1-Don't Call Him Baby

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Giovedì 17 Settembre.
Nel cuore della notte

Pov's Harry

Fa caldo. Terribilmente. Quel caldo che prima ti accarezza la pelle e poi diventa sempre più intenso e te la fa incendiare e sudare, rendendola luminosa e luccicante come il manto dell'acqua calma e cristallina all'alba.

Quel caldo che ti confonde le idee e ti fa perdere la testa non riuscendo più a definire i contorni che si stanziano di fronte a te. Mi Sembra di essere tornato in Africa e invece sono solo nel mio letto, aggrovigliato o per meglio dire, imprigionato dalle lenzuola di un colore troppo femminile, impregnato di un profumo che mi invade e brucia le narici ad ogni respiro e che riconosco non appartenermi. Ma ormai, cosa é rimasto di veramente mio? Forse il mio attico a South Kensington ma non la considero davvero una casa. Nessun posto è degno più di quel nome. Nessun luogo è sicuro e abbastanza distante dal mondo per riuscire a dissolvermi agli occhi di tutti.

<Ehi baby tutto ok?> La voce sensuale ma troppo squillante della mia compagna mi riporta alla realtà con la stessa delicatezza che può avere lo schianto di un vaso sul pavimento. I pensieri vanno in mille pezzi esattamente come i cristalli di vetro, ma nessuno li raccoglierà se non me ne occupo da solo.

Sbatto velocemente le palpebre con l'intenzione di riuscire a distogliere lo sguardo dal soffitto e tornare a dormire ignorandola, ma ormai mi ha notato ed è inutile nascondersi. È impossibile rendersi invisibili.

<Baby non riesci a dormire?> mi richiama con quel tono melenso che solo una donna veramente preoccupata può assumere ma che allo stesso tempo ti fa rivoltare lo stomaco.

Dio, io ho un nome, non riesco a capire perché non lo utilizzi invece che sprecare fiato ostinandosi ad attribuirmi questa stupida etichettina. Forse perché anche lei si dimentica il mio nome a volte come io faccio con il suo. Deglutisco il primo di tanti ragionamenti amari che mi aleggeranno per la testa durante la giornata e con un sospiro, forse troppo lungo e pesante, apro bocca.

<No tesoro è tutto ok, fa solo molto caldo, credo che andrò a farmi una doccia> Preciso mentre sgroviglio le gambe dal lenzuolo e tiro il busto quel poco che basta per assumere una posizione più dritta.

<Ma sono le tre della mattina baby>Non posso fare a meno che esclamare "nome del cazzo" tra me e me prima di trovare le parole giuste per contraddirla dolcemente. Sono un uomo di 1.80 centrimetri e passa e si ostina a chiamarmi come se fossi la sua puttana.

Digrigno i denti serrando la mascella, provando a trattenere una risposta scontrosa che mi costerà caro alla mia gastrite e mi sporgo in avanti per lasciarle un bacio sulla fronte senza destare sospetti inutili. Sono patetico lo so, ma non perfido. Almeno non con lei. Almeno non schiettamente.

<Lo so tesoro ma magari riesco a distendere un po' i nervi e riposare> mugugno forse troppo dolcemente, ma sembra funzionare perché annuisce non fermandomi.

<Uhm ok>

Mi sposto finalmente sul bordo del letto, provando a trasformare quella forza che mi teneva bloccato fino a poco fa in quella necessaria per alzarmi e per infilarmi le pantofole, ma prima di raggiungere il mio piccolo momento di libertà, lei si affretta ad appoggiarsi al mio braccio, pur rimanendomi dietro. La delicatezza con cui lo accarezza assieme alla schiena è la stessa della quale però mi sono innamorato, ma che ora mi fa solo venire la nausea. Sono nuovamente bloccato da qualcosa, ma ora è reale e fisica e non solo nella mia testa.

Con un bisbiglio leggero che insinua direttamente al mio orecchio ritorna a parlare. <Baby vuoi compagnia? Conosco diversi modi che ti aiuterebbero a rilassarti> sospira maliziosa e speranzosa.

Lost In Your Beauty||Larry Stylinson Where stories live. Discover now