Parte 38 ~ Le nozze divine - Epilogo

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Ed eccoci al gran finale di questa particolare rivisitazione di Amore & Psiche. Grazie a chi ha letto, stellinato e lasciato commenti. Vi sono grata del vostro tempo e appoggio ❤️💞

I petali di rose, simbolo di amore eterno, e dei gigli, simbolo di amore puro, erano sparsi ovunque sul pavimento di marmo del palazzo delle delizie, il giorno del matrimonio di Eros e Psiche.

Era stato Eros a domandare Psiche in sposo, una notte, mentre abbracciati accanto alla sonora fontana dall'acqua limpida, godevano della bellezza delle stelle.

«Voglio che tu sia mio sposo a tutti gli effetti, voglio che la festa venga celebrata da tutti gli dei», Eros gli aveva detto.

Psiche aveva sorriso, e aveva affondato il naso nell'incavo del suo collo. Gli bastava questo per essere felice, la sincerità, la vita insieme. «Se lo vuoi, accetto».

Psiche osservò la sua tunica ricamata di oro, e ricordò il primo giorno in cui era entrato come dio nel palazzo. I suoi sentimenti erano gli stessi che gli avevano regalato estasi e tormento quando era un uomo, e gli mancava il senso di superiorità degli altri dei. Nella sua testa era ancora un umano. Il giorno in cui Eros lo aveva preso tra le braccia e si erano uniti in un dolce amplesso non gli era sembrato vero di poter vedere alla luce del sole il volto del dio dell'amore.

«Sei pronto?», la voce di Afrodite irruppe nella stanza. Gli occhi attenti della dea, abituata alla raffinatezza e alla bellezza, lo scrutarono e si riempirono di soddisfazione. «È il momento, gli altri ti aspettano».

Psiche pensò con un misto di rammarico e rassegnazione che nessuno della sua famiglia avrebbe preso parte alla cerimonia. Erano stati distanti quando era un semplice umano e lo sarebbero rimasti adesso che era un dio. Aveva, però, la possibilità di andare a trovare sua madre, dopo, e lei era l'unica umana a cui gli dei gli avevano concesso di mostrare il suo volto divino.

Afferrò il rametto di mirto che Afrodite gli aveva porto, e insieme a lei scese le scale del palazzo di Eros. Gli dei erano in giardino, nella parte dove trionfavano le rose bianche e rosse e attendevano di assistere alla celebrazione delle nozze. Una dolce melodia si spandeva nell'aria, insieme a un profumo soave. Eros con le sue ali candide e spiegate, e una coroncina di mirto sui riccioli d'oro lo attendeva in piedi, accanto a una fontana che per l'occasione stillava ambrosia.

Gli occhi del dio dell'amore si illuminarono quando incrociarono la figura del suo sposo. A celebrare le nozze erano Dike, dea della giustizia, e la stessa Afrodite. Fu una cerimonia allietata dal vino di Bacco a cui, però, era stato vietato di abbandonarsi ai suoi eccessi. Si ballò e si suonò per tutto il giorno – Psiche si esibì al pianoforte con un pezzo scritto per l'occasione – fino a quando non comparirono in cielo le prime stelle. Fu allora che tutti vennero mandati via, a celebrare altrove.

Eros condusse Psiche nella loro stanza, lo spogliò e aspettò che si sdraiasse sulle lenzuola di raso.

«Manca poco», disse, accarezzando il suo ventre.

Psiche annuì, e, stanco, posò la testa sul suo petto. Poi portò le dita sul volto di Eros, gli piaceva accarezzarlo, proprio come faceva quando non lo poteva vedere. Non si sarebbero uniti quella notte, entrambi provati dal banchetto.

«Mi ami ugualmente, anche se adesso sono un dio?»

Eros scoppiò a ridere. «Ti amo e ti amerò qualunque cosa tu sia. E tu?»

«Ti amo, anche perché sei il dio più umano che conosca». Si strinse a lui, e lo sentì ridere. Quando la luna illuminò i loro corpi con il suo fascio argenteo, dormivano, liberi finalmente di amarsi.

Eros e Psiche vissero nel loro castello di delizie. A poca distanza dal banchetto nuziale nacque il frutto del loro amore, una bambina, a cui venne dato il nome Voluttà.

Amore & Psiche (gay story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora