Ventitré

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Dorofey

Chiudo le palpebra e massaggio le tempie con le mani.
Chi l'avrebbe mai detto che avrei dovuto lavorare anche per le vacanze natalizie.
Mi alzo dalla scrivania del mio ufficio, e cammino fuori da quella stanza per andare a prendere qualcosa da mangiare in cucina. È quasi ora di pranzo e oggi non ho fatto neanche colazione.
Vivo da solo a casa, ormai da anni, da quando avevo venti. I miei genitori hanno sempre guardato in me un esempio da dare per mia sorella, e lei è la persona che più amo al mondo. Ho cercato di fare questo lavoro per mio padre, era il suo sogno vedere suo figlio in campo alla sua ditta di vino.
Inutile dire che ho seguito il suo sogno e non il mio, ma non mi pento di ciò, quello che faccio so farlo bene, è ci metto impegno e volontà.

Apro il frigo e vedo alcune uova, delle verdure, penso di fare una frittata di verdure.

E la mia mente viaggia nel giorno quando abbiamo cucinato insieme, ha cercato di farmi stare meglio, e mi ha anche obbligato di mangiare. E la cosa mi è piaciuta molto.
Chiudo il frigo e afferro il telefono che ho in tasca, la chiamo.
Magari potremo pranzare insieme, è dal giorno di Natale che non la vedo - sono passati ben due giorni da allora.
Suona a vuoto, non risponde.

Credo non lo sente, magari si sta facendo un doccia...
Appena mi passa per la mente che lei magari si sta facendo la doccia, tutti i miei sensori perversi si accendono e pensieri vietato ai minori di trent'anni mi vengono in mente.
Quelle forme, che si bagnano dall'acqua, poi il suo seno che ho potuto sbirciare dalla scollatura del vestito l'altro giorno. Farei così tanti succhiotti sul suo seno grande.

Mordo il labbro inferiore pensando alle sue cosce, chissà quanto sono calde e accoglienti.
-Cazzo! -sento il pantaloni stretti e la mia intimità pulsare, per la voglia di uscire fuori.

Riprenditi, cazzo!

-Però mi ha baciato... -parlo tra me e me a vado velocemente a mettermi il giubbotto grigio pesante e le SuperStar bianche.
Non mi vesto quasi mai così, però oggi non ho voglia di mettermi vestiti eleganti, poi sto andando a comprare cibo da McDonald's e andrò da Maisy e pranzerò con lei.
Se lei fosse al corrente dei pensieri che mi faccio di sicuro mi sbatterebbe la porta in faccia.
Ma lei non lo sa, e poi fare dei piccoli pensierini non è peccaminoso.

Salgo in macchina, un regalo che mio cugino mi fece un anno fa. Lui è fissato con le macchine.

...

Salgo le scale di questo condominio che sa di muffa, fino a portarti il mal di testa.
Questo palazzo fin troppo familiare per me. A volte mi chiedo perché vengo qui, anche se ogni volta che entro da quella porta invecchiata sento una morsa nel petto.
Due mesi fa, sono venuto a trovare la mia futura moglie - ormai ex.
Mi aspettavo lei, con il suo solito sorriso sulla soglia della porta, non la vedevo da un paio di mesi, ero in Russia per lavoro.

Il cuore andava a mille, ero così emozionanto di vederla, ma al posto suo, nel posto dei suoi castani e mossi capelli, vedo una testa dai capelli color miele, con due occhioni marroni. Pensavo fosse una sua nuova amica, e non sapevo che fare quando mi confessò che era la nuova proprietaria.
Il mio pensiero fisso era quello di trovare Allison, non sapevo del suo trasferimento e al telefono qualche settimana fa non mi aveva parlato.
Insomma ero il suo futuro marito.

Pero adesso, Maisy da una sconosciuta e diventata una persona con un ruolo fondamentale nel mio stato d'animo.
È vero.
Lei mi ha aiutato molto nei miei momenti di crollo, sento ancora le sue dita quando mi asciugava le lacrime di disperazione e delusione.
Perché io amavo tanto Allison. Non posso dire che ora sono guarito del tutto, e che l'ho definitivamente dimenticata, perché non è vero. Però sto bene, sto meglio di prima, e la cosa non mi pesa molto. Quando mi sveglio al mattino e penso che andrò a trovare Maisy, mi sento sempre più felice.
Mi piace vederla e parlare con lei, ed è una visione osservarla mentre scrive sul suo PC, tutta concentrata con quella ruga in mezzo alla fronte.

ESCAPEWhere stories live. Discover now