31 - Qualcosa è cambiato

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24 ottobre 2002 (Ottava parte)

Distrutta su quella brandina in quella cella sferzata dalla tempesta, rievocai in un attimo tutti i ricordi di quella sera d'agosto.

Mi sovvenne come avevamo finito di dipingere la vecchia casetta di suo nonno, che era diventata a tutti gli effetti la sua nuova casa. Ne ricordai ogni dettaglio: una piccola cucina, un bagno con un enorme vasca, un soggiorno che tra l'angolo bar e il biliardo ricordava più una taverna e la piccola camera da letto matrimoniale. Quella dannata camera dove eravamo rimasti chiusi per interi weekend in quella calda estate. Ricordai la cena a lume di candela che aveva organizzato per ringraziarmi di essergli stata vicino soprattutto in quelle ultime settimane dove si era sentito perso, visto tutto quello che gli stava capitando: gli incubi e il dolore fisico che questi gli causavano.

Le sue parole di quella sera mi pulsavano ancora nella testa: "...Alice non so come farei senza di te, mi sei sempre stata vicino anche quando ero insopportabile, sei sempre stata dalla mia parte e sapere che posso contare su di te e che posso fidarmi ciecamente mi aiuta più di quanto tu possa capire..." aveva sospirato e guardato il camino con inciso il nome della sua famiglia sopra "Ti sembrerà assurdo ma nella mia famiglia la fiducia non è mai stata scontata... "

In quel momento avevo sentito il petto esplodere, quella dannata foglia in tasca bruciare e mi ero sentita in colpa per averla celata per troppo tempo. Così l'avevo fermato e, spiegando come l'avevo trovata, gli avevo consegnato quel messaggio e tutto si era infranto. Ricordai la sua furia e la sua delusione per avergli nascosto la cosa. Ricordai anche le fiamme del fuoco divampare stranamente dal camino e la sua voce rimbombante nella mia testa mentre se ne andava definitivamente: "Questo cambierà tutto". Parole che ancora mi ferivano e mi rendevano responsabile di quella partenza, di quell'infinita lontananza, forse della fine del nostro rapporto.

Provai a concentrarmi nuovamente sul presente, stringendo il lenzuolo liso tra le mani della brandina dove ero ancora seduta. Rievocai le poche sillabe che Stefano aveva pronunciato: "Perchè sono cambiate troppe cose da quella sera..."

Era rimasto in piedi, in un disperato silenzio e guardava fuori dalla feritoia come rapito dalla tempesta, sembrava provato nel fisico e nell'animo dall'ultima volta che l'avevo visto. E nonostante le sue parole mi avessero ferito, non riuscii a non preoccuparmi per lui. E se fossi stata io, tradendo la sua fiducia, ad averlo ridotto così?

Con un coraggio che non credevo, presi fiato e mi alzai da quel letto, facendo qualche passo verso di lui. I suoi occhi ambrati saettarono dalla finestra a me, come preoccupati della mia vicinanza, ma non ci feci caso e ad alta voce espressi il mio grande timore degli ultimi mesi:- E' cambiato qualcosa anche tra di noi?-

Il suo sguardo mi attraversò e per un attimo ebbi la sensazione che fosse spaventato, le sfumature d'ambra si tinsero di nero e gli occhi del Lupo Bianco presero a fissarmi in silenzio. Il dolore alle tempie non si fece attendere mentre la sua voce scura mi rimbombava rabbiosa nella testa: " Non per me".

Chiusi gli occhi per non cadere sentendo la connessione premere in ogni cellula del mio corpo perchè mi avvicinassi al mio compagno, perchè lo baciassi, ma resistetti e con una forza di cui non mi credevo capace, riaprii gli occhi. Non mi bastava sentire il suo lupo, non dopo quello che avevo passato, non dopo che nonostante il suo lupo, nonostante fossi la sua compagna, nonostante il suo ruolo nel branco, era scomparso per mesi. Sapevo bene che Stefano sapeva controllare il suo lupo e i suoi voleri più di qualunque altro licantropo conosciuto, per questo volevo sapere cosa pensasse lui e fissandolo truce dichiarai:- Non lo sto chiedendo al tuo Lupo, ma a te.-

Come se quelle parole lo avessero sconvolto, i suoi occhi si tinsero nuovamente d'ambra e abbandonando il mio sguardo tornò a rivolgersi verso la feritoia evasivo: - Non è forse lo stesso?-

Sospirai, sapendo di contraddirmi, ero stata io a dirgli che la sua natura era unica, che non doveva sentirsi diviso tra l'essere un lupo o un umano, lui era semplicemente entrambe le cose, ma ora che lo guardavo così diverso da come lo ricordavo, ora che il cambiamento nei suoi occhi sembrava così repentino e i suoi comportamenti così ambigui, fui costretta ad ammettere i miei timori: - Non lo so, mi sembri cambiato.-

Stefano a quelle parole si voltò nuovamente verso di me e come rassegnato si passò una mano tra i capelli corti e constatò:- Te lo avevo detto che sarebbe cambiato tutto.-

Sentii il cuore fermarsi per qualche secondo mentre realizzavo affranta ad alta voce: - Quindi anche noi.-

Il suo sguardo saettò nuovamente su di me infastidito da quella contraddizione e, forse perchè mi sbagliavo o forse perchè non voleva darmi ragione, dichiarò:- Qualcosa è cambiato, non tutto.-

E mentre stavo per chiedergli ulteriori spiegazioni sentimmo sbattere violentemente la porta in fondo alle scale e delle grida familiari giunsero alle nostre orecchie:- Giuro che ti sbrano se non mi dici immediatamente dove è finita Alice! Sbrano te e quel dannato maialino che ti porti sempre appresso!-

E tutte le mie domande su quel "qualcosa" vennero interrotte dalla furia di Beatrice che entrò nella stanza come un ciclone.

E tutte le mie domande su quel "qualcosa" vennero interrotte dalla furia di Beatrice che entrò nella stanza come un ciclone

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