Otto

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I suoi occhi verdi puntati sui miei in silenzio.
-Dorofey, stai bene? -chiedo stupita nel vedere un uomo elegante conciato in questo modo.
Alle mie parole sembra riprendersi, scuote la testa e si alza in piedi e pulisce i pantaloni pigramente.

Porta lo sguardo sulla mia figura guardandomi dall'alto.
-Em... Ciao. -dice in imbarazzo e allunga la mano, la afferro e faccio un sorriso strano. -Scusa per la mia comparsa in questo modo, non era delle migliori. -parla con la voce spezzata, nei suoi occhi leggo tristezza e stanchezza.
-Decisamente. Ma un motivo c'è se sei tornato. Ti posso aiutare? -infilo la chiave nella toppa e apro la porta.
-In realtà, si! -afferma grattandosi la nuca. -Prego, possiamo parlare dentro! -lo invito dentro e lui entra senza aggiungere altro.

Davanti ad una tazza di tè fumante al gusto di frutti di bosco io e Dorofey ci siamo accomodati nel divano del piccolo salotto.
-Se vuoi puoi parlare! -parlo tranquilla portando la tazza bianca alle labbra.
Lui mi imita e poi porta la tazza sul tavolo. -Ecco, questa era la casa di Allison, prima del tuo arrivo. -prende un respiro e si guarda introno strofinando i palmi sulle gambe sopra il tessuto dei pantaloni eleganti.
-Il giorno che ti ho visto in questa casa, ho pensato fossi una sua amica, ma poi mi hai rivelato che questa era ormai casa tua e non conoscevi nessuna Allison. -si ferma di nuovo e ora mi guarda negli occhi.
-Ero il suo fidanzato, stavamo per sposarsi, quel giorno ero appena tornato da Mosca, da un viaggio di lavoro. Sono venuto subito da lei, ma lei non c'era. -deglutisce rumorosamente e guarda le sue scarpe lucide. -Sono andato dalla signora che da in affitto questi appartamenti e mi ha detto che se n'era andata via e mi aveva lasciato una lettera. -smette di parlare e prende la tazza di tè. Come se quel liquido poteva portarli via la sofferenza.
-Ti stai chiedendo che cosa ci faccio qui, di fronte a te, dicendoti queste cose che non ti interessano... E si, hai ragione, ma ho bisogno del tuo aiuto. -aggrotto la fronte mentre lui porta gli occhi sulla mia figura fissandomi speranzoso.

-Che cosa posso fare, allora?! -chiedo tenendo tra le mani la tazza calda con all'interno quel liquido scuro.
-Questa casa mi ricorda lei, ogni angolo di questa casa mi porta i suoi ricordi. Non ti sto chiedendo di lasciare la casa, ma solo che quando avrò bisogno di sentire la sua presenza, non so... Magari potrai lasciarmi entrare in questa casa e restare un po. So che suona ridicola come richiesta e se non vuoi accettare capisco perfettamente, e solo che... Ho bisogno. Io amo quella donna anche se mi ha abbandonato due mesi prima del matrimonio con una lettera e due righe scritte con una biro dal l'inchiostro nero. -dice e riesco a notare sofferenza e rabbia nelle sue ultime parole.

Non molla il contatto visivo aspettando una mia risposta, con la speranza di essere positiva.
Chiudo gli occhi per un istante, non curante della sua presenza vicino a me.
-Ecco... E vero, è molto strano come favore, e a dire il vero non so cosa dire. Non so, se accetto, ti dovrò lasciare qui da solo a casa mia... -non riesco a finire che mi interrompe mettendo il palmo della mano davanti a me. -Nono. Ecco... Io ho solo bisogno di passare un po do tempo in questa casa. Non so se riesco a farmi capire?! -scrolla le spalle esasperato, non riuscendo a spiegarsi.

-Ti lascio il mio numero di telefono, cosi quando vorrai venire potrai avvisarmi, e ti lascio una copia delle chiavi, coso quando sarò a lavoro potrai entrare e non aspettarmi davanti alla porta. Come oggi. -in tutto questo monologo le parole scivolano tranquille. Porto di nuovo la tazza e bevo ancora un po do tè.
Mi guarda con un piccolo sorriso sulle labbra, ma con gli occhi che parlano da soli, per tutto quello che sta provando. -Grazie mille, sei molto gentile, Maisy. -il modo in cui accarezza ogni lettera del mio nome con la sua lingua mi fa respirare in modo pesante.

