Dieci

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La città di New York è una meraviglia di notte.
Cosi tante lucine che ti sembra un altro cielo, sembrano stelle.

Stringo le spalle per il vento freddo che congela la mia pelle coperta solo da una maglietta leggera che uso come pigiama.
I capelli volano dalla parte del vento, portando alcune ciocche davanti agli occhi e sulle labbra.
Con l'indice cerco di togliere dal viso, con lo sguardo verso le luci accese.
Il colore blu scuro, quasi nero del cielo, è cosi profondo e cosi misterioso.

Quando sento il freddo diventare più aggressivo decido di entrare dentro e prepararmi una tisana calda e poi prenderò a scrivere qualcosa sul nuovo capitolo.

Ultimamente le giornate non sono state cosi monotone, per via della presenza di Dorofey due o tre volte alla settimana.
Chiudo la porta finestra che da sul balcone e anche la tenda rosa pastello.

Prendo il PC che avevo lasciato sul tavolo e lo appoggio sulle cosce appena mi accomodo bene sul sofà marrone.

Lo accendo e aspetto un po si aggiorni, è un po lentino, dovrò comprare un altro.
Il telefono vibra sul tavolo facendo un rumore assordante. Sbuffo e con la voglia pari a zero lo prendo.
Non ho voglia di parlare al telefono in questo momento. Voglio solamente scrivere.

Mike...

Senza capire premo il tasto verde, e rispondo con voce bassa.
-Pronto. -sento il suo respiro dall'altra parte della linea e subito sulla mia pelle si provoca un brivido. -Ci speravo che non rifiutassi la chiamata. -dal tono della voce capisco che sta sorridendo.
-L'ho fatto solo perché so bene che non ti sarai fermato con uno squillo. -mento a lui, ma non a me stessa.
Ho accettato la chiamata perché in realtà volevo parlare con lui.
Una parte di me, vuole ancora dare una seconda possibilità.

Sento che ride prima di parlare. -Come stai? -chiede e sento di nuovo il suo sospiro. -Bene. E tu? -con tutte le forze del corpo li faccio la domanda. E so benissimo che adesso è soddisfatto.
-Ora meglio. Che stai facendo? -.
-Sto scrivendo, e tu hai interrotto la cosa che più mi rilassa.
-Oh. Scusa. E che... Volevo sentirti... -chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro. Anch'io volevo sentirlo, però non potrò mai dirlo ad alta voce.

-Ah, bene. Hai qualcos'altro da dire, ho da fare. -cerco di riprendere un tono più freddo, per farli capire che non sono una ragazza facile, che quando vuoi mi butti e quando vuoi mi prendi.
-Girasole... Ti prego dimmi dove sei. Ti prego, voglio vederti... e parlare... e, e...chiarire. Ti prego. -l'ultimo lo dice in un sussurro e nessuno sa quanto io voglio dirli dove sono, ma non posso permetterli di rovianarmi di nuovo.
Non ora. Non adesso che ciò sto riuscendo. Non proprio quando sono cosi vicina ad essere felice nella mia solitudine.
-No, Mike. Mi fa piacere che mi hai chiamato, però finisce qui. Io e te non abbiamo niente da dirci. Niente si cui parlare. Quindi adesso lasciami in pace. Ti prego. -marco bene l'ultima parola, con un tono duro, come un rimprovero.

-OK! Va bene. Io... Ecco... Meglio che vada. Ti amo. -sento la sua voce prima di chiudere la chiamata.
Sento le ultime sue parole, anche se dette in un sussurro.
Io sono riuscita a sentire quelle parole, dette da lui, dopo cosi tanto tempo. Dopo due anni.

Chiudo gli occhi e lascio le lacrime scivolare sulla pelle delle mi guance. Il labbro inferiore mi trema leggermente, e dalla parte più profonda della gola, esce un singhiozzo. Uno di quelli disperati che l'anima urla per chiede aiuto.
-Perché? Perché Mike...? -lascio gemiti di dolore, dolore interno.
Dolore di quello che non puoi curare con un antidolorifico. Le ferite ancora fanno male, per quanto io riesco a nasconderle bene, queste ferite fanno male.

Stringo il telefono al petto e lascio un gridolino di frustrazione, doveva essere un urlo, ma non voglio dimostrami cosi debole davanti a me stessa.
Anche se non riesco a trattenere le lacrime e i singhiozzi, anche se sono un forte dolore al petto, anche se sento un cuore che batte senza forze e un anima che grida e urla dentro di me.

-Mike... -parlo tra i singhiozzi. -Mi stai distruggendo... Ancora... -mi corico sul divano e avvicino le ginocchia alla pancia, con il telefono ancora stretto al petto, mi sembra di stringere quelle parole dette da lui poco fa.
-Mi manchi... -dico e affondo la testa sul cuscino arancione e urlo, soffocando la voce, e liberando una parte di me, quella nascosta fin troppo in fondo. È cosi in fondo che sono riuscita a mentire a me stessa.
Sono riuscita a credere che non sto soffrendo, quando in realtà era solo una bugia.
Io sto soffrendo, molto.

Chiudo gli occhi e altre lacrime a fiume bagnano il cuscino.
In questo momento vorrei dimenticare tutto, voglio tornare bambina e giocare con le bambole nella mia camera rosa confetto, sopra il letto e il venticello che entra dalla finestra aperta.

Voglio tornare dietro nel tempo e non incontrare Mike. Vorrei cosi tanto cambiare quello che è irremovibile, quanto vorrei...

Lascio che la mente mi porti in un posto lontano, non so dove.
Lascio il corpo rilassarsi e libero la presa sul telefono.

I capelli sparsi sopra il cuscino e alcune ciocche appiccate agli occhi per via delle lacrime.

Lascio le palpebre chiudersi, sono cosi pesanti.

Sento qualcosa stingermi le spalle, come un abbraccio.
Mi giro per verderlo e due perle azzurre mi scrutano con dispiacere.

-Mike... -sussurro.

•°•°•°

Holaaa!.

Ecco a voi un capitolo bonus!
Amatemi❤❤😂

A presto e ditemi che ne pensate di questo capitolo.

Vi amo

ESCAPEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora