrato in cucina con due buste. "E quelle da dove sbucano?" lo guarda confuso Aidan. "Ho chiuso la porta e ha suonato il fattorino." risponde il moro.

"Ti mangerei come un involtino primavera tutto ricoperto di salsa di soia." sospiro giocando con le mie bacchette. "Come scusa?" Blake mi fissa sconvolto mentre Dan si porta una mano davanti alla bocca. "Ops, non intendevo esprimermi ad alta voce." arrossisco trattenendo una risata. "Tiene, riempiti la bocca piuttosto che dire qualcos'altro che ti incriminerebbe." ride Aidan donandomi dei magnifici ravioli. "Sono magnifici tanto quanto il culo di Blake." fisso un raviolo. Il moro soffoca con l'acqua e Aidan mi richiama. "Mangia!" "Mang- okay." sorrido ricacciando indietro le parole.  

Tied Hearts.Where stories live. Discover now