35. Bromine

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In realtà la magia di Los Angeles dura poco ed io, dopo la mia notte da Cenerentola, sono pronta ad affrontare la fine della stagione e il ragazzo più complicato che abbia mai conosciuto.
Quando Kimi alza il trofeo del primo posto, al Gran Premio di Austin, mi vengono le lacrime agli occhi.
Non credevo avrei mai visto Iceman correre ai box per spruzzare con lo champagne l'intero team, compresi Seb, la sottoscritta e Maurizio.
È in mezzo al paddock, completamente sporca e appiccicosa di alcool, con i vestiti attaccati addosso, che incontro Charles.
Per lui è stata una gara da dimenticare dopo il ritiro.
Non so perché ma mi sento piccola piccola sotto il suo sguardo, come una bimba che ha appena fatto una marachella.
Lui però sorride perché nota quanto sono felice per la squadra.
"Scusa, mi dispiace tanto per il tuo ritiro, sono una brutta persona a festeggiare davanti a te?" mormoro mordicchiandomi il labbro, i talloni che dondolano sotto il mio peso.
Quello sguardo.
Charles mi rivolge quello sguardo meraviglioso, unico nel suo genere, che non ho mai ricevuto da nessun altro in vita mia.
Mi guarda come se fossi io a farlo respirare ad ogni ora di ogni giorno.
Prima credevo di provare lo stesso. Respiravo per Charles.
Ora ho capito.
Posso respirare senza Charles, ma non voglio farlo.
"Torna a casa con me" dice soltanto.
Io non rispondo ma provo senza successo a nascondergli un mezzo sorriso.
"Non puoi sistemare sempre tutto così"
"Il nostro amore non ha bisogno di essere sistemato, è ancora qui, dove è sempre stato"
Papà mi ha sempre insegnato a fidarmi del mio istinto.
La cosa che quasi mi innervosisce è che il mio istinto continua a dirmi di fidarmi di Charles nonostante tutto ciò che è successo.
"Ci vediamo a Monaco" mi limito a dirgli.
Non è un sì e non è un no.
Peccato che di mezzo ci sarà un'immensa settimana in Messico...!

