34. Selenium

6.5K 263 12
                                    

È lunedì sera, a Montecarlo diluvia, io ho appena finito di lavorare al computer dopo una mattinata infernale in ufficio e la solitudine è un mostro che mi divora.
Charles non si fa sentire da ieri quando mi ha lasciato un lungo bacio silenzioso prima di prendere il volo di ritorno da Suzuka.
Con il suo ritiro e tutte e due le nostre Ferrari giù dal podio, la gara in Giappone è stata decisamente da dimenticare.
Mi sono arresa all'idea di dover scegliere qualcosa da guardare tra le nuove uscite di Netflix.
Prima o poi dovrò trovare il coraggio di andare in quella casa per prendere dei vestiti, il mio armadio è quasi vuoto.
Sto sospirando per la noia quando un clacson dannatamente familiare mi fa sobbalzare.
Sbircio dalle persiane: nel vialetto di casa mia c'è una Porsche Panamera blu, la macchina preferita della mia persona preferita.
Afferro il cellulare e compongo il numero di Charles.
«Ti porto in un posto» mi dice appena il cellulare smette di squillare.
«Ma piove»
«È un posto al coperto»
Mi infilo dei jeans e un maglioncino alla velocità della luce e scappo sotto le goccioline di pioggia.
Charles si limita a sorridermi e mette in moto, mentre io smanetto con la radio per portarla su qualche frequenza italiana.
Il silenzio che c'è nell'abitacolo – interrotto solo dalla musica in sottofondo – è pacifico ma ormai comincia a starmi stretto.
"Penso... che dovremmo parlare beh, sai, di quello che è successo a Suzuka" trovo il coraggio di dire.
Charles scala la marcia senza distogliere lo sguardo dalla strada.
"Lascia che siano i miei gesti a rispondere per me"
Le sue parole mi colpiscono così non aggiungo altro.
Charles vuole rimediare e vuole che la cosa sia abbastanza evidente.
Quando parcheggia la macchina sono trascorsi appena venti minuti di tragitto, siamo al centro di Monaco, non lontano dal tracciato cittadino.
È una zona residenziale, con palazzi molto alti che ospitano numerosi appartamenti.
Il paesaggio così ordinario mi sorprende più di quanto una vista mozzafiato avrebbe potuto fare.
"Che hai in mente?" gli chiedo, indagatrice.
Charles mi sfiora il dorso della mano con la sua. Le sue dita non smetteranno mai di essere bollenti contro le mie, perennemente congelate.
Lo seguo in uno dei tanti condomini della zona, mentre l'ascensore ci porta al quinto piano sono divorata dalla curiosità.
"Sai che non potrai ignorare le mie domande per sempre, vero?" gli chiedo un po' indispettita, mentre attendiamo che qualcuno venga ad aprirci la porta dell'interno 13 fuori al quale siamo in attesa.
"Charles!" lo richiamo visto che lui m'ignora ma le parole poco carine che avevo in mente mi muoiono in gola appena compare sulla soglia di casa una versione di Leclerc più piccola e tenera.
"Ehi fratellino, buon compleanno!"
Rimango immobile, pietrificata, mentre Charles abbraccia allegramente suo fratello Arthur.
"Lei è Martina, l'amica di cui ti avevo parlato" mi presenta, con un tono abbastanza eloquente.
Non mi sfugge l'occhiata significativa tra i due Leclerc.
Stringo la mano di Arthur impacciata, masticando un "tanti auguri" tra i denti.
Il primo sentimento che cresce in me è la rabbia, per quanto io provi a nasconderla.
Ma che cazzo, Charles?!
Nel bel mezzo di una crisi esistenziale congiunta nella quale nessuno dei due sa se sia il caso di rimetterci insieme lui pensa bene di portarmi a casa a conoscere la sua famiglia?
Mi trattengo dal gridargli addosso solo perché non voglio rovinare il compleanno di Arthur, lui non ha colpe.
Entrando nell'ampio appartamento mi vengono presentati di seguito Lorenzo, il maggiore dei tre fratelli Leclerc, con la sua fidanzata e una carrellata di amici.
Tra di loro c'è anche Andrea Fuoco, un altro pilota della Ferrari Academy che avevo già avuto il piacere di conoscere a Modena, e qualche celebre nome delle categorie minori come il figlio di Alesi.
Noto con immenso sollievo che almeno la madre dei ragazzi non è qui.
"Rilassati, non c'è motivo di essere così tesi" mi sussurra Charles, tra un sorso e l'altro di Coca Cola.
Mi giro verso di lui allibita.
"Quando credo di capirti tu combini qualcosa di inspiegabile"
"È la festa di compleanno di mio fratello e io ho deciso di portare un'amica, tutto qui"
Mi chiedo se certe volte Charles faccia il finto tonto di proposito o proprio non capisca.
In verità ho poco tempo per arrabbiarmi con lui visto che la maggior parte dei presenti, anche quelli che vedo stasera per la prima volta, mi assorbono in conversazioni molto piacevoli e disimpegnate.
Nessuno mi tratta con circospezione, senza voler indagare sul perché sono stata portata qui.
Posso essere solo Martina ed esserlo come piace a me, senza essere condizionata da chi mi circonda.
Se proprio vogliamo dirla tutta, Charles è la persona con cui interagisco di meno mentre siamo qui ma lui sembra perfettamente a suo agio, sempre sorridente.
Alla fine Arthur passa un bel compleanno ed io sono felice di aver trascorso una serata diversa con persone nuove e amichevoli.
Mentre il più piccolo dei fratelli Leclerc soffia le candeline Charles mi cinge i fianchi con un braccio.
È questione di qualche istante, il tempo che gli applausi generali finiscano, ma per quel brevissimo lasso di tempo io mi sento di nuovo a casa.

***

"Perché mi hai portato alla festa di tuo fratello?"
Mi decido a chiedere alla fine del viaggio di ritorno, fuori al vialetto di casa mia.
Prima non ho avuto il coraggio di spiccicare parola mentre lui guidava.
"Pensavo che dovessimo imparare a volerci di nuovo bene prima di amarci"
"Io non avevo mai smesso" replico quasi immediatamente.
"Nemmeno io" mi risponde deciso, le mani ancora salde sul volante.
Ci scambiamo una lunga occhiata ed io mi chiedo se sia il caso di baciarlo, qui ed ora.
I nostri visi si avvicinano e io sto quasi per cedere al suo meraviglioso profumo quando quel poco di lucidità che mi è rimasta mi ricorda che casa mia è costantemente presa di mira dai paparazzi.
Sospiro sfiorandogli la guancia con le labbra prima di allontanarmi. So che lui non me ne sta facendo una colpa.
"Sogni d'oro Marty"
"Buonanotte Charles"

***

"Ragazze, seriamente, credo che per me questo sia davvero troppo"
"Ma Marty deve essere troppo, questi sono gli States!"
L'urlo entusiasta di Nicole squarcia il cielo stellato di Los Angeles, seguito subito dalla risata di Jemma.
È solo giovedì ma io sono già approdata negli Stati Uniti perché secondo le mie amiche avevo bisogno di un momento al femminile per distrarmi dal lavoro e da Charles.
Come dar loro torto?
Mio padre ha ancora diverse cose da farsi perdonare e il minimo che potesse fare era concedermi questo giorno di break.
Los Angeles ed Austin – sede di questo weekend di gara – non sono così lontane, soprattutto se posso raggiungerle con il jet privato di Nicole e Lewis.
Non è difficile per l'ex leader delle Pussycat Dolls trovare dei pass per l'evento cinematografico di questa sera ad Hollywood.
È il mio primo red carpet, intorno a me tutto sembra surreale.
"Evita i flash e sorridi" mi consiglia Nicole prima di aprire la sfilata, ancheggiando come solo lei sa fare.
"Ricorda: sei tu il sole" bisbiglia invece Jemma al mio orecchio. Scambiamo un sorriso.
Ho un vestito stupendo che nessuno ha dovuto scegliere per me, le stelle sulla mia testa brillano ed io mi sento bella davvero.
Forse, dopo tanto tempo, sono felice – anche da sola.

Chemistry | Charles LeclercWhere stories live. Discover now