Quest'uomo ha un non so che, di affascinante.
Passiamo alcuni attimi in silenzio bevendo il tè in tranquillità.

Lascio il mio numero a Dorofey e lui mi chiama per farmi salvare il sui.
-Allora ciao! -dico appoggiata alla soglia della porta, invece lui di fronte a me, con le mani dentro nelle tasche e la testa china.
Quando alza la testa il cespuglio castano che ha nel posto dei capelli si muove.
-Ciao! Ci vediamo, Maisy. -di nuovo quel modo di pronunciare il mio nome, perdo un battito nel vedere il suo sorriso che prende forma, trasformandosi in una vera espressione di felicità, che però dura poco. -Grazie di nuovo! -gira i tacchi e cammino deciso, con ancora le mani in tasca.
Osservo la sua schiena, le sue spalle larghe, anche se la luce del corridoio è flebile e non mi aiuta.
Non entro dentro casa fin quando lo vedo girare a sinistra e scendere le scale.

Chiudo la porta pigramente e con passo lento vado in salotto per sistemare quel piccolo casino che si è creato.

***

Non sapevo che un uomo potesse soffrire cosi tanto per amore, ma oggi Dorofey mi ha dimostrato che anche i uomini più duri possono perdere la testa.
Vedendolo in quello stato mi è venuto in mente quella donna. Se ne andata, poco prima del suo matrimonio, chissà dove? Perché?
Chissà con chi?
Dorofey sembrava distrutto, i suoi occhi spenti, diversi dalla prima volta quando lo visto.

Guardo il soffitto bianco della mia camera, sposto gli occhi sulla finestra chiusa, con quella piccola tenda con piccoli girasoli.

È difficile subire un tradimento del genere, e Dorofey ne sembra distrutto.
Ma questa è passeggera, con il tempo tutto sembrerà più facile e più piccolo, ma non è il dolore che diminuisce, siamo noi che cresciamo.
Sembra come se stai scavando una piramide, ti sembra infinita.

La vita è cosi, crudele.
Io non volevo crescere cosi presto, ho ventitré anni, anch'io voglio avere una vita come tutte le ragazze della mia età, ma sono cresciuta mentalmente che anche se mi sforzo non posso comportarmi come loro.
Sono maturata con il passare del tempo, con i diversi viaggi, e anche la mia dipendenza a fatto il suo lavoro. Sto diventando una donna, che magari in un futuro riuscirò a fidarmi di qualcuno, potrò amare di nuovo e forse mi sposerò, avrò dei figli frutto del nostro amore, una casa tutta nostra e una vita felice.

Questo sarebbe una cosa bellissima, se fosse tutto vero o forse lo è?
La piramide della vita è troppo difficile da scavare, troppo alta e troppo grande, ma non possiamo arrenderci, è da deboli.

Il telefono sopra il materasso vibra in continuazione, lo prendo e vedo dei messaggi.

Messaggio da Dorofey: Ciao Maisy, scusa il disturbo, volevo ringraziarti per oggi e anche per l'aiuto che mi ha dato.
Dorofey.

Sorrido leggermente e subito digito un "Di niente, sono felice di aiutarti".
Apro l'altro messaggio da un numero che non ho salvato nella rubrica.

Massaggio da sconosciuto: Hey, piccolo girasole, come stai?

Messaggio da sconosciuto: Ti pregò rispondi, voglio parlare. Voglio chiarire, dammi un altra possibilità.

Messaggio da sconosciuto: Piccola, so che mi odi, ma ti prego. Chiamami quando vuoi o quando te la senti di parlare, ho bisogno. Si lo so, ti stai chiedendo perche dopo due anni, ma credimi quando ti dico che ho sempre voluto contattarti, ma non sapevo che dire, ora invece sono sicuro di ciò che voglio, e quello che voglio sei tu.

Messaggio da Maisy: Bravo. Hai risolto il mistero della tua vita. Io sono quello che tu vuoi, ma caro mio la domanda è: Sei tu quello che io voglio?

Mando il messaggio e non so per quale motivo aspetto la sua risposta.

Messaggio da sconosciuto: Ti farò cambiare idea, non sono più quel ragazzo immaturo di due anni fa, sono cresciuto.

Sorrido leggermente e chiudo gli occhi.
Conosco bene Mike, è troppo testardo per accettare la sconfitta, vuole avere ogni cosa, ed è questo quello che mi dimostra che non è cresciuto e cambiato per niente in questi due anni.

ESCAPEWhere stories live. Discover now