Prologo

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Intenta nel concludere il terzo capitolo della mia storia sorseggio un po di tè nero, dalla tazza rosa pastello che sta sopra al tavolo di legno lucido del bar.

Muovo le dita velocemente sulla tastiera del PC con lo sguardo fisso sullo schermo illuminato da una luce bianca, che tutti sappiamo che fa male agli occhi.
Togliendo gli occhiali da vista rotondi mi appoggio allo schienale della sedia.

In una giornata come questa ci voleva proprio una calmata con un tè.
Le piccole goccioline di pioggia cadono sul vetro delle finestre del bar per poi farsi una strada tutta loro.
Il mio piccolo stomaco brontola per la fame, visto che è da sta mattina che le mie cellule non si nutrono come si deve.

Raccolgo con massima delicatezza tutto quello che si trova sul mio tavolo per poi dirigermi alla cassa per pagare.
Jason, con il suo sorriso cortese mi dice il prezzo di tutto.

Esco con passo svelto verso l'appartamento che ho trovato in affitto per qualche mese.
Con la borsa in spalla e il cappuccio della felpa in testa entro dentro questo palazzo bianco invecchiato.

Salgo al terzo piano le scale di marmo grigio con l'odore di muffa che entra nelle narici.
Spingo con un fianco la porta mentre tiro la chiave dalla serratura.
Chiudo la porta alle spalle e tolgo le scarpe da ginnastica gialle.

Percorro il piccolo corridoio poco personalizzato di questo appartamento e vado in quella cucina dai mobili bianchi.
Credo che un buon piatto di verdure con due uova a occhi di bue andrebbe bene a pranzo.

Riempio un bicchiere d'acqua lo bevo, subito dopo mi metto all'opera.

Suonano al citofono.
Chi può essere all'ora di pranzo?
Ma chi mi conosce qui, in questa città?
Pulisco le mani sul grembiule che ho legato alla vita e vado verso la porta senza voglia.

-Chi è?- chiedo prima di aprire la porta.
Nessuna risposta.
Può darsi che è il ragazzo della posta.

Dall'altra parte della soglia un uomo alto e particolarmente elegante mi scruta con un sopracciglio alzato.
-Lei è...?- chiediamo all'unisono io e l'uomo.
-In realtà sono io quella che dovrà fare la domanda!- alzo anch'io il sopracciglio come lui aveva fatto prima, incrocio anche le braccia al petto.

-Scusa ma questa non e casa di Allison?-chiede notevolmente in imbarazzo.
-Guardi, non ho idea di chi lei sia, né chi sta cercando. Ma di una cosa sono certa, io mi chiamo Maisy non Allison!- concludo un po nervosa nei confronti della persona dinanzi a me, il quale ha disturbato la preparazione del mio amato pranzo.

Sul suo viso si nota lo stupore e anche l'imbarazzo, formando con le sue labbra carnose di colore rosee scuro un 'O' perfetto.
-Chiedo perdono! Non sa per caso dove si trova la signora che da in affitto questi appartamenti?- mi chiede con la sua voce da uomo.
-So solo che si trova in questo piano anche la signora, ma non esattamente quale degli appartamenti è! -alzo le spalle confusa.
-Ah...Grazie mille signorina Maisy. E stato un piacere conoscerla e mi scusi tanto per il sgradevole disturbo. -faccio un sorriso di cortesia.
-Piacere mio signor... -lui completa la frase dicendo il suo nome in modo molto raffinato.
-Dorofey... Dorofey Smirnov -mi porge la sua grande mano con quelle dita lunghe.
Un uomo dalla carnagione chiara, quasi pallida.
Un ciuffo riccio castano spettinato gli cade sulla fronte, i suoi occhi verde menta mi scrutano il viso. Una mandibola pronunciata coperta da un velo di barba ben curata, anch'essa castana
-Signor Dorofey, e stato un piacere anche per me. - mi sorride in modo gentile.
-Arrivederci raggio di sole. - mi fa l'occhiolino seguito da un sorriso che di sicuro era uno dei suoi migliori, facendo cedere ogni donna ai suoi piedi, ma non me.
-Ciao. - rispondo secca. Chiudo la porta quasi sbattendola, sbuffo per l'ignoranza della gente.
Mi derigo in cucina per riprendere quello che ho lasciato a metà.

Chissà chi è la donna che stava cercando?
La sua fidanzata magari, o forse la sua cotta.
Magari voleva inviatarla a pranzo fuori, vedendo anche com'era vestito elegante con quel smoking grigio che a lui stava a pennello.
Beata lei con quel pezzo di manzo che gli sbava dietro.

OK. Credo sia arrivato il momento di smettere di ficcanasare sulla loro vita privata.

Pero è un bel uomo.
Cazzo.

Basta!!!

Di sicuro e un riccone, figlio di papà.
Credo che sul mio nuovo personaggio del libro potro prendere da lui la parte estetica.
Chissà?!

Dorofey...
Dorofey Smirnov.

Devo proprio smettere di ficcanasare.

Mhmm... Dal nome sembra russo.

ESCAPEWhere stories live. Discover now