Epilogo - Tied Hearts

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Epilogo.

Giugno, tre mesi dopo...

Non credevo che avrei rimesso piede qui dentro dopo tutto questo tempo ma a quanto pare le cose sono diverse adesso, io non sono più una ragazzina ed è ora che discuta in maniera più civile. Lancio uno sguardo ai miei tacchi non troppo alti e poi all'orologio. Spero solo di non fare tardi oppure Low-Low mi ucciderà.

"Dico solo che dovresti parlarle di persona. È importante per te." Riesco a catturare solo questa frase da parte di Darla prima di bussare alla porta e aprirla l'attimo dopo. Entro dentro l'ufficio di Harrison Sanders mentre lui e la sua assistente fidanzata mi osservano curiosi e confusi. Non abbiamo più parlato dopo l'incidente di tre mesi fa, lui mi ha chiamata una volta mentre io ero sotto la doccia impegnata a tenere le mani di Blake al proprio posto, io non l'ho più richiamato e non ho più avuto sue notizie fino a due settimane fa quando per email mi è arrivato un invito di nozze.

"Possiamo parlare o sei impegnato?" liscio il tessuto della mia gonna nera. "Siediti... è bello vederti." Biascica mio padre. "Darla, vai pure." Mio padre guarda la sua fidanzata ma io la ferma con la mano. "Può restare, è la tua fidanzata e fa parte della tua famiglia." Ho detto che avrei discusso in maniera civile ma mai che non avrei lanciato qualche frecciatina. Darla deglutisce e ritorna al fianco di mio padre. "Mi spiace di non averti chiamato tempo fa e mi spiace anche tu mi abbia invitata al tuo... matrimonio via mail." Arrivo dritta al sodo. "Quello è stato un errore. Sarei venuto oggi stesso, dico sul serio." Mio padre si schiarisce la gola e si muove a disagio sulla sua poltrona costosa che, devo essere onesta, io cambierei con qualcosa di più moderno. "Ti credo sulla parola. Comunque... io ho deciso di andare avanti mesi fa e lo sai bene. Durante quella rapina, però, ho capito tante cose e ho pensato a tante cose. Mi sono chiesta se ti saresti arrabbiato visto che ero in banca e non a lavoro, se ti sarei mancata e io non credo che una figlia dovrebbe pensare a quelle cose durante quei momenti. Mi sono interrogata spesso anche prima di venire qui, perché l'avrei fatto con o senza motivo del matrimonio, e sono arrivata alla conclusione che sono stanca di combattere contro di te, di temerti e pensare solo cose negative." Prendo un lungo respiro, lo guardo e poi continuo. "La mamma ci ha davvero fatto una brutta sorpresa ma adesso è passato troppo tempo e devo piantarla di darti sempre conto. Non dico che sarò una presenza fissa nella tua vita, che ceneremo ogni domenica insieme e che ti informerò di ogni cosa che accadrà nella mia vita perché sarebbe proprio ipocrita da parte mia farlo visti i retroscena, tuttavia... sono disposta ad accettare il fatto che tu abbia una nuova vita e sono propensa all'idea di sentirci al telefono qualche volta. Piccoli passi. Conosco l'uomo che eri prima di tutto il casino che ci è successo e spero vivamente di rivederlo." Mi alzo in piedi, ho il cuore in gola e le mani sudate mentre aspetto che dica qualcosa. "Harrison." Darla poggia dolcemente una mano sulla spalla di mio padre che mi fissa, sembra in trans, ma è svelto a ricomporsi e annuire. Si alza e supera la scrivania per fermarsi di fronte a me. Guardandoci si possono notare piccoli dettagli che fanno capire il tipo di parentela che c'è, ho il suo stesso taglio di occhi e naso, la fronte spaziosa e il mento fine. "Averti abbandonata nel momento del bisogno sarà una cosa che non riuscirò mai a perdonarmi perché... sebbene il nostro sia stato un rapporto burrascoso, tu sarai sempre la mia bambina e l'amore della mia vita. Per questo, Chloè, ti chiedo perdono e sono pronto ad accettare qualsiasi tipo di cosa pur di sentirti." I suoi occhi sono lucidi, non piange ma mi attira in un abbraccio. Uno vero dopo tutti questi anni.
Faccio loro le mie congratulazioni e poi mi avvio verso la porta del suo ufficio.
"Chloè." mi richiama mio padre. "Sì?" mi volto nella sua direzione. "Quel poliziotto, Blake Sullivan, ti tratta bene?" domanda serio. "E tu come fai a sapere-" "Ho le mie conoscenze. Allora?" "Mi ama, mi accetta per quella che sono e sì, mi tratta bene." Lo guardo. Per un solo attimo ho pensato al peggio, ovvero mio padre che parla con Blake e gli dice quanto io sia inadatta, poco seria e tanto altro, poi mi rilasso perché se anche mio padre l'avesse fatto Blake lo avrebbe già mandato a quel paese e io lo avrei saputo. "Bene. Passa una buona giornata." "Sicuro. Buona giornata anche a voi." Mi chiudo la porta alle spalle e lancio uno sguardo all'orologio. Merda! Mi assicuro di aver letto bene l'orario e scappo in direzione della scuola elementare che si trova vicino al centro.

