19. Potassium

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Lewis in Francia ci mette poco a riprendere il controllo del campionato piloti mentre Sebastian finisce solo quinto.
Neanche il tempo per rimettere in ordine le idee che siamo di nuovo in volo, stavolta per l'Austria, perché prima del weekend di gara saremo impegnati nella visita alla sede della Red Bull.
Ogni team principal, con i rispettivi piloti, potrà scegliere di essere affiancato da un altro membro della propria squadra.
Sono lusingata che Maurizio abbia scelto me ma... immaginate quanta gioia riempie il mio cuore nel dovermi gettare nella gabbia del leone. Letteralmente.
Proprio quando avevo deciso di volerci stare il più lontano possibile.
Sta di fatto che la vera fabbrica della Red Bull Racing è a Milton Keynes, nel Regno Unito, quindi qui in Austria si limiteranno a mostrarci uffici simili a quello in cui lavoro io, ecco perché Maurizio ha richiesto la mia presenza. Carpire informazioni dai nostri avversari è di vitale importanza con questa situazione ravvicinata in classifica.
Penso che almeno dopo aver affrontato una settimana terrificante dal punto di vista mediatico e personale una gita in Red Bull sembrerà una passeggiata... o così spero.
Quando arriviamo al quartier generale dei Bulls comincio a desiderare di ritornare in hotel, perché dal parcheggio si nota chiaramente che sono già tutti lì.
Maurizio è al volante della macchina aziendale, con Kimi al suo fianco, mentre Seb seduto sul sedile posteriore insieme a me prova ad infondermi coraggio e voglia di vivere.
Io lo fulmino con lo sguardo.
"Almeno c'è Charles" riprova.
"Che splendida notizia"
"Oh no, di nuovi guai in paradiso!" esclama teatralmente.
Quando scendiamo dall'auto mi sistemo gli occhiali da sole sulla testa e procedo a passo sicuro verso l'ampio gruppo di persone al centro dello spiazzo d'ingresso. In Ferrari si cammina sempre con fierezza, mi ricorda la mia coscienza con una voce troppo simile a quella di papà.
"Facciamoci il segno della croce" commenta burbero Maurizio, facendo scappare un sorriso a tutti e tre. Il nostro team principal condivide la mia stessa voglia di partecipare ad eventi del genere.
"Maurizio! Ti fai sempre attendere!"
La voce di Horner fa in modo che tutti gli occhi dei presenti siano puntati nella nostra direzione ed io scopro, senza troppa sorpresa, di essere l'unica donna del gruppo.
Male, molto male sottovalutare le ragazze che sanno far funzionare una macchina da Formula Uno.
Veniamo assorbiti dalle chiacchiere generali ed io mi mantengo molto fredda, sull'attenti, nello stesso modo in cui mi sento dal caso mediatico scoppiato la settimana scorsa. E' come se dovessi continuamente difendermi da qualcosa o da qualcuno.
"Rilassati" – è la voce di Daniel mormorata alle mie spalle – "qua nessuno ti punta il dito, Marty"
Forse ha ragione ma il modo in cui piloti come Magnussen ed Hulkenberg mi guardano, come fossi un animale da circo, mi infastidisce terribilmente.
Per tutta risposta il pilota numero 3 si gira verso i due colleghi ficcanaso, fulminandoli con un'occhiata, e loro distolgono subito lo sguardo.
Così comincia la nostra visita negli uffici Red Bull.
Ho deciso di ignorare volutamente le presenze di una certa coppia di piloti, ma se con Max è più semplice del previsto lo stesso non posso dire di Charles, che proprio non ne vuole sapere di staccarmi gli occhi da dosso.
Sebastian e Kimi fanno in modo di avvicinarsi il più possibile al gruppo dell'Alfa Romeo, sgamabili come poche altre persone al mondo, e vedo il monegasco ringraziarli silenziosamente con lo sguardo mentre avanziamo per i corridoio tappezzati di blu.
