14 - Furio Botina

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11 Ottobre 2002 (Quinta Parte)

Il paesino "non proprio sul litorale" si rivelò davvero complicato da raggiungere. Arrivati in stazione prendemmo un autobus che, con fatica, si arrampicò sulle montagne a ridosso del mare. Il viaggio durò un'estenuante ora e quando giungemmo a destinazione mi trovai davanti a un intricato borgo sulla cima di una montagna, le cui case e strade si intersecavano e intrecciavano come la tela di un ragno.

Nella mia mente un unico quesito prendeva piede: per quale motivo Sibilla e suo padre, Furio Botina, avevano abbandonato le montagne per quel posto?E forse la risposta a quella domanda era proprio sotto i miei occhi, poichè scesa dal bus mi ritrovai di fronte un'iscrizione che citava: "Triora - Paese delle Streghe".

Strabuzzai gli occhi di fronte a quel cartello comunale e mi voltai confusa verso Marco: - Che cosa significa?-

-Te l'ho detto che saremmo andati nel paese delle Streghe.- rise lui divertito.

Beatrice alzò gli occhi al cielo, mentre oltre al suo enorme zaino, teneva in mano la mia valigia e commentò:- Ti avevo avvertito che era un postaccio...-

-Ma com'è possibile?- chiesi stranita da quell'affisso che sembrava dichiarare l'assurdo, ma che sapevo bene potesse essere più che reale.

-E' una lunga storia...- iniziò il mio amico, passandosi una mano tra i capelli pronto a spiegare, ma la sorellina lo interruppe scocciata:- Marco stringi, abbiamo viaggiato per ore, siamo stanche e soprattutto affamate.-

Il biondino non fece caso alle sue parole e continuò: -Più che altro è una triste storia, nel millecinquecento questo borgo era un crocevia cruciale per i commerci tra il mare e...-

Beatrice a quel punto mise una mano sulla mia  spalla e con aria drammatica disse: - Vuoi sapere perchè questo postaccio è chiamato così? Perchè c'hanno ammazzato un sacco di gente durante la caccia alle streghe. Fine! Adesso andiamo a mangiare?-

Io guardai sconvolta prima lei e poi Marco che la guardava infastidito dall'interruzione:- Sei proprio una...-

Non seppi mai quale insulto stesse per rifilarle perchè con un sorriso diabolico Beatrice dichiarò:-... Bestia affamata! Andiamo?-

Vidi il mio amico sbiancare e arrendersi:- Bea ti prego....-

-Sì, sì...non darò nell'occhio fratellone.- scherzò lei e  i due presero a muoversi con sicurezza tra quei vicoli di pietra che a me parevano tutti ugualmente criptici e rassegnata li seguii.

Il borgo era decisamente antico, costituito da vecchie case in pietra, addossate l'una alle altre,  da cui spuntavano alcuni comignoli pericolanti. Il tutto era però intervallato da splendidi vasi fioriti: gerani, ortensie e rododendri spiccavano in un tripudio di colori, intervallati da freschi muri ricoperti d'edera. Immancabili erano i vasetti di aromi che spuntavano dai davanzali, prontamente innaffiati da alcune vecchiette che guardavano scandalizzate i leggins di pelle nera e le cuffie giganti della giovane lupa che camminava baldanzosa davanti a me.

D'un tratto la viuzza che stavamo percorrendo prese a scendere finchè la strada non si aprì in uno spiazzo a sprofondo su un burrone che conteneva al centro un pozzo in muratura, in disuso da decenni, ma che era ornato da diversi vasi di geranei dai mille colori e dimensioni.

Proprio in quella piazza, dietro il pozzo vi era un portone in legno ed una casa in pietra su due piani, ci fermammo lì davanti e Marco sorridendo disse: -Eccoci arrivati... Ca' Botina.-

Il mio sguardo prese a soffermarsi curioso sull'edificio: la casa della famiglia Botina, la casa dell'Egemone, la casa di Sibilla.  Non so se fu quello ad impressionarmi, fatto sta che percepii il suo ciondolo di neve farsi sul collo poco più tiepido e decisi di nasconderlo sotto la maglietta.

Wizard - The W seriesWhere stories live. Discover now