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24 Ottobre 2002 (Decima parte)

Il silenzio in quella cella era opprimente, il Lupo Bianco era fin troppo fuori di sè dopo le parole della sua Luna Nascente e fissava con un'intensità omicida la tempesta fuori dalla finestra. Serena invece non sembrava turbata e continuava a far scorrere lo sguardo da lui, alla collana a terra ed infine a me.  Era in procinto di dire qualcosa quando d'un tratto la voce profonda e nervosa di Stefano la precedette: - Alice ora deve andare via.-

Feci un passo avanti a quelle parole e chinandomi raccolsi la collana, ancora sconvolta da tutto quello che avevo visto, da tutto quello che avevo appreso. Chiusi gli occhi e mi apparve distintamente il ricordo della sua mano che prendeva fuoco, delle sbarre di ferro che si piegavano. Come poteva affrontare tutto questo da solo? Come aveva potuto tenermi all'oscuro per mesi? 

"Qualcosa è cambiato, non tutto"

Così aveva detto, ma una parte di me iniziava a pensare che erano più le cose che erano cambiate che quelle che erano rimaste le stesse. