Diciassette

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Maisy

Respiro lentamente e tengo gli occhi chiusi per non piangere di nuovo.

La stretta sul mio corpo si fa più forte e in quel momento appoggio la testa sul petto dell'uomo accanto a me.

Muove la coperta arancione per coprire meglio le mie spalle e mi lascia un piccolo bacio sui capelli che in quel momento percepisco come la cosa più dolce che una persona abbia fatto per me.

È rimasto con me.
Dopo avermi vista, il mio viso - si vedeva che avevo appena smesso di piangere.
È rimasto con me, non voleva lasciarmi sola.
Perché lui mi capisce... Capisce ciò che si prova.

-Grazie. -sussurro con voce bassa sul suo petto. Mi stringe di più a se e mi accarezza la schiena da sopra la coperta.
-Pensavo ti fossi addormentata. -parla piano e alzo il capo per vedere le sue iridi chiare nella stanza buia.
-Non riesco a dormire, tu? -sorride leggermente e si passa la lingua sulle labbra.
-No, neanche io. -ammette e devo dire che la sua voce mi è mancata, le sue battute mi erano mancate e il suo fascino anche.
-Possiamo giocare a carte. - propongo e lui mi guarda leggermente sorpreso dalla mia proposta.
-Non sono tanto bravo. -porta una mano dietro al collo in imbarazzo e sorride quando vede che anch'io lo faccio.
-Neanch'io lo sono, ma dai così possiamo ammazzare il tempo. -annuisce e mi alzo per prendere il mazzo di carte dal cassetto vicino al letto. Accendo l'abat-jour per illuminare la stanza e inizio a distribuire le carte.

-Preparati che ti faccio secco. -dico fiera e lui ride guardandomi divertito.
-Ah... Beh, non ci vuole molto per farmi secco sai. -rido per la sua affermazione e iniziamo a giocare a Uno.

...

Rido ad alta voce quando lo vedo imprecare per l'ennesima volta, dopo l'ennesima sconfitta.
-Game Over. -dico divertita e lui mi lascia un occhiatacia che mi fa ridere ancora di più. Butta con nervosismo le ultima carte che aveva in mano, e mi guarda scocciato mentre io rido.
-Non è divertente. -appoggia la schiena alla testiera del letto e incrocia le braccia al petto aspettando che io finisca di ridere.

Non mi sentivo felice da un paio di settimane ormai, stavo sola nella mia solitudine a pensare alle cose che più mi hanno fatto male, e allontanavo le persone che solo mi facevano stare bene.
-Dai togli quel broncio, hai vinto tu la partita precedente. -dico a mi avvicino a lui e metto la testa sulla sua spalla grossa.
-Abbiamo fatto dieci partite e io ho vinto solo una. -dice e mi guarda leggermente innervosito. - Mi hai detto che non sapevi giocar bene. -dice guardandomi male e spostare gli occhi sulle carte in disordine sopra il letto.
-Non pensavo ci fosse una persona messa peggio di me. -alzo le spalle e scoppio a ridere quando mi guarda di nuovo male.

Addolcisce l'espressione ridendo insieme a me.
-Ho visto che hai barato. -dice dopo poco e sento la sua affermazione smetto subito di ridere e faccio una faccia da persona innocente.
Schiocco la lingua sul palato e alzo gli occhi al cielo.
-Solo alla prima partita. -lui alza un sopracciglio e con le braccia incrociate mi guarda come se lui sapesse tutto.
-Vabbè, solo in un paio di partite. -ha di nuovo quello sguardo e sposta gli occhi sulle maniche della mia felpa.

-Okay, va bene. -tiro fuori tutte le carte che avevo nascosto nelle maniche della felpa e alzo gli occhi al cielo. - Noioso. - sussurro e butto le carte per terra.
-Inutile che sfoghi la tua rabbia a quelle povere carte. -si avvicina al mio corpo molto più piccolo in confronto con il suo e mi attira a se dalla vita e appoggia il mento sulla mia spalla.
-Hai ragione devo picchiare te, così la prossima volta quando vedi che sto barando mi lascerai fare e non dirai nulla. Tanto anche per barare devi essere bravo. -dico e lo guardo divertita. -Ma neanche a barare se brava visto che io ho notato ogni tua singola mossa, e anche il modo come mi guardavi se ti avevo notata o meno. -scoppio a ridere perché proprio non ho visto che mi guardava.