I miei tacchi si scontrano col pavimento freddo del corridoio, fisso l'ora sul mio cellulare e raggiungo le porte blu della palestra. Quando entro, col fiatone, quasi faccio scivolare il cellulare e il caricatore portatile dalle mani mentre mi affretto a raggiungere la seconda fila.
"Eccoti, finalmente!" bisbiglia Blake. "Scusate, c'era un traffico tremendo." Piagnucolo lanciando un bacio volante a Megan e Sandra. Accanto a loro c'è una donna e credo si tratti proprio della mamma di Low-Low ma non indago più di tanto. In fondo io sono lì per la mia principessa non per sapere altro. "Alex?" guardo Blake. Il moro mi pianta il suo cellulare in faccia dove vedo il viso di Alex chiaro e tondo. Agito la mano in segno di saluto e apro la videocamera del cellulare.

"Do un caloroso benvenuto a tutti i presenti di stasera! Io sono Miss. Lilien e il saggio di stasera segna la chiusura di un altro anno. Le bambine hanno lavorato duramente per questo spettacolo e non vediamo l'ora di sapere cosa ne pensate quindi... bando alle ciance e diamo inizio alle danze!" la donna bionda e riccia sul palco sorride mentre tra l'applauso del pubblico le luci si abbassano e il sipario comincia a spostarsi. So quanto Alex avrebbe voluto esserci a questo saggio ma fra pochi mesi sarà di ritorno e potrà godersi sua figlia giorno dopo giorno. Le bambine fanno il loro ingresso avvolte in un dolce tutù bianco, subito individuo Lauren e il mio cuore si gonfia d'orgoglio mentre osservo la mia bellissima nipotina abbassarsi, alzare le mani e sorridere. "Quella è la mia bambina!" Vorrei urlare ma mi trattengo e filmo ogni singolo minuto. Improvvisamente la musica diventa sempre più bassa fino a sparire del tutto, i suoni di scimmiette e elefanti che barriscono riempiono il palco confondendoci tutti, e poi le bambine esplodono! Si disfano nel tutù lanciandolo in aria mentre rimangono in maglia bianca e pantaloncini di jeans. Si muovono a ritmo di Roar remixata facendo impazzire il pubblico e beh, la sottoscritta. Blake lancia un fischio e poi avvolge i miei fianchi con il suo braccio.

Un'ora e mezza dopo Lauren è tra le mie braccia con in mano il cellulare di Blake intenta a parlare con suo padre. Me la sbaciucchio un po' facendola ridacchiare e beccandomi qualche borbottio da parte di Alex ma niente di più. Siamo a casa di Megan pronti per la cena – pizza – e la bambina seduta sulle mie gambe non fa altro che ricordare a suo padre di come ha ballato meglio di molte altre sue compagne.

Qualche ora più tardi Lauren si trova dormiente sul letto matrimoniale di Megan e io e Blake sotto casa pronti per dirigerci dal moro. Passo parecchio del mio tempo a casa sua eppure non mi è mai passato per la mente il pensiero di andare a vivere insieme. Credo sia ancora troppo presto e poi una coppia ha bisogno dei propri spazi. Certo, non credo gli direi di no semmai dovesse chiederlo – perché sono sempre molto coerente e razionale quando si tratta di Blake.

"Lo sai cosa?" Blake si volta nella mia direzione cogliendomi alla sprovvista. "Cosa?" domando confusa. "Ho proprio voglia di fare un bambino." Cosa?! La sua frase quasi non mi fa soffocare con la saliva. "Eh?" deglutisco sconvolta. "Immaginati un bambino tutto nostro, rossa. Con i miei capelli, il mio naso, i tuoi occhi e le tue labbra... oggi ti ho consumata con lo sguardo mentre ti guardavo giocare con Low-Low." Da quando sta con me non chiama più sua nipote Lauren e questo mi rende parecchio orgogliosa. "Ci conosciamo da sei mesi e tu vuoi già un bambino? Oh mio Dio, ti amo." Sbuffo una risata legandogli le braccia al collo. Giusto per restare in tema coerenza e razionalità, insomma. "Quindi ci stai, vuoi avere un bambino?" mi guarda con la speranza negli occhi e questo mi fa annuire come una stupida. "Con te vorrei pure un'iguana." Mormoro sulle sue labbra. "Ma fanno schifo, cazzo." Rabbrividisce. "Appunto." Appuro il mio concetto. "Bene, futura mamma, stiamo per concepire il nostro primo figlio." Mi solleva trascinandomi in camera da letto. "E chi ti dice che succederà stasera?" domando veramente curiosa. "Sono uno che fa strike al primo colpo. Non sbaglio mai." Mi concede un occhiolino facendomi ridere. "Lo spero per te." Lo avvicino fino ad unire le nostre labbra. E spero con tutta me stessa che lui abbia ragione perché al diavolo i sei mesi, l'inesperienza nel campo dei bebè e le critiche degli altri, sono pronta ad affrontare tutto con lui al mio fianco.

Fine.

Me: per me è sempre doloroso scrivere la parola 'fine', non credo mi abituerò mai e spero non lo facciate neanche voi. Perché fino a quando sarà doloroso l'unico rimedio sarà scrivere un'altra storia e io non ho in programma di fermarmi. Kisses.

-Anna.

Tied Hearts.Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon