30 - Il Lupo e la Compagna

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24 Ottobre 2002 (Settima parte)

Ebbi la sensazione che la mia comparsa lo avesse colto di sorpresa, ma di certo lo stupore era durato pochi istanti, soppiantato dal suo sguardo furioso, tanto quanto doveva esserlo il suo umore poichè lo vidi distintamente stringere i pugni come per trattenersi e solo allora mi accorsi che erano ricoperti di bende biancastre che si intrecciavano fin sopra al gomito.

La sua voce mi raggiunse implacabile:-Devi andartene subito.-

Queste furono le prime parole che il Lupo Bianco mi rivolse dopo mesi e furono decisamente la goccia che fece traboccare tutto il mio risentimento. Con grandi falcate entrai in quella cella, prendendo a gridare ormai fuori controllo: -Stai scherzando vero!? Dopo essere scomparso per mesi, finalmente ti trovo e questo è quello che hai da dirmi!?-

I suoi occhi ambrati sembrarono tremare di fronte alla mia eloquenza, ma ciò che sembrò metterlo più in difficoltà fu la mia improvvisa vicinanza, poichè come scosso dalla mia presenza lo vidi arretrare di qualche passo e afferrare con una mano il tavolo in legno massiccio dietro di lui, non so se per reggersi per lo stupore o trattenersi per la rabbia.  

Solo allora mi accorsi di Serena sconvolta accanto a lui, il suo sguardo passava preoccupato dal mio a quello di Stefano e d'un tratto forse temendo il peggio da parte di entrambi o forse perchè incapace di reggere la tensione azzardò:- Alice ti posso spiegare...Stefano se mi permettessi di...-

- Non ho intenzione di sentire nessuna delle tue menzogne.- sibilai furiosa voltandomi giusto un secondo verso di lei, ancora gocciolante per l'acqua e le onde che avevo dovuto affrontare per raggiungerli.

-Lasciaci soli un momento.- la gelò lui con un gesto autoritario e la ragazza, forse intimidita da Stefano o forse desiderosa di uscire da quella cella carica di tensione, uscì da quella vecchia cella tirandosi dietro la porta di legno che cigolò rumorosamente.

Fu la voce di Stefano a richiamare nuovamente la mia attenzione:- Devi andartene da qui, ora.-

Di nuovo quelle parole, di nuovo quel risentimento e se avevo pensato che il culmine delle mie reazioni fossero le mie grida, dovetti riconoscermi in torto. Sentivo gli occhi bruciarmi sull'orlo delle lacrime, non riuscivo a credere alle sue parole, al fatto che fosse vivo e incolume e non avesse nemmeno cercato di contattarmi, al suo aspetto così diverso da come lo ricordavo, a quella sua richiesta insistente richiesta di andarmene nell'istante in cui mi aveva visto, era decisamente troppo. E fuori di me dalla rabbia, lo colpii con uno schiaffo sul viso, non so se per farlo ritornare o in sè o se per ferirlo come mi sentivo ferita io.

Lo stupore nei suoi occhi fu lampante e si mosse a rallentatore come stordito, portandosi la mano sinistra fasciata dove l'avevo colpito sul volto, come per verificare fosse successo veramente. Era chiaro non si aspettasse una simile reazione e la sua voce sembrò stranamente più controllata quando parlò:- Farò finta che questo non sia mai successo....sono dannatamente serio, non puoi restare qui, torna a casa.-

La mano con cui l'avevo colpito prese a bruciarmi e quel fastidio forse attenuava lievemente il forte dolore che avvertivo nel petto nel vederlo persistere con quella richiesta. D'un tratto vidi infrante tutte le mie speranze di ritrovarlo, di chiarirsi, di parlare, di vederlo tornare con me tra le montagne. Le sue parole, i suoi gesti erano tutti sbagliati, diversi da come lo ricordavo e iniziò a farsi strada dentro di me la rassegnazione: forse l'avevo perso per sempre. 

Inspirai provando a trattenere le lacrime nei miei occhi ormai lucidi, certa di volere almeno delle spiegazioni: -Non me ne vado finché non mi dici che sta succedendo!-

Lo vidi massaggiarsi più energicamente il volto dove l'avevo colpito e questa volta la sua voce risuonò decisamente seccata: - Ho cose più importanti da fare che intrattenerti durante la tua vacanza con Potter.-

Sgranai gli occhi furibonda e mi avvicinai ancor di più a lui pronta a gridargli addosso nuovamente. - Non osare giudicare cose che non sai! - gridai puntandogli un dito contro il suo petto.

Questa volta la sua reazione fu immediata, non si lasciò nemmeno sfiorare dalle mie dita e mi afferrò preventivamente il polso, tirandomi verso di sè per bloccarmi, forse per impedirmi schiaffeggiarlo ancora, e quando i nostri corpi si scontrarono vidi i suoi occhi tingersi improvvisamente di un nero pece e sentii la sua muscolatura rilassarsi improvvisamente e inspirare a pieni polmoni.

Incurante di Serena che probabilmente sentiva tutto in fondo alle scale, provai a divincolarmi da lui, posando entrambe le mani sul suo petto e tentando di spingermi lontano da lui, continuando a gridare ferita nell'animo: - Sei scappato! Mi hai lasciata senza una spiegazione! Senza dirmi se stavi bene, dov'eri! Mi hai abbandonata tra le montagne!-

A quelle parole sentii le sue braccia stringersi attorno a me in un doloroso abbraccio, ed io avrei voluto continuare con quel tono furioso, ma non riuscii a fermare le lacrime  e le mie parole assunsero un tono più ferito: -...mi hai lasciato alla guida del branco di fronte alla Lupa, mi hai lasciata sola a piangere per mesi la tua mancanza e ora che finalmente ti trovo questo è tutto quello che hai da dire?-

Non mi divincolai più, le lacrime solcavano incuranti il mio viso e sfinita appoggiai la fronte sul suo petto, lasciandomi cullare da suo profumo e da quell'abbraccio, poichè Dio solo sapeva quanto mi fosse mancato, quanto avessi avuto bisogno di quel contatto e quanto fossi sollevata che fosse vivo e stesse bene.

Alzai il mio sguardo sul suo volto, aveva gli occhi chiusi e mi stringeva a sè addolorato e benchè per me quello fu il primo momento di pace dopo mesi, fui certa nell'osservare il suo volto contratto e le sue braccia bendate che il Lupo Bianco stesse stranamente soffrendo di quella vicinanza. E quel timore mi fece parlare ancora:- Cosa ti è successo?-

Lo sentii stringermi a sè ancora un attimo ed inspirare profondamente il mio profumo intriso di pioggia, poi sciolse le sue braccia e mi spinse gentilmente indietro e quando riaprì gli occhi il Lupo era scomparso, l'ambra liquida aveva preso il posto all'animo nero dell'animale.

La sua voce sentenziò nuovamente con freddezza: - Devi andartene.-

Feci un passo indietro sconvolta da quel repentino cambio di sguardi e da quel disorientante abbraccio:- Perchè? Che ti è successo? -

Lui sembrò volersi giustificare di fronte alle mie lacrime e abbassando lo sguardo dichiarò come sfinito: - Voglio solo che torni al sicuro tra le montagne, lontano da me.-

Una nuova stilettata al petto mi attraversò a quella richiesta e non riuscii a trattenermi dal gemere ferita: - Perchè?-

Il suo sguardo ambrato sembrò tingersi di una punta di nero al suono della mia flebile voce, ma poco dopo questa che venne rapidamente ingoiata da tutta quell'ambra e dalle sue parole lapidarie: - Perchè sono cambiate troppe cose da quella sera.-

Troppo dolore, troppa tensione e le lacrime ripresero scivolare fuori senza ritegno, mentre mi sedevo sconvolta sulla brandina appoggiandomi alla fredda parete di pietra della cella, incredula di tutta quella situazione e attraversata da dolorosi ricordi.


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