Parte 16 ~ Il castello delle delizie

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La carta da lettere giaceva sul piano di marmo della scrivania a cui Psiche era seduto. Il candore del foglio era quasi accecante alla luce della mattina, ed era interrotto solo dalle venature dorate che lo percorrevano. Psiche rilesse le parole che aveva scritto a sua madre. Suonavano rassicuranti e sincere, e lui sperò che la donna non si preoccupasse troppo. Non era sicuro che a suo padre e ai suoi fratelli, invece potesse interessare la sua sorte. Immaginò suo padre affliggersi per il pretendente scappato e la perdita dei soldi di Prassitele. Non avrebbe dovuto fargli tanto male.

Erano trascorsi due giorni da quando aveva preso la sua decisione. Due giorni da quando aveva permesso al dio dell'amore di possederlo, di toccare la sua pelle e godere della sua bellezza. Non era pentito. In pochi attimi era passato dall'inferno della rocca di Kakia alle delizie di Eros.

Dalla finestra entrava l'effluvio di fiori che Psiche non aveva ancora imparato a distinguere. La luce calda portata dal dio Apollo illuminava e riscaldava la stanza che Eros gli aveva assegnato durante il giorno. In quel castello, a dire il vero, sembrava che non facesse mai freddo, né di giorno né di notte. Persino il pavimento di marmo non era gelido sotto i suoi piedi. Le tende di chiffon si muovevano leggere a schermare appena le pareti di cristallo. Viveva nel lusso, protetto agli occhi del mondo, ma non era quello il motivo per cui aveva deciso di rimanere. Fin da quando Eros gli aveva rivolto parole d'amore e lo aveva sfiorato, Psiche si era sentito come mai prima di allora: aveva assaporato una felicità sconosciuta. Sperò che anche sua madre lo potesse capire.

Prese il foglio da lui vergato, e lo inserì nella busta, poi suonò un campanello. Un servo si affacciò sulla soglia.

«Consegna questa, per favore. È per mia madre», Psiche gli disse.

Il servo annuì e scomparve lungo i corridoi. Da una parete che dava sul giardino, Psiche scorse Eros incedere lungo il sentiero che costeggiava un'aiuola tempestata da iris viola. Il sole baciava i suoi capelli dorati, mentre i suoi passi misurati ed eleganti sottolineavano la sua natura divina. Il suo volto era coperto dalla solita maschera di velluto rosso, la sua tunica candida oscillava appena mossa dal vento. A Psiche sarebbe piaciuto toccare ancora tutto il suo viso, e non solo al buio. Gli sarebbe piaciuto studiare ogni lineamento, imprimerlo nella sua mente. Ma quando Eros sollevò i suoi occhi smeraldo e li incatenò ai suoi, Psiche capì che era già pago di tutto e non poteva chiedere di più al destino. Chiedere troppo era peccato di superbia, e anche quello sarebbe stato punito dagli dei.

Eros scomparve, e Psiche ebbe un tuffo al cuore. Sentì una mano posarsi sulla sua spalla.

«Sono qui», Eros disse, «ti ho spaventato?»

Psiche scosse la testa. «Devo ancora abituarmi a tutto». Posò la fronte sulla sua e sentì le braccia di Eros stringerlo. «Ho inviato una lettera alla mia famiglia per dire loro dove sono e che non si devono preoccupare».

«Hai fatto bene. Vieni, adesso».

Dove?, lui avrebbe voluto domandare, ma si fidava istintivamente di Eros, come se la notte insieme li avesse uniti per sempre. Qualche volta si domandava se il dio non avesse usato una delle sue frecce e lui
ne avesse perso memoria. E anche se fosse? Non era felice prima di incontrare Eros e l'unica cosa che davvero gli mancava era poter mettere le mani su un pianoforte, studiare la musica.

Eros lo condusse lungo il corridoio ornato di anfore e dipinti, poi scesero al piano terra e sulla destra entrarono in una stanza a lui sconosciuta. Il castello era talmente grande che Psiche non aveva avuto il tempo di visitarlo tutto.

«Ho una sorpresa per te», Eros disse, aprendo la porta.

Davanti ai suoi occhi si aprì una stanza il cui pavimento era ricoperto da soffici tappeti, una delle pareti era ammantata di arazzi raffiguranti scene di musica e caccia. Un triclinio era disposto lungo un'altra parete, e su quella di fondo spiccava l'oggetto che Psiche desiderava: un pianoforte nero e lucido pronto per lui.

Amore & Psiche (gay story)Where stories live. Discover now