-No, tu stai scherzando! - rido facendo sentire la mia voce fin fuori dallo spogliatoio. -È vero! -insiste Jason con un sorriso divertito sulle labbra.
-Allora quell'uomo non è normale. -rido e Jason dopo di me.
Usciamo insieme dallo spogliatoio poi salutando i nostri colleghi che avevano preso il turno passiamo la soglia della porta del bar.Un fresco vento mi colpisce il viso e anche i capelli portandoli indietro.
Jason cammina al mio fianco e guarda davanti a sé in silenzio.
Piccole gocce di pioggia cadono sul mio naso all'insù facendomi alzare la testa verso il cielo.
-Sta piovendo! -le parole di Jason escono come un sussurro, parlando con se stesso.
Lo guardo e ha la testa china sulle sue bianche scarpe da ginnastica.
-Vuoi venire e pranzare da me? -chiedo con un sorriso sul volto.
Gira la testa di scatto verso la mia direzione puntando i suoi occhi nei miei. -Non vorrei disturbare! -timidamente mi regala un sorriso sincero. -Ma che disturbo! -lascio un leggero schiaffo sul suo braccio.
-Grazie! -si guarda di nuovo le scarpe....
-Che cosa ti va? Hai qualche voglia particolare? -chiedo alzandomi dalla sofà marrone del salotto dove si è accomodato anche Jason. -Non voglio metterti in difficoltà, però io sono vegetariano. -le sue guance si tingono di un leggero rossore che mi fa sorridere.
-Ah beh, allora siamo in due. -sventolo la mano in aria e rido. -Wow, non sapevo! -. -Sono molto le cose che non sai di me, ma con il passare del tempo ci conosceremo meglio. -dico comprensiva.
Lo vedo ancora molto timido.Entro in cucina e mi metto a preparare il pranzo. Una pasta all'arrabbiata e come secondo una frittata con le verdure.
...
-Hai una bella biblioteca! -Jason fa la sua entrata in cucina con una mano nella tasca delle jeans e nell'altra si tiene un libro che non riesco a distinguere da qui.
-Ah si? Uno di quelli è mio. -dico mescolando il sugo con la pasta.
-Ho visto. -alza il libro che aveva in mano in aria e con l'indice dell'altra mano lo indica. -Ho letto la trama. -si siede in una delle due sedie della cucina e appoggia il libro sul tavolo muovendo i fogli velocemente sovrappensiero. -Come ti sembra? -metto i due piatti di pasta sul tavolo insieme alle posate e i bicchieri.
-Molto intrigante! -si prende una forchettata di pasta e lo porta alla bocca. -Se vuoi puoi prenderlo. Te l'ho regalo, ho un altra coppia. -mi sorride timido e mi ringrazia....
Il resto del pranzo e passato a parlare del più e del meno. Delle cose che ci piacciono e quelle che non ci piacciono.
Ho scoperto che anni fa faceva motocross, ma i suoi genitori non hanno voluto che praticasse questo sport, perché era pericoloso.
Ha vent'anni e non va in discoteca e roba del genere.
Adesso ha smesso di fumare. Non vuole più tornare dai suoi genitori perché cosi si sente libero, anche se solo.Preparo due cioccolate calde e vado nel salotto, noto piacevolmente che ha già preso a leggere il mio libro. -Grazie. -prende la tazza fumante di cioccolato e ne beve un sorso dopo aver soffitto un paio di volte.
Vedo che si è sciolto un po.
Resto a guardare questo ragazzo che perso nella lettura sembra cosi spensierato.
La vibrazione di un telefono lo fa sussultare e mi guarda per capire di chi è la suoneria.
-È mio! -prendo il telefono che avevo lasciato sul divano vicino alle mie gambe.
Annuisce con la testa sorridendo e torna a leggere le pagine color avena.Sullo schermo c'è scritto solo il numero senza un nome.
Non ho idea che potrebbe essere quello dall'altra parte della linea.
-Pronto? -sento un sospiro e poi una finta tosse. -Chi è? -chiedo un po scocciata.
-Ciao... Girasole... -deglutisco rumorosamente. -Mi senti?! -chiede dopo un po che resto senza fiatare.
-Che cosa vuoi? -il mio tono diventa freddo dopo essermi ripresa e aver messo da parte le emozioni.
-Come stai? -la sua voce sembra strana, come se li importasse di me.
-Bene. -la voce esce più dura di quanto volevo. -Scusa se ti disturbo, lo so che non mi vuoi parlare... Ma volevo sapere come stavi, dove ti trovi... Ho bisogno di sapere. -ha una voce spezzata.
