|Capitolo 9|

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Jungkook

Il giorno seguente...

Esco di casa verso sera tardi, voglio fare una passeggiata per schiarirmi le idee e respirare un po' di aria fresca. Tossisco un paio di volte, prima di addentrami nel bosco vicino a casa mia. Fin da piccolo i miei mi hanno abituato ad orientarmi nel bosco, così da utilizzarlo a mio vantaggio in futuro.
Cammino una decina di minuti, pestando i rami spezzati e ogni tanto il fango ancora umido, a causa della pioggia di ieri.
È più di una settimana che non esco, dopo la visita inaspettata di Taehyung mi sono rinchiuso in casa, persino lontano dai miei genitori. Ogni tanto, prima di andare a letto, sono riuscito a scorgere la sua figura in mezzo agli alberi, ma mi ritiravo subito indietro per nascondermi.
Ho paura di parlare con lui, da quel che ho potuto constatare è un ragazzo gentile e dal cuore grande, tuttavia non sono pronto a relazionarmi con lui, anche se in realtà muoio dalla voglia.
In questi giorni sono andato avanti così, pensieri sconnessi e contrastanti, posti uno dietro l'altro al fine di darmi ragione da solo.
Non capisco quale sia lo scopo della mia mente, farmi impazzire?
Perché rendo tutto così difficile? Perché non riesco a godermi a pieno tutto ciò che la vita mi offre? Perché mi lascio consumare da quella sensazione asfissiante, dolorosa e continua all'altezza del petto? Perché le persone riescono a fare un passo avanti, mentre io rimango fermo allo stesso punto di partenza?
Mi sono lasciato sopraffare dal dolore più volte e adesso, cosa ho guadagnato?
Nulla, letteralmente nulla. Forse mi sono solo accorto di aver perso gran parte delle possibilità che mi sono state date. Nonostante io mi sia reso conto da tempo della mia situazione, non riesco a pensare alla felicità come ad una soluzione. Perché non ci riesco? Forse non me la merito. Non merito di avere qualcosa per cui non combatto, ma non ho la capacità e forse neanche la voglia di farlo.
Ormai mi sono rassegnato a questo stato di malessere, da cui non posso e da cui ho paura di uscire. È come una sicurezza. Se iniziassi a godermi la vita, chi mi assicura la felicità costante? Chi mi assicura che non soffrirò e non tornerò più allo stato di adesso? Non sono pronto ad affrontare tutto ciò, non ho il coraggio. Forse mi è più semplice rimanere nell'oscurità della mia anima.

Mi fermo dalla mia passeggiata, quando avverto un rumore provenire da destra in lontananza. Provo a sentire maggiormente e sussulto, non appena percepisco le voci dei cacciatori avvicinarsi al punto in cui mi trovo.
Inizio a correre dalla parte opposta, sperando con tutto il cuore di mettere più distanza possibile tra noi. Sussulto, provando a proteggermi in ogni modo possibile, quando il colpo di uno sparo rimbomba nell'aria.
Mi hanno trovato.
Corro più velocemente e noto finalmente le luci delle abitazioni, segno che sto per uscire dal bosco.
Decido di allontanarmi da casa mia, non volendo mettere in pericolo i miei genitori.
Corro a perdi fiato, cadendo persino su alcune radici sporgenti e scivolando sul fango.
Mi rialzo velocemente e, con il fiatone, schivo un coltello che hanno lanciato a destra della mia testa e avanzo ancora più velocemente, nonostante le mie forze mi stiano abbandonando.
L'aria fredda e umida si scontra violentemente con il mio viso, producendo un bruciore all'altezza del petto e della gola, dato anche dalla mancanza di ossigeno.

«Eccolo! Seguitelo» grida uno di loro, portandomi a lacrimare per il terrore, mentre i denti per la fatica.

Riesco a svoltare un angolo, per poi imbucarmi in una stradina e sbucare davanti a diversi negozi chiusi. Ci sono poche persone nei dintorni, solitamente in questa parte della città non c'è tanto movimento di sera.

«Dove è andato?» sento gridare in lontananza, inizio a guardarmi intorno alla ricerca di una via d'uscita. Non trovandola corro ancora, finché non vengo afferrato bruscamente da un braccio e spinto all'interno di un negozio.

I miei occhi sono sigillati per la paura, il mio respiro è talmente tanto affannato da coprire qualsiasi altro rumore e le mie mani congelate tremano. Il mio corpo è freddo, ma al tempo stesso ricoperto di sudore, i miei vestiti sono sicuramente sporchi e stracciati in alcuni punti. Le gambe e le spalle mi dolgono, le ginocchia bruciano per le ripetute cadute e sento un fuoco all'altezza del petto, dovuto allo sforzo della respirazione. Il mio stomaco è in subbuglio, sia per la fatica, sia per il terrore.

𝐔𝐧𝐞𝐱𝐩𝐞𝐜𝐭𝐞𝐝 - 𝐎𝐦𝐞𝐠𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞Where stories live. Discover now