Trenta

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Maisy

Chi l'avrebbe mai detto!
Che io Maisy Clark una volta scesa a New York avrei provato queste emozioni che per due interi anni non provavo.

Ho provato il buon gusto di bere un caffè in compagnia.
Ho mangiato latte e biscotti, il più buono preparato da Jason. La sua specialità.
Ho finito il libro in tempo record, e ho avuto la giusta concentrazione.
Ho lavorato con persone meravigliose in un posto meraviglioso.
Ho fatto nuove conoscenze e amicizie, che in nessun'altra città avevo fatto.

Chiudo lo zaino in pelle dopo aver messo dentro le ultime cose.
Guardo l'ora sull'orologio al polso, che segna le otto meno sette minuti.
Tiro fuori la valigia e guardo per un ultima volta il corridoio poco personalizzato di questa piccola casa che mi ero affezionata tanto.
Chiudo la porta a chiave e quando mi giro vedo già la signora Mariza già davanti alle scale dove l'ho trovata la prima volta.
-Ecco la chiave. Solo che l'altra coppia l'ho data ad un mio amico. Le lascio il suo numero così può chiamarlo per riprenderla indietro. -
-Va bene. -sorride prende la chiave in mano e si segna il numero sul telefono.
-È stato bello passare del tempo in questa casa. -dico e afferro la mia valigia per trascinarla verso le scale.
-Allora... Addio. -dice e mi guarda sorridendo.
-Addio. -dico a mia volta e scendo le scale lentamente per ispirare ancora per un po' l'odore di muffa e umidità.

Non mi ero mai affezionata ad una casa così.
Ad una città.
Forse è New York tale, è una città che ti affezioni facilmente.

Esco fuori e guardo dall'altra parte della strada il supermercato di Shadia, vado dritta per la mia strada e giro il capo alla mia sinistra e guardo il piccolo bar da dove proveniene una luce calda dalle finestre.
Dalla porta di vetro vedo il bar pieno di clienti che chiacchiera tra loro.

Un forte vento colpisce il mio corpo e subito mi stringo nel giubbotto girando la testa per guardare la strada e metto il naso dentro la sciarpa rossa di lana.
Tengo una mano nella tasca del giubbotto e con l'altra trascino la grande valigia che pesa più di me.

Ormai è buio, ad inverno è sempre così.
Il sole va via presto.
Non si vede neanche una stella e neanche la luna, sono coperte dallo spesso stratto di nuvole grigie.
La città è piena di gente anche se fa freddo, anche se è sera.
Questa è la città che non dorme mai, la Grande Mela.

Vedo cadere dei piccoli fiochi di neve che si sciolgono subito appena toccano l'asfalto umido dalla pioggia caduta una sera prima.
Sta nevicando.
Guardo il cielo con un sorriso da bambina.

Ma che bello guarda!
Ora che io vado via la neve inizia a cadere!
Ma grazie!

Guardo i vari negozi di vestiti, di oggetti antichi, e di altre cose, guardo i diversi fast-food o pure i piccoli ristoranti dove si mangia il sushi o il cinese.
Le persone che fanno un via e vai confuso e le voci vengono come il rumore delle api mischiato al rombo delle macchine e i motori.

Dopo un corto tragitto in piedi mi trovo vicino alla stazione del treno.
Vicino c'è piccolo centro commerciale, il parcheggio, e anche la stazione dei pullman.
Si sentono le ruote delle valigie che vanno e vengono, persone che si abbracciano e esprimono affetto.

Compro il biglietto per il treno delle nove di sera, il primo che Chicago.
Cammino lentamente per andare al binario tre, da dove tra pochi minuti passerà il treno che mi porterà lontano da New York.
Se penso a questa città, mi viene da sorridere. In tutti questi mesi non ho fatto altro che vivere tranquillamente, come voglio io.
Mi ha fatto capire molte cose, ho capito quanto io sono forte e quanto sono capace di gestire le situazioni.

In questa città ho scoperto nuove e belle amicizie.
Ho conosciuto Jason, che mi ha fatto sentire di nuovo la bella sensazione di raccontare a qualcuno i tuoi segreti e i tuoi pensieri più profondi e nascosti.
Lui con il suo viso ta prendere a schiaffi, con quel sorriso da ebete e quei occhi blu bellissimi e amorevoli.

ESCAPEWhere stories live. Discover now