Mi mordo il labbro inferiore per non lasciare le lacrime libere.
Poi non sono sola.-Sono passati due anni Mike! -dico esausta. -E tu mi stai chiamando solo ora. -sento i nervi salirmi come delle fiamme.
-Lo so. E sono stato uno stupido. -prende un altro respiro. -Posso venire da te? Dove ti trovi? Cazzo Maisy, mi manchi. -parla così veloce che non ho avuto neanche il tempo di interromperlo.
-Non puoi venire da me. E non ti dico dove mi trovo. -alzo la voce attirando l'attenzione di Jason che alza subito gli occhi dal libro e mi guarda agrottando le sopracciglia.In pochi secondi e vicino a me che mi guarda con un espressione preoccupata. -Perché sei nevosa, Maisy... -chiede con una voce da cucciolo.
-Maisy, di chi era quella voce? -Mike dall'altro capo mi fa sussultare per lo spavento.-Jason non ti preoccupare è solo un conoscente, mi ha chiamato per chiedermi come sto! -faccio un sorriso che lui ricambia. -Un conoscente? Stai scherzando Maisy, dopo tutto quello che c'è stato tra di noi?! -sento l'irritazione nella sua voce ciò che mi da di più sui nervi.
-Senti qui Mike. Tutto quello che c'è stato tra di noi hai voluto tu mandarlo all'aria. Sei stato tu a rovinare tutto, quindi non venire a farmi in quinto grado per come ti presento alla gente. -sento il corpo andare in fiamme, con mano destra tocco i capelli continuamente, gesto che faccio sempre quando sono nervosa.
Sto per riattaccare. -Maisy, la prima cosa: Non riattaccare, ascoltami. La seconda: smettila di toccare i capelli. - chiudo gli occhi e stringo la mascella fino a farmi male i denti.
Sa ogni mia mossa e questo mi fa sentire male.
Sono stata io a lasciarli la possibilità di conoscere ogni parte di me.
-Perdonami. OK? -dice tranquillo. -È che ho sentito una voce maschile e poi te che gli hai detto che al telefono è una persona poco importante e... -lascia la frase a metà perché sa già che ho capito. -Lo hai scelto tu! -puntualizzo. -Dove di trovi? -chiede con fermezza.
-Non te lo dico Mike, non insistere. -mi sento stanca, non fisicamente, ma ho il cuore stanco.
-Maisy, so che sei a New York, ma dimmi dove, cazzo. Dimmelo. -alza la voce. -No! -secca e ben precisa anche in cinese lo capirebbe. -Sai che sarò la vero?! Sai che se voglio una cosa la prendo! -subito chiudo la chiamata e sbuffo.
Metto la mano tra i capelli esasperata.Vedo Jason che mi guarda perplesso e alzo gli occhi al cielo.
-Scusa per la scena in quale hai dovuto assistere. -mi siedo vicino a lui. -Non ti preoccupare è normale. Capita litigare con il proprio ragazzo no?! -fa un sorriso furbo alzando e abbassando le sopracciglia continuamente. -Che?! Mike? No! Ci siamo lasciati già da un paio di anni. -sventolo la mano come se la cosa non m' importasse minimamente.
-Ah? Vuoi dirmi il motivo? -chiede mettendosi comodo.
Sbuffo e lo guardo con gli occhi che si riempiono di lacrime. -Tradita! -mi mordo il labbro facendolo diventare rosso e alzo le spalle.
-Oh! Come lo hai scoperto? -non si mette ad abbracciarmi e per questo gliene sono grata perché se no sarei scoppiata in un mare di lacrime. -L'ho beccato a letto con la mia migliore amica. -asciugo le lacrime con il dorso della mano. -Porca troia! -. -Già... -guardò in un punto indefinito davanti a me. -E adesso che cosa voleva? -chiede indicando in telefono sopra il tavolo. -Volva sapere come stavo, dove mi trovavo. Voleva venire a parlare. È la prima volta che mi contatta in questo due anni. -metto le mani in grembo. -Dopo due anni si fa vivo e vuole chiarire?! -alza un sopracciglio. -Strano! -afferma dopo poco. -Già. -Strano...
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ESCAPE
RandomLa mia vita è fatta di carta e penna. Sono una scrittrice di romanzi. Scrivo libri d'amore che finiscono in una tragedia. Io credo nell'amore. Certo che esiste. Ma non può resistere fino all'eterno. Un giorno finirà. Il mio lavoro mi permette di via...