Tre

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'- Credi davvero che io potrei innamorarmi con una come te? Ma guardati, sei ridicola. - solo sa sua voce suona nella casa vuota.
- Guarda come ti conci ogni volta che vieni da me. - indica lo specchio della sua camera.
Resto immobile. Le sue parole bruciano più di una lama fredda di un coltello che taglia la pelle calda.
- Non mi dire che hai dimenticato ciò che sei?! Se in caso te lo fossi scordato, sei una Puttana. - gli occhi pizzicano, ma non voglio piangere, non davanti a lui.
Mi guarda disgustato dalla testa fin ai piedi.
- Esci subito da questa casa sgualdrina che non sei altro e non farti più vedere. - prende i miei vestiti che erano buttati per terra da lui, qualche ora fa e me li lancia addosso.
- È ora fuori! - indica la porta con il dito.

Lo guardo per un ultima volta quest'uomo che mi ha portato sulle nuvole ogni volta insieme, ma che poi mi ha lasciato cadere dentro l'Oceano senza saper nuotare. '

Chiudo il mio notebook blu scuro e lascio la penna sul tavolo.

Mi è venuto in mente una parte del libro, e cosi prima che mi dimentichi decido di scriverle sempre in un foglio.
Quella sarà la parte più importante della loro separazione che porterà anche la fine del libro.

Mi alzo per dare una controllata all'acqua per la pasta.

Dal polso sinistro prendo l'elastico nero e lego i miei lunghi capelli che arrivano fino al fono schiena in una coda alta.

Butto il sale e poi anche la pasta. Il sugo al pomodoro è quasi pronto.

Apparecchio il tavolo per una persona e mi siedo per riempire la mia pancia.

***

-Salve! -entro nel piccolo bar poco distante da casa mia.
È un bel posticino con piccoli tavolini rotondi di legno e anche le sedie sono di legno chiaro con dei cuscini colorati.
Il bancone in legno con delle piante che appendono dal soffitto, e anche delle lampade tonde che illuminano il bar.
In fondo alla sala ci sono le scale di ferro che ti portano al soppalco, dove si trovano dei divanetti neri con tavolini in legno.

Vado dal ragazzo dietro al bancone.
Un bel ragazzo, capelli neri spettinati, occhi blu mare, alto e con un fisico sportivo.
-Salve! -mi saluta con un sorriso gentile, mostrando la dentatura con un apparecchio sottile.
Le da un aria tenera e dolce.

-Ho letto il foglio. Ho visto che cercate una cameriera. -dico e appoggio i gomiti sulla superficie pulita.
-Si! Solo se aspetta un attimo, chiamo subito la responsabile. -annuisco e lui sparisce dietro ad una porta con su scritto 'Staff'.

Dopo qualche minuto davanti a me fa la sua entrata una donna alta, dai capelli color miele lunghi lisci, un corpo magro e delle curve quasi invisibili sotto il suo tubino blu elettrico.
Un paio di tacchi a spillo suonano ad ogni suo passo.

-Salve, mi chiamo Samantha Smith e sono la responsabile di questo bar. -mi porge la esile mano.
-Salve, mi chiamo Maisy Clark, sto cercando un lavoro parte-time per qualche mese. -metto le mani nelle tasche posteriori dei jeans neri larghi.
-Ha avuto esperienze in questo campo di lavoro? - chiede accomodandosi su uno dei sgabelli neri del bancone.
-Si, ho lavorato come cameriera nel bar di mio padre, a Boston. Poi per vari motivi ho cambiato diverse città, e ho lavorato sempre nei ristoranti eleganti. E anche come barista in uno dei bar di lusso di Las Vegas per un anno. Ho fatto diversi lavori parte- time in questo campo di lavoro. -spiego in poche parole.
Mi guarda dalla testa ai piedi con curiosità per poi farmi un sorriso cortese.
-Posso chiedere la sua età? -appoggia il mento sul palmo e mi guarda attentamente.
-Ho ventitré anni, compiuti da poco. -non so perché, ma questa donna mi mette ansia.
Ho la gola secca e le mani sudate.
-Perché vuoi questo lavoro? -per un momento rimango in silenzio.

-Em... Mi serve un lavoro per la mia permanenza qui a New York, ho dei risparmi a parte, ma visto che non mi fermerò per molto in questo posto, mi serviranno più soldi. Non voglio chiedere nulla ai miei genitori. -alzo le spalle.
-Perché, dove sta andando esattamente? -ma un datore di lavoro deve fare questo genere di domande?
-Non mi piace stare per troppo tempo in un posto. -abbasso lo sguardo sulle mie scarpe gialle da ginnastica.
-Stai scappando perché hai un cuore spezzato? - alzo la testa di scatto.
-Come scusa? -inarco un sopracciglio scioccata.
-Sei una ragazza giovane che scappa per paura, una voce dentro di me mi dice che hai dato fiducia alla persona sbagliata. Jason fammi un tè verde per cortesia. -il ragazzo annuisce e va a preparare il tè.
Porta la sua attenzione su di me. -Allora ci ho azzeccato? -chiede con un sorriso divertito.
-Diciamo... Di si! -guardo in basso. -Mi sono fidata delle persone sbagliate. -non so perché sto parlando con questa donna che manco conosco.

-Ma questo non ti impedisce di fare nuove conoscenze, nuova gente, forse conoscerai gente buona. Forse questa volta sarà quella giusta. Dai una possibilità al mondo per una tua nuova possibilità di vivere. -porta la tazza rosa pastello sulle labbra per sorseggiare il tè.

Guardo un punto vuoto davanti a me. Forse ha ragione, forse questa volta è quella giusta.

No. Non è mai il momento giusto o la volta giusta. Ti useranno fino a quando li servi per poi buttarti. O anche peggio, sarai tradita dalle persone che più ti fidi.
-Non credo. Questo mondo è crudele, non si merita una seconda possibilità. -dico delusa da quello che mi circonda.

-Fai come ti pare. Ma se non dai una seconda possibilità a quello che ha sbagliato, come fai a sapere se lui si è pentito o no?! - alza un sopracciglio.
-Non mi importa saperlo. Non do una seconda opportunità per essere delusa di nuovo. Non posso fidarmi di nessuno, oltre me stessa. -lascio un sospiro stanca da questa discussione.

Lascia la tazza ormai vuota sul piattino. -Domani alle sei in punto. Jason ora ti farà vedere i spogliatoi, il bagno, e tutto quello che devi sapere.
In spogliatoio troverai il grembiule, non abbiamo un codice d'abbigliamento, ma vedi di evitare le magliette troppo colorate, corte o scollate. Anche se con questo freddo che fa fuori dubbito che le indosserai. -si alza con eleganza dallo sgabello e va via.
Nel suo ufficio credo.

Il ragazzo, dal nome Jason sorride. -Finalmente una collega donna, ci voleva una mano femminile in tutti questi uomini. -parla con entusiasmo.
Sorrido e lo seguo per andare a vedere l'ambiente.

ESCAPEWhere stories live. Discover now