***

Non sono una tipa a cui piace tergiversare ma speravo che questo weekend di gara in America non finisse mai.
Il Messico è stato generoso con noi ferraristi con questo secondo e terzo posto che hanno riacceso molte speranze per il prossimo anno.
Tutti gli occhi però sono puntati su Lewis, matematicamente campione del mondo 2018.
Pensavo che sarei stata più amareggiata di così ma so che se lo merita – è stato il pilota migliore sulla macchina migliore.
Anche Charles si è preso molti applausi, concludendo al settimo posto dopo la delusione statunitense.
Tornare a Monaco invece mi spaventa.
Il paddock è la mia comfort-zone, dove tra il team, il lavoro ai box e le interviste so sempre come evitare Charles.
Ho Seb e Kimi, tutti i miei amici piloti e spesso e volentieri le loro fidanzate.
Montecarlo invece è letteralmente il fuoco incrociato.
Quando torno nella capitale del Principato l'aria comincia ad essere veramente gelida.
Spalanco le ante dell'armadio davanti a me e noto avvilita che gli scatoloni che dovrebbero contenere i miei maglioni invernali sono desolatamente vuoti.
Li avevo già portati nella nuova casa.
Alzo gli occhi al cielo, è come se il cosmo mi stesse mandando un segnale. O forse è semplicemente sfiga.
So solo che il tempo per procrastinare è terminato e dopo aver avvertito Charles con un messaggio rapido salgo in macchina diretta alla casa che abbiamo acquistato insieme.
Essere in questo posto mi provoca una dolorosa stretta al cuore: è la casa che avevo sempre desiderato.
Il nido d'amore perfetto per cominciare la mia vita con Charles.
Sapevo che venire qui sarebbe stata una pessima idea, accidenti.
Busso il campanello ma nessuno si degna di venirmi ad aprire.
Seriamente? Mezz'ora fa in un messaggio mi ha scritto che era in casa.
Charles ha la rara capacità di provocarmi istinti omicidi nello stesso tempo con cui Lewis guadagna una pole position.
E fidatevi, Lewis va molto veloce.
Recupero la mia copia delle chiavi da una delle piante in cortile – certe abitudini non cambiano mai dopotutto, sapevo fossero lì senza che nessuno me lo avesse detto.
Quando entro trafelata dentro casa, pronta ad urlare contro Charles, noto che tutte le luci sono soffuse ed una scia di fiori prosegue lungo il corridoio.
Rose gialle.
Il cuore comincia a martellarmi prepotentemente nel petto. Cammino anche se mi tremano le gambe.
Ho paura di sapere cosa troverò alla fine del corridoio o forse sono troppo felice di scoprirlo.
Nella camera da letto che avevamo scelto insieme s'interrompe il cammino di petali ed interi boccioli di rosa formano la scritta «Ti Amo» sul parquet, contornata da varie candele.
Mi accorgo di aver iniziato a piangere quando una lacrima calda raggiunge il mio mento. Sono lacrime di gioia, forse sono lacrime stupide, perché a 21 anni nessuno dovrebbe trovare così speciale una sorpresa da adolescenti diabetici in casa propria.
È che Charles ha sempre compreso i miei bisogni più grandi: normalità, semplicità, amore.
Spunta dalla cabina armadio con quel suo sorriso timido, i capelli sempre disordinati sul davanti e le mani che si muovono frenetiche. È emozionato anche lui.
"Charles io... non so cosa dire" balbetto, tirando su col naso.
"Non devi dire niente. Vorrei che ti sedessi qui" - dice indicando il letto - "e che mi ascoltassi"
"No... non voglio" trovo il coraggio di dire, scuotendo la testa.
Le lacrime scendono copiose sulle mie guance. Ho così tanta paura che le sue parole mi facciano tornare sui miei passi e soffrire nuovamente, ma allo stesso tempo il mio cuore batte così forte d'amore per Charles che sembra voler esplodermi nel petto.
Mi sento compressa tra due sensazioni inconciliabili.
Charles mi prende il viso dolcemente, ma con forza, e poggia la sua fronte contro la mia.
Il mio respiro prende il ritmo del suo e piano piano comincio a calmarmi.
"Ascoltami, Martina. Se non ti fidi più di me, se pensi che il nostro amore non possa avere futuro, lo capisco. Hai ragione e non ti biasimerò in nessun caso. Ma non voglio avere rimpianti, sono un pilota, lotterò per te fin quando ne avrò la possibilità"
Parla chiaro, Charles, per la prima volta dopo tanto tempo.
Ogni parola che scandisce mi mozza un po' il respiro.
Una mano mi sfiora il viso mentre l'altra mi cinge le spalle, come se volesse sostenermi.
"Ho sbagliato. Ho commesso un errore, un madornale errore. Mi sono fatto carico di scelte che spettavano anche a te e ho preferito scappare piuttosto che affrontare la situazione. Sono stato un vigliacco egoista"
Le parole non mi escono ma so già cosa gli direi. Gli direi che è vero, ha sbagliato, ma nessuno può giudicare chi è spaventato dai propri sentimenti.
"Queste settimane senza di te mi hanno fatto capire che c'è qualcosa di più importante della Ferrari, del mio passato, delle mie paure. Sei tu, sei sempre stata tu. Ho bisogno di te nella mia vita Marty, ho bisogno di vederti ogni mattina dall'altro lato del letto, ho bisogno del tuo caffè di sabato mattina nei box. Io voglio te, soltanto te. Voglio dei bambini con te, voglio un matrimonio con te... voglio questa casa con te! Sarei profondamente bugiardo se ti dicessi che sarà facile. Non lo sarà, neanche un po'. A volte a Maranello ci vorremo scannare, altre volte i giornalisti ti accuseranno di favoritismo. Ci sarà da combattere. Ma ora ho capito che se si tratta di te posso farlo, posso affrontare qualunque cosa pur di non perderti. Se mi dai il tuo cuore giuro davanti a Dio che me ne prenderò cura"*
Tutto intorno a me si fa ovattato e non vedo nulla, oltre a Charles.
Vedo i suoi occhi e dentro ci vedo me, come ho sempre desiderato vedermi.
Vera. Amata. Rispettata.
Perché il passato dovrebbe avere importanza quando posso avere tutto questo?
Sono stanca di aspettarmi sempre il peggio.
"Martina...? Dì qualcosa, ti prego"
È il momento di vivere, vivere davvero.
Lo slancio che prendo per lanciarmi tra le braccia di Charles per poco non lo fa barcollare.
Le nostre labbra si cercano voraci, fameliche, e lo spoglio liberando con forza tutto il desiderio che sto soffocando da troppo tempo.
"Non smettere mai di amarmi" mormoro affannata mentre mi sovrasta con il suo corpo contro il materasso soffice.
"Nemmeno tu"
"Non ci sono mai riuscita"

Chemistry | Charles LeclercWhere stories live. Discover now