Nove

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Corro sotto la pioggia fitta che cade sulla mia schiena.
Impreco mentalmente per non aver preso l'ombrello che la responsabile mi voleva prestare gentilmente.

Non riesco a correre con tutta la mia velocità per via dei vestiti bagnati e le scarpe zuppe, che ad ogni mio passo fanno quel rumore vergognoso.
-Ah, Dio! -grido nervosa appena metto piede dentro ad una pozza d'acqua, bagnandomi ancora di più. Alzo la testa esasperata e comincio a correre ancora di più per arrivare a casa il più presto possibile.
Di sicuro prenderò un brutto raffreddore con tutta questa pioggia che mi è entrata nelle ossa.

Salgo le scale con il rumore delle scarpe zuppe d'acqua con un po di fatica. Tutta gocciolante cammino per il corridoio silenzio e in una delle tasche ai lati dello zaino di pelle tiro fuori la chiave per aprire la porta.

Nell'esatto momento vibra il telefono dentro la tasca della maglietta a maniche lunghe che ho indossato prima di mettermi la felpa. -Dio, aiutami tu! -alzo la testa al soffitto e lascio un gemito di frustrazione.
In una mano tengo lo zaino da una delle spalliere e con la mano dove ho le chiave tiro giù lo zip della felpa per prendere il telefono che si trova nella tasca del l'altra maglietta.
Sbuffo rumorosamente e tiro il telefono con un po di fatica e in modo impiccato.

Messaggio da Dorofey: Ciao Maisy. Ti disturbo se vengo a casa tua per un paio d'ore, 

Faccio un lungo respiro prima di rispondere con un "no, non disturbi." e decido finalmente di aprire la porta e entrare dentro.
-Oh, grazie a Dio! -lascio lo zaino per terra e tolgo le scarpe insieme alle calze bianche.
-Devo proprio fare la lavatrice con le scarpe. -dico sovrappensiero e chiudo la porta con un leggero calcio.

Con i piedi umidi vado in bagno e tolgo il resto degli indumenti zuppi e metti tutto nella lavatrice con un po di detersivo e ammorbidente alla lavanda.

Entro sotto la doccia calda e sento il corpo rilassarsi sotto il getto che punge la testa.
Mi e dispiaciuto un po per il ragazzo del bar che mi ha chiesto di uscire con lui stasera, ma non me la sentivo.
Era veramente un ragazzo carino, lo vedo quasi tutte le mattine che viene a fare colazione, e oggi mi ha chiesto di uscire. 
Il modo come me l'ha chiesto si sentiva benissimo che voleva amicizia, ma anche solo da amici non riesco. Il mio poi non era un "no" secco era di più "mi piacerebbe, ma oggi non posso. Sarà per un altra volta". Ci è rimasto un po male, ma il sorriso no è svanito, non si è scoraggiato.

Avvolgo il grande e bianco asciugamano intorno al mio formoso corpo. Modestamente.
Non mi ritengo una modella, ma ho delle tette abbondanti, una vita stretta senza pancia e un sedere sodo e tondo.
Mike ogni volta che andava in palestra prendeva anche me, anche per stare di più insieme, ma anche per farmi fare un po d'attività fisica.

Esco dal bagno appannato e caldo e subito sento l'aria fredda del corridoio colpirmi il corpo.
Con i capelli che gocciolano sul pavimento vado verso la porta di fronte - della mia camera da letto.

Apro la porta, faccio un sussulto quando noto la presenza di un altra persona conosciuta in camera mia. Seduto sul bordo del letto con i gomiti sulle ginocchia e la testa china tra le mani.
I suoi pantaloni eleganti sono leggermente alzati e si vedono le caviglie coperte da delle calze nere che spuntano fuori dalle scarpe lucide e eleganti. Strigno di più l'asciugamano introno al busto e con passi lenti vado verso il letto. -Dorofey, ti senti bene? -chiedo piano e metto una mano sulla sua spalla. Alza di scatto la testa come se solo ora si fosse accorto della mia presenza.
I suoi occhi hanno un verde scuro e attorno iniettati di sangue per il pianto. Le occhiaie scure sotto agli occhi e quest'ultimi gonfi.
-Sei messo male! -dico e mi siedo accanto a lui noncurante di trovarmi solo con un asciugamano davanti addosso. Poi abbiamo cose più importanti da pensare, più del fatto che mi trovo nuda nella stessa camera con uno sconosciuto.

ESCAPEWhere stories live. Discover now