|Capitolo 6|

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ATTENZIONE!: in questo capitolo è presente una scena che potrebbe urtare la vostra sensibilità, se non vi sentite di leggerla, siete liberi di saltarla (la indico tra gli asterischi ***) Ci tengo anche a precisare che non sto affatto appoggiando e consigliando ciò che ci sarà scritto. Grazie

                                Seokjin

«Ah cavolo!» grido frustrato, quando il sacco dell'immondizia cade a terra aprendosi. Sbuffo, prima di passarmi il dorso della mano sulla fronte, per spostare la ciocca di capelli che mi è ricaduta davanti per l'ennesima volta.

Da un paio di giorni il mio umore è pessimo, mi altero per le minime cose, urlando spesso contro i clienti. Questo porterà a un mio licenziamento sicuro.
Sbuffo ancora e mi piego sulle ginocchia per raccogliere tutto, mentre l'odore orrendo della spazzatura invade le mie narici, disgustandomi.
Inizio a raccogliere i bicchieri usati, i tovaglioli e qualsiasi tipo di cartaccia, ovviamente usando i guanti in lattice. Non avrò mai il coraggio di toccare i rifiuti senza protezione.
Quando termino, raggiungo il cassonetto della spazzatura e lo getto. È un vantaggio per il bar avere i cassonetti sul retro, così da non dover effettuare tragitti lunghi con i sacchi pesanti in mano.

«Giornata no?» dice una voce profonda alle mie spalle. Mi volto e vedo Namjoon appoggiato al muro, le mani nelle tasche della giacca di jeans e le sue fossette marcate ad incorniciargli il suo sorrisetto.

«Diciamo periodo» borbotto, mentre aggiusto la divisa ormai sgualcita.

«Ne vuoi parlare?»

«No grazie, ma tu che ci fai qui? L'entrata del bar è dalla parte opposta» mi tolgo i guanti e li infilo nella tasca del grembiule.

«Sono qui per te» fermo ogni mio movimento a quell'affermazione, rischiando di soffocarmi con la mia stessa saliva.

«Per me?» Punto il mio indice destro sul mio petto, mentre la mia voce trema per l'agitazione e l'imbarazzo.

«Esatto» accorcia la distanza tra noi, mantenendo sempre le mani in tasca.

«Perché?»

«Mi piaci e voglio conoscerti, e cosa più importante, piaci al mio lupo e io so di piacere al tuo. Perciò ci conviene stringere amicizia prima del tuo calore» dice tutto d'un fiato senza il minimo imbarazzo.

«Se pensi che mi concederò a te solo per gli istinti da lupo, ti sbagli di grosso» mi sposto e passo accanto al suo braccio, per raggiungere la porta d'ingresso.

«E se io volessi solo fare un po' di conversazione con te? Almeno voglio esserti amico» insiste lui, annullando così ogni mia intenzione di fuggire a quella situazione.

«Va bene, ma non penso che i cassonetti siano il luogo migliore-» inizio a dire, ma non riesco a terminare la frase che lui mi trascina dentro il palazzo, per poi tapparmi la bocca con una mano. Il suo corpo è schiacciato al mio, sento il suo respiro sulla guancia e la sua mano, a contatto con le mie labbra, non mi aiuta a mantenere la calma.

«Scusa» sussurra dopo pochi secondi, prima di allontanarsi di qualche centimetro dal mio corpo.

«Che è successo?» provo a guardare oltre la fessura della porta, ma lui mi precede per controllare.

«Erano dei cacciatori, stanno perlustrando la zona» si allontana ulteriormente, uscendo dal mio spazio vitale definitivamente.

«Che vuoi dire?» alla parola cacciatori, il mio corpo è stato attraversato da brividi d'ansia.

«Cercano le nostre tracce per ucciderci»

«In tutta la città?» come possono dei cacciatori addentrarsi in una zona così lontana dal centro? È vero, devono perlustrare l'intera città, ma di solito si trovano più licantropi verso il centro.

𝐔𝐧𝐞𝐱𝐩𝐞𝐜𝐭𝐞𝐝 - 𝐎𝐦𝐞𝐠𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞Where stories live. Discover now