Smetto di ridere lui mi guarda con un sorriso da ebete in viso, e gli occhi brillano di una luce mista di divertimento e ammirarazione, credo.
-Perché mi guarda in quel modo? -chiedo e asciugo una lacrima con l'indice.
-Perché sei bella quando ridi. -alza le spalle e sorride in modo molto dolce che mi viene ad abbracciarlo.
-Grazie. -dico leggermente in imbarazzo e gioco con le punte dei miei lunghi capelli.

Sento qualcosa di caldo, morbido e leggermente umido poggiarsi sulla mia guancia e capisco che sono le labbra di Dorofey, e sorrido d'istinto.
Ispira il mio profumo e mi lascia un altro bacio sulla mascella e poi altri baci sul collo.
Chiudo gli occhi beandomi delle sue attenzioni.

Le sue labbra vicino al mio collo accendono in me una sensazione quasi dimenticata con il tempo.
Chino la testa per lasciare più spazio alle sue labbra di esplorare la mia pelle e lo sento sorridere, lasciando un po' d'aria tiepida uscire dal naso e solleticare la pelle sensibile del mio collo.

La sua grande mano, che prima stava sul mio fianco ora tocca la mia guancia e i polpastrelli delle sue lunghe dita sfiorano la parte dietro dell'orecchio.
Mi gira lentamente la testa a destra, nella sua direzione per incastrare i nostri occhi, e quella bellissima luce che vedo accende di più il verde menta delle sue iridi.
I nostri visi sono troppo vicini, riesco a percepire il suo fiato sulle mie labbra e sposto gli occhi per guardare le sue roseè.
-Hai delle belle labbra. - soffia con la voce bassa e guarda le mie labbra mordendo le sue.

Sorrido e abbasso lo sguardo per trattenermi nel baciarlo subito adesso.
In men che non si dica lo sento...

Le sue carnose e umide labbra si posano sulle mie, e li muove lentamente, percepisco ogni singola cellula del mio corpo vibrare a questo contatto.
Muovo le mie labbra sinconizzando i suoi movimenti con i miei, lentamente e con una passione e dolcezza indescrivibile.

Ci allontaniamo entrambi per prendere fiato, e non posso non guardarlo negli occhi e lui sta facendo lo stesso.

Questo non doveva succedere assolutamente.

So che questa frase l'hanno detta in troppi, ma dico veramente che non doveva succedere.
Avevo deciso di stare lontana per un po' da queste cose - da queste tipo di emozioni. Avevo promesso a me stessa di prendere le redini del mio cuore per non deludermi di nuovo.
Perché so benissimo che non sopporterei un altra volta di crollare, non può succedere, non deve succedere.
Non me lo posso permettere.
Non un altra volta, non adesso che sto cercando di guarire, anche se lentamente.

La mano di Dorofey sta ancora sulla mia guancia e con il pollice fa dei disegni immaginari sulla mia pelle.
-Dovrei chiederti scusa. -dice dopo qualche minuto di silenzio e di sguardi intensi. -Non avrei dovuto... Non ora, per lo meno. -si stacca rompendo ogni contatto, anche quello visivo.

-Possiamo parlare domani. Ora però dormiamo. -mi stendo sul letto e sistemo la coperta arancione bene sulle spalle, girando così la schiena all'uomo dietro di me.
-Credo, che... Beh meglio che io vada. -sento il materasso muoversi segno che sta cercando di scendere.
-Dormi qui. Sta sera. -mi guarda sorpreso, ma non rifiuta, sistemandosi così dietro di me e stringedomi al suo petto tonico con il suo braccio forte.

-Buonanotte, piccola artista. -sussurra e sento il suo fiato caldo sulla pelle dietro il collo.
-Buonanotte, bad boy d'affari. - scoppia a ridere e non posso fare a meno che ridere anch'io.

Chiudo gli occhi e lascio che il mio corpo stanco e la mia mente distrutta riposino anche se per un po'.

Il braccio di Dorofey sta ancora stringendo la mia vita e questo mi fa sentire bene.
In un certo senso mi ricorda Mike, e questo non devo  proprio farlo.
Lui non è Mike, nessuno sarà Mike.

Mike è Mike.

ESCAPEWhere stories live. Discover now