|Capitolo 8|

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                               Seokjin

Due giorni dopo...

«Stai attento! Così rovescerai tutto!» mi rimprovera Minso, avvicinandosi in fretta a me per prendermi la tazza dalle mani in tempo.

«Scusa Minso, oggi ho la testa da un'altra parte» sbuffo, massaggiandomi le tempie.

«Solo oggi? Lascia fare a me» mi sposto dalla caffettiera e mi appoggio con il fianco al lavabo. A quest'ora non ci sono ancora molti clienti, perciò posso concedermi un paio di minuti di pausa.

«Da un po' di giorni, forse è per la stanchezza»

«Da quando la stanchezza è un'Alpha, bello da togliere il respiro e con due gambe da far invidia?» afferma, mentre ripulisce il mezzo disastro che ho combinato.

«Molto spiritosa» le faccio la linguaccia, portando lo sguardo da un'altra parte.

«Dico solo la verità. Dal primo giorno in cui me ne hai parlato, sembri sotto effetto di un incantesimo» penso qualche secondo alle sue parole, accorgendomi che in effetti ha ragione.
Pur senza volerlo, i miei pensieri finiscono quasi sempre su di lui.

«Non lo faccio apposta, ma lui è così...» provo a dire, ma vengo interrotto dalla mia amica, che con voce stridula prova ad imitarmi.

«Bello, affascinante, intrigante e misterioso? Sì, lo so» alza gli occhi al cielo, sorridendo leggermente per prendermi un po' in giro.

«Sono davvero così fastidioso?» mi imbroncio un po'.

«No tesoro, non lo sei. Mi chiedo solo perché tu non ti faccia avanti. Sei un uomo ormai, sai badare a te stesso, perciò perché non ti butti?» si avvicina a me, dopo aver consegnato l'ordinazione ad un cliente.

«Ho paura» ammetto, forse più a me stesso che a lei.

«Di cosa? Di un rifiuto? Non mi sembra il caso, dal momento che lui stesso ha insistito per conoscerti» inizia a pulire le stoviglie velocemente, facendomi cenno di raggiungerla.

«Non lo so» la aiuto, asciugando le tazzine e i piatti che lentamente si accumulano sotto il mio naso.

«Te lo dico io perché, hai paura di cambiare. Ti spaventa l'idea di trovare un compagno e di creare una famiglia» la pura verità mi arriva dritta in faccia come uno schiaffo.

«Oppure mi spaventa l'idea di non riuscire a prendermene cura» asserisco a voce bassa.
L'idea di creare una famiglia, senza avere le capacità per mantenerla, mi spaventa.
Che razza di genitore sarei?

«Se siete in due, vi aiuterete a vicenda. In ogni caso mi sembra un po' prematuro parlare di famiglia adesso. Puoi uscire con lui qualche volta e vedere come va, se non siete fatti per stare insieme ve ne accorgerete»
mi rincuora lei, asciugandosi le mani velocemente per poi passare a servire i prossimi clienti.

La sera stessa...
Sto camminando tranquillamente per le stradine che portano a casa mia. Sono distrutto, la notte dormo a fatica, dato che sono costantemente in pensiero per le mie risorse economiche. In più il lavoro mi sfianca e nonostante ciò, non guadagno mai abbastanza.
Sbuffo per l'ennesima volta, trascinando le scarpe sull'asfalto e tirando ancora più su la borsa sulla spalla.
Mi sento ancora più affaticato del solito, sto iniziando a sudare e questa maledettissima borsa non aiuta minimamente.
Arrivo fino al mio palazzo, ma mi blocco di colpo, quando vedo il proprietario davanti alla porta d'entrata. È da un paio di settimane che mi ha chiesto di incontrarlo, per discutere di una "questione importante", ma ho cercato in tutti i modi di evitarlo.
Mi faccio coraggio e cammino fino a lui, che subito si accorge della mia presenza e sorride tristemente.

𝐔𝐧𝐞𝐱𝐩𝐞𝐜𝐭𝐞𝐝 - 𝐎𝐦𝐞𝐠𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞Where stories live. Discover now