Perfino Maurizio decide di intrattenere una conversazione con Vasseur, visto che è la Ferrari a motorizzare la loro scuderia.
"E' un tipetto complicato"
"Lo so"
Mi giro di scatto verso Sebastian e Charles, guardandoli accusatoria.
"Sono ancora qui, sapete?"
Loro mi rivolgono un sorriso innocentissimo e appena vedo le labbra del più piccolo piegate all'insù non posso fare a meno di rilassarmi a mia volta. Mi costa tanto ammetterlo ma mi manca terribilmente baciare quelle labbra.
"Speravo mi sentissi mentre parlo del tuo caratteraccio" bisbiglia Charles, affiancandomi.
Ormai ha capito fin dove spingersi, che parole usare, come approfittare di questo distacco. Sta imparando a giocare con il fuoco senza bruciarsi.
"Pensa un po' al tuo, di carattere" sbotto, senza essere realmente infastidita.
Marcus Ericsson fa vagare lo sguardo da me a Charles, come se per la prima volta notasse qualcosa di insolito.
"Non ho capito" esordisce il biondo, facendo ridere mestamente i miei due ferraristi.
Il giro prosegue ed io non ho ancora individuato nulla che possa aiutare la nostra causa, in Red Bull sono stati bravi a nascondere le cose importanti.
Tra Christian che riprende continuamente Max e Daniel che fanno gli idioti e Lewis che si ferma a specchiarsi ogni cinque metri di muro giungiamo finalmente nella camera più interessante.
"E' una sala termica, qui testiamo il comportamento degli pneumatici"
Charles mi sta per dire qualcosa ma io rispondo con un sonoro shhhh!
La chimica ha la precedenza.
Mi avvicino ai vari set di gomme, scrutando da vicino le loro termocoperte. E' un gioco che Red Bull e Mercedes sanno fare molto meglio di noi, quello di usare le coperte per tenere in temperatura i pneumatici.
Certo, noi li gestiamo meglio in gara – anche perché li gestisco io – ma uno spunto in più non sarebbe male.
Cosa fanno di così miracoloso queste termocoperte? Devono rivolgersi ad un componente particolare inserito nella miscela.
"L'ossido di zinco..." mormoro tra me e me, controllando le temperature impostate.
L'ossido di zinco è il materiale più diffuso nella gomma per garantirne la vulcanizzazione, cioè forza ed elasticità. E' molto semplice lavorare termicamente con lo zinco quand'è allo stato solido e poi la sua presenza è molto omogenea nello pneumatico.
Faccio un sorrisetto soddisfatto, ecco scoperto il segreto del gioco. Lancio uno sguardo d'intesa a Maurizio: abbiamo fatto bingo.
Lewis lancia uno sguardo torvo alle supersoft, come se esse possano realmente percepire l'ondata di odio.
"Stupide gomme" sibila.
"Il mondiale di prima mi puzza di vecchio" si mette a canticchiare Daniel, intonando il motivetto del Principe Di Bel Air, facendo sbellicare dalle risate praticamente tutti i presenti comprese le Mercedes.
Questo ragazzo è un genio.
"Sul serio ragazzi sono un tormento... Marty perché non ci illumini un po'?" mi chiama in causa l'inglese, con un'espressione angelica più finta del culo di Nicki Minaj.
Bel tentativo, Hamilton.
"T'illuminerò appena le nostre gomme saranno davanti alle tue sotto il podio" rispondo con ostentata sicurezza, facendo alzare un coro di fischi d'approvazione.
Questa brucerà un pochino.
"Amo questa ragazza!" esclama Daniel, ridendo, mentre ci spostiamo verso un'altra sala.
Il mio sguardo però si sposta su Charles quasi in automatico: lui mi sta fissando con il sorriso appena accennato e gli occhi che brillano.
I ragazzi hanno deciso di soprannominarlo Ocean Eyes con tutte le buone ragioni del caso.
E' come se volesse dirmi qualcosa ma come al solito rimane in silenzio, facendomi morire un po' dentro.


