Parte 18 ~ L'amore di un dio

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«Ti starai domandando perché mi sono presentata a te con il volto scoperto», Afrodite disse.

«Io...» Psiche balbettò, terrorizzato, si sentiva come il giorno in cui Prassitele gli aveva messo le mani addosso e in cui Eros lo aveva rapito.

Afrodite gli stava davanti e nessun ritratto di uomo poteva davvero rendere giustizia alla sua luminosa bellezza. Non sembrava, però, che tale bellezza fosse accompagnata da un cuore generoso.

«E così sei tu in persona», la dea continuò, «il giovane che osa sfidare la mia bellezza, il mio primato. Inginocchiati», gli ordinò.

Psiche non sapeva cosa fare. Dov'era Eros? Perché non veniva ad aiutarlo? Sentì una forza sovrumana piombargli addosso, costringerlo ad abbassarsi sulle ginocchia. Provò a parlare e solo con grande fatica riuscì ad articolare le parole: «Non ho mai voluto offendervi».

Afrodite fece un cenno con la mano e lo tacitò. «Dicono tutti così», il suo tono era imperioso, senza possibilità di replica. La dea sollevò il suo capo, afferrandolo per i riccioli color miele, fissò i suoi occhi nei suoi. «Sei solo un mortale e per mio figlio sei un capriccio. Non avrai mai la forza di volontà di rispettare i patti. Un giorno, ne sono sicura, solleverai la maschera dal suo volto...»

«Mai», Psiche la interruppe senza sapere dove aveva trovato il coraggio di farlo. L'aveva sfidata ancora e questa volta di proposito. Lo schiaffo che lo colpì in pieno viso fece cedere le ginocchia, si ritrovò a terra, contro il muro. Il sangue colava dalla sue labbra spaccate.

«Prima che tu ti dimostri un bugiardo, sarà mio figlio a stancarsi, non preoccuparti e spera, anzi, che avvenga questo: perché se sarai tu a infrangere la parola data, la punizione sarà terribile», Afrodite disse, e il sorriso era tornato a incresparle le labbra.

Uno scalpiccio di passi le fece votare il capo.

«Madre», Eros la chiamò, nella voce una nota di orrore e di rimprovero. Raggiunse Psiche e si inginocchiò accanto a lui. «Cosa hai fatto?»

Afrodite sostenne lo sguardo furente di suo figlio. «Ero passata a trovarti, ma poi mi sono ricordata che il tuo amante è qui e la curiosità di vederlo con i miei occhi ha avuto la meglio. Non fare quella faccia, caro».

Eros si alzò di scatto, le andò vicino e con voce rauca, un tono minaccioso che Psiche non gli aveva mai sentito, le soffiò in viso: «Abbiamo fatto un patto, credevo che lo avessi accettato. Ora sei pregata di andare via, uno dei tuoi amanti avrà certamente bisogno di te».

La pelle diafana di Afrodite si colorò appena, era capace di nascondere le sue emozioni. «Sì, sono attesa al mio castello e poi a una festa di Bacco. Tu non sei stato invitato, a quanto vedo. Nessuno vuole avere un umano tra i piedi». Rivolse uno sguardo sprezzante a Psiche, ancora per terra, e in una nuvola di profumo si volatilizzò.

Eros tornò a inginocchiarsi accanto al giovane. Gli prese il volto tra le mani. Psiche tremò, le sicurezze che si era costruito nel castello, credendosi al sicuro dalla cattiveria umana, si sgretolarono. Forse la cattiveria umana poteva evitarla, ma quella divina era ineluttabile. Era ancora il giovane schernito dai suoi fratelli, evitato dagli abitanti del villaggio, venduto da suo padre. Eros lo strinse tra le sue braccia.

«Sei la mia anima», il dio gli disse, poi passò una mano sulle sue labbra e il sangue sparì. Il dolore, però, gli martellava ancora il cuore e la testa.

«Forse dovrei andare via», Psiche disse con un filo id voce.

«Non essere ridicolo. Gli dei possono essere malvagi, ma qui con me mai nulla di male potrà accaderti».

Amore & Psiche (gay story)Where stories live. Discover now