20 - Confessioni e S.B.(5)

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15 Ottobre 2002 (Terza parte)

- Nipote che ci fa Lei qui?-

Lo sguardo furioso di Furio Botina sembrava voler incenerire me e Marco, e mentre quest'ultimo si grattava l'orecchio nervoso in cerca di risposte, io provai a coprirlo confessando:- E' colpa mia!-

Gli occhi azzurri senescenti del nonno mi fulminarono e vidi lo sguardo posarsi sospettoso sul tatuaggio appena visibile sulla mia spalla. Dandomi della sciocca mi infilai la felpa per coprirlo e continuai: - L'ho seguito perchè ero curiosa di vedere dove lavoravate in questi giorni! Non avevo mai visto una fucina...-

-Questo non è posto per una ragazza! E' pericoloso, potresti ustionarti, ferirti!- mi riproverò lui.

- Ha ragione, chiedo scusa, vi lascio lavorare! Scusami ancora Marco!- e detto ciò mi dileguai quanto prima da quell'antro stregato, percorrendo di corsa la scala in pietra che riconduceva in paese.

Arrivai col fiatone sulla strada principale e da lì, senza fermarmi camminai per il sentiero che mi aveva insegnato Beatrice tra i boschi e  giunsi alla nostra radura sul torrente.

Assurdo.

Decisamente assurdo tutto quello che avevo visto e sentito in quella fucina. Capivo perfettamente le ansie di Marco e le sue preoccupazioni. Quello a cui non riuscivo ad arrendermi era la condizione di Stefano, che Marco l'ammettesse o meno, il suo sangue Botina c'entrava qualcosa in quel suo malessere. E se mai un giorno lui fosse tornato e mi avesse perdonato, avrei fatto di tutto per aiutarlo a capire cosa gli stava succedendo.

Mi sedetti sulla roccia ormai familiare, nei pressi della pozza dove Beatrice era solita "sgranchirsi le zampe" e felice di essermi portata la borsa con dentro il diario, in quella solitudine nel bosco, ripresi a leggere. Contenta di estraniarmi un momento dalle ultime vicende.

"10 Dicembre 1966

Oggi è successa una cosa assurda! Come ogni sabato ho accompagnato Crisania al mercato in paese per aiutarla con la spesa e per distrarmi un po' dagli esercizi di concentrazione. Ero pochi passi dietro di lei, con le borse in mano, quando ho sentito una mano posarsi sulla mia spalla e un bisbiglio inconfondibile:- Ho bisogno di parlarti, trova un modo per restare da sola.-

Credo di aver rischiato un infarto per la sorpresa e, nonostante fosse pericoloso, la curiosità per quella richiesta mi ha divorata in un lampo e così con una scusa mi sono allontanata dalla vecchia. Sono corsa con le borse, perdendomi tra i vicoli: ero certa che sarebbe stato lui a trovarmi ed infatti all'ultima svolta me lo sono trovata di fronte.

Io col cappotto e un'enorme sciarpa blu, lui con un leggero maglioncino sembrava ancora più alto e massiccio di come lo ricordavo a scuola, come se fosse cresciuto ancora negli ultimi giorni. Mi ha guardato come se mi vedesse per la prima volta e l'ho visto inspirare più volte l'aria, tanto che temetti che sentisse che avevo sudato troppo nella corsa.

- Cosa vuoi De Leonibus?-

I suoi occhi d'ambra mi fissavano pensierosi :- Credevo mi avessi mentito...invece avevi ragione era incantato.- e come se volesse dimostrare quelle parole, tirò fuori dalla tasca il famoso ciondolo che era avvolto da un bagliore rossastro: - Ha preso a brillare quando ho deciso di toglierlo e non ha più smesso.-

-Che cosa bloccava? A che cosa serviva?- gli ho chiesto curiosa.

Lo stupore nella sua voce era lampante: - Tu non lo sai?!-

Imbarazzata ho provato a formulare una risposta ma alla fine non ci sono riuscita.

Lui ha sorriso amareggiato di fronte al mio silenzio: - E' ovvio che ti abbiano tenuta all'oscuro...-

-Si può sapere a che serviva? Chi te l'ha dato?-

-Serviva a bloccare alcuni ricordi. Me l'ha dato mio padre, tanti anni fa...- ha risposto come rabbioso.

-E come l'ha avuto?-

-Speravo me lo dicessi tu, siete l'unica famiglia di Stregoni che io conosca nei paraggi, ma ora mi è chiaro che ne sai meno di me! -

Le sue parole mi hanno lasciato sorpresa, non avevo pensato potesse provenire dalla mia famiglia. Mio padre è sicuramente il miglior creatore di Obstructo che conosca, ma non avrebbe mai dato un simile oggetto a dei licantropi. Per quale motivo avrebbe dovuto?

-Qualcuno ce lo avrà sicuramente rubato.-

Il suo sguardo sembrava non perdersi un millimetro del mio viso. -Non io...- ha constatato nervoso e poi con un tono più gentile ha aggiunto:- Puoi togliere l'incantesimo? Non voglio che mio padre sappia che ho riacquistato i miei ricordi...sei in grado di farlo?-

A quelle parole mi ha dato in mano la collana e io ho posato le borse a terra per studiarla più attentamente, sembrava davvero opera di mio padre: -Forse...-

Il suo sguardo ambrato ha continuato studiarmi e solo allora ho capito volesse che io togliessi in quel momento l'incantesimo:- Non riesco così, mi ci vuole un po' di tempo...-

-Quanto?-

-Un'ora? Forse di più...- e piena di spavalderia ho aggiunto: -Ma non lo farò a gratis, voglio qualcosa in cambio.-

Il suo sguardo ambrato è divenuto furente e ha sibilato:- Ti ricordo che non ho detto una parola quando hai distrutto la fontana della scuola...-

-Credevo fosse "rotta da tempo".-

Il pomo d'Adamo che si alzava e abbassava nervoso mi ha fatto temere di aver esagerato, ma alla fine la sua voce ha ceduto:- Che vuoi?-

-Sapere che cosa hai ricordato.-

Le mie parole l'hanno spaventato più di un fantasma e deve averci pensato un po' prima di accettare:- Alla festa in paese per Santa Lucia, alle nove, sotto al pino.-

-Io non posso uscire la sera.-

-Beh trova un modo cenerentola! Perchè dopo che l'ho tolta la prima volta, rimetterla brucia in un modo  insopportabile. - mi ha ringhiato lui prima di andarsene.

Sono ancora così confusa: non so se sarà più difficile spezzare l'incantesimo di mio padre o ottenere il suo permesso di uscire per Santa Lucia, probabilmente la seconda. Spero che Merlino mi aiuti.

Alzai lo sguardo dalle pagine del diario, così sconvolta che non ero certa di voler continuare.

Ecco come Fabrizio aveva dimenticato Sibilla, ecco perchè fino a quel momento non ero riuscita a conciliare le visioni del bracciale di Massimo De Leonibus con il diario. Fabrizio era sotto il potere di un amuleto e mi fece strano pensare che la Sibilla che scriveva quelle pagine ancora non sapeva di essere stata salvata da lui da bambina, non sapeva di essere la sua Compagna e di certo non sapeva che sarebbe stata la madre di suo figlio.

-Alice! Ciao Alice!-

Una voce familiare mi riscosse da quei pensieri e voltandomi vidi Serena che col suo maialino in braccio camminava allegra verso di me: - Posso fermarmi qui con te? -


Una voce familiare mi riscosse da quei pensieri e voltandomi vidi Serena che col suo maialino in braccio camminava allegra verso di me: - Posso fermarmi qui con te? -

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