***


Quando il sabato sera ritorno in albergo sono letteralmente logorata da tutte le interviste che ci hanno voluto fare – in cui le domande scomode si sprecavano – e dalla qualifica, dove le Mercedes ci hanno letteralmente tartassato.
Non bastava Lewis, adesso ci si mette anche Valtteri.
Inarco un sopracciglio quando vedo un cartone di pizza poggiato sul mio letto, rigorosamente proveniente da una pizzeria italiana, ed una felpa dannatamente familiare.
Sopra c'è un foglio mezzo strappato su cui frettolosamente qualcuno ha scritto:
«Ho capito che non c'è competizione tra me e il cibo. Ne ho rubato un pezzo, scusa. Mi manchi tanto, spero di mancarti anch'io. In tal caso ti ho lasciato la mia felpa. PS. Vorrei che fosse tutto più semplice»
Il firmatario, naturalmente, è Charles. Mi sorprende che abbia questa voglia di fare dopo aver ricevuto cinque posizioni di penalità alla partenza.
Potrebbe esserlo, penso. Potrebbe essere semplice se tu ammettessi che mi ami!
Mi stringo nella sua felpa dell'Alfa Romeo, di un rosso più scarlatto rispetto a quello della Ferrari, e lascio che il suo profumo impregni il mio letto.
Vorrei potermi accontentare, fregarmene che sia amore o qualcos'altro, ma ormai ho preso la decisione: se voglio Charles, voglio davvero tutto di lui, compresi i suoi sentimenti.
Le cose a metà a me non sono mai piaciute.
Eppure, quando di domenica pomeriggio mi sorride luminoso dopo aver agguantato il nono posto, io mi scopro ancora più innamorata di lui.
C'è una differenza sostanziale tra Max e Charles e si vede soprattutto dopo i risultati raggiunti in gara. Oggi l'olandese ha vinto la gara e da quel momento per lui non è stato importante nessun altro al di fuori di se stesso.
Per Charles questi due punti sono come una vittoria ed è come se guardandomi, così felice, me lo mostrasse.
"Guarda, ho fatto una grande gara, sii fiera di me ti prego" urlano le sue iridi grigie.
"Sei stato bravissimo" dico.
Nessuno può sentirmi, nemmeno lui che si trova nel box di fronte, ma mi vede mormorare queste parole e di rimando continua a sorridere. Sono il suo trofeo.
Vorrei tanto correre tra le sue braccia, baciarlo davanti a tutti e dirgli quanto cazzo è stato bravo a rimontare mezza griglia.
Abbasso lo sguardo. So che questo momento arriverà.
Per fortuna anche in casa Ferrari c'è da festeggiare.
Entrambi i nostri ragazzi sono sul podio che, nonostante la vittoria della scuderia casalinga, risplende di rosso.
Il vero tripudio è avvenuto nei nostri box durante la gara.
"Bottas fuori ragazzi, ripeto, Bottas fuori! Problema al cambio!" urla Maurizio nelle cuffie, facendo gongolare un po' tutti noi.
Il fatto che la Mercedes debba ritirare una vettura per un problema tecnico ha dell'eccezionale... ma quando poi il ritiro diventa doppio festeggiamo come se avessimo vinto.
"Hamilton si ritira!"
"Ma che dici? Impossibile"
"Perché, le Mercedes possono anche ritirarsi da un gran premio?"
"Ragazzi è vero! La pressione del suo carburante l'ha fottuto!" esclamo, al settimo cielo. Non c'è niente da fare, la chimica è più stronza del karma e per fortuna sembra girare dalla nostra parte.
Alla fine della gara ci ritroviamo nel garage del Cavallino Rampante a fare il trenino e ballare Occidentali's Karma, mentre Seb s'improvvisa cantante senza neache capire cosa sta dicendo.
Fanculo, la vetta del mondiale è ancora nostra.

Chemistry | Charles LeclercWhere stories live. Discover now