Quattro

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-Ecco a lei! -il signore dinanzi a me sorride. -Grazie cara. - si porta la tazza alle labbra.

L'odore di caffè, odore di dolci caldi, torte.
Tutti questi profumi al mattino mi fanno sentire bene.
Il caldo dell'ambiente, alcune persone mezze addormentate, alcune che sorridono e parlano insieme.

-Jason, due caffè, un cappuccino, due brioche alla Nutella, e uno alla crema. -lascio il piccolo foglietto sul bancone vicino a lui.
-Arrivano subito! - si gira per preparare il tutto.
Pulisco i tavoli dove la gente e già andata via e porto la roba sporca al bancone.

-Maisy... - mi chiama Jason dal bancone.
Corro a prendere quello che ho ordinato, per poi portarlo ai clienti.

...

La mattina di oggi è stata dura, ma divertente.
Vado nello spogliatoio per togliere il grembiule color caffè.

Prendo la borsa dentro l'armadietto grigio e tiro fuori il telefono.
Appena mezzogiorno.

-Ciao! Io vado, ci vediamo domani mattina. -saluto tutti con un sorriso.
-Hey Maisy... -prima di uscire dal bar Jason mi attira l'attenzione. -Anch'io stacco adesso. Ti va di aspettarmi cosi facciamo un pezzo di strada insieme. -sorride imbarazzato.

-Si, certo. -è un bravo ragazzo per il modo in cui si comporta con me.
Un ragazzo con grande voglia di lavorare ed è molto gentile.
Per quello che ho potuto conoscere in queste ore di lavoro insieme sembra una persona apposto.
Come direbbe mia madre.
Un ragazzo per bene.

Lo vedo uscire dalla porta marrone con uno zaino arancione in una spalla. Un maglione nero e i jeans chiari strappati un pochino sulle ginocchia.
-Eccomi. Andiamo? - annuisco.
Apre la porta per farmi passare e poi esce anche lui.

Per qualche momento rimaniamo in silenzio. Un po imbarazzante perché entrambi non sappiamo cosa dire.
-Allora, abiti lontano da qui? -chiede per rompere un po il silenzio.
-No. È molto vicino infatti. Quasi dieci minuti a piedi. Tu? - mi guarda con un sorriso molto tenero.
-Beh, di sicuro più lontano di te. Devo prendere il pullman. Dura tipo, venti minuti. -
-E tu fai tutti giorni questa strada? -lo guardo sospesa.
-Beh, ovvio. Mi serve questo lavoro. I miei mi hanno cacciato via di casa perché avevo iniziato a fumare. -mi dispiace un po' però. È un ragazzo tenero.
-Studi? - punta le sue iridi blu sulle mie marrone scuro.
-No. Non posso permettermelo per adesso. -ha lo sguardo in basso.
-Che cosa ti piacerebbe studiare? - i suoi occhi illuminano. Di sicuro starà pensando a quello che vuole studiare.
-Filosofia! -dice con un sorriso da ebete. Che tenero.
-Interessante. Io ho studiato psicologia, quindi un po di filosofia ho fatto. Era un corso obbligatorio, ma a dire il vero mi annoiavo. Poi ho mollato... L'ultimo anno. -guardo l'asfalto grigio nel quale ci sto camminando sopra.

Silenzio.
Di nuovo.

...

-Io devo girare qui! -indico l'angolo che mi porta al mio quartiere.
-OK. Ci vediamo domani. -mi da un bacio sulla guancia e va via sorridendo.
Scuoto la testa divertita e vado a casa.

***

Mi butto sul letto a peso morto.
Il tonfo della borsa che cade dal letto per poi toccare la terra si sente in tutta la camera.
Guardo il soffitto bianco.

Chi sto mentendo?
Ma chi sto prendendo in giro?
Sono ridicola.

Ogni cosa che faccio è inutile.
Ogni sforzo che faccio, ogni fottuto giorno, sembra inutile.
È tutto cosi inutile, ogni sera piango sotto il cuscino. Sto facendo un lavoro senza progressi, ogni sera penso sempre allo schifo.

Tolgo i jeans neri larghi e resto in maglione e slip.
Slego la coda di cavallo che mi teneva i capelli e le lascio cadere libere sulle spalle.

Vado in cucina e apro il frigo prendendo il vino rosso di scarsa qualità che ho comprato al supermercato due giorni fa.
Un bicchiere dalla dispensa e ne verso un po.
Uso un bicchiere d'acqua per bere il vino, niente calice.
Me ne fotto del Galateo e delle sue regole inutili.

Guardo fuori dalla piccola finestra il panorama di New York. Bevo un sorso di quel liquido rosso come il sangue.
Lo sento andare giù per la gola fino allo stomaco.

Bevo un bicchiere, e poi un altro che viene seguito da un altro, e poi da tanti altri bicchieri.
Fino che la bottiglia ne rimane vuota.

Alzo il bicchiere in aria, con davanti a me il panorama di questa nuova città.
-Un brindisi a New York! -sorrido parlando con me stessa. -Un brindisi a voi... nuova gente! -sorrido ancora.
-Un brindisi per la gente come voi! Un brindisi alla gente cattiva, un brindisi per quelli che ti usano, per quelli fanno finta di amarti. -un pizzico di amarezza mi punge la lingua nel dire quelle parole. -Un brindisi alla gente idiota... Come me...!!! -aggiungo alzando le spalle. -Un brindisi ai bugiardi, traditori, manipolatori. Un brindisi alla gente finta, un brindisi per loro con le doppie facce, e a quelli senza sentimenti... - mi trema il mento e il labbro inferiore.
Gli occhi pizzicano per le lacrime che vogliono liberarsi.
-Un brindisi alla gente sincera, scema e idiota... Come me... -bevo l'ultima goccia rimasta nel bicchiere. Lo alzo di nuovo in aria anche se vuoto.
-Un brindisi a te Mike, il mio ragazzo e un brindisi anche a te Julie, la mia migliore amica, forse una sorella... -rido anche se le lacrime escono dagli occhi come un fiume. -Un brindisi a Mike e Julie, vi auguro una bella scopata e siate felici. -questa volta la voce esce tremante.
Sento le forze abbandonare il mio corpo. Cado sulla sedia e appoggio la testa al muro. -Hahah... -rido con delusione, amarezza, tristezza. -Avete preso la mia felicità, allora... Spero che voi siate felici con quello che mi avete preso. -un lamento di malessere interno esce dalla mia bocca. Un lamento di un cuore spezzato, un lamento di un cuore sanguinante, il lamento di un corpo senz'anima.
-Grazie di aver fatto finta di volermi bene, di amarmi. E un infinito ringraziamento per avermi tradita. -lascio un sospiro stanco.

- GRAZIE DI TUTTO QUESTA SOFFERENZA... -urlo come una pazza ormai con il viso fradicio.
Le labbra bagnate dalle lacrime mischiate con la saliva.

Mando un grido dalla parte più profonda dell'anima che soffre.
Perché anche se ho bevuto una bottiglia di vino non riesco a dimenticare tutto ciò.

Fatta dall'altra gente sembra cosi facile.
Bevono per dimenticare.
È per quelli che bevono ma non riescono a dimenticare la loro fottuta vita di merda?

E per me che neanche l'alcol è riuscito a togliermi il dolore che provo dentro nel petto?
E per me che ho sofferto e soffro tutt'ora, che cosa devo fare per dimenticare?

Passati anni, ma e lo stesso, soffro come un cane bastonato.
Soffro perché alla gente non importa di me.

Chiedono sempre "Ma dove vai? Perche spendi i soldi in questi viaggi inutili? "
Davvero vogliono sapere dove vado?!

-Scappo gente. Corro via da voi che siete nati per far soffrire. Corro per paura. Corro perché non voglio piangere. SCAPPO. VOLEVATE SAPERE COSA FACCIO... ECCO... SCAPPO. -urlo fino a sentirmi stanca. -Scappo... -dico con un filo di voce e la gola che fa male.

Le lacrime non vogliono saperne nulla, escono libere.
Lascio il dolore uscire... Ma non vuole andare del tutto... No... Il dolore non né vuole sapere di andare via del tutto, neanche col tempo... Vuole stare lì per distruggermi poco a poco...

ESCAPEWhere stories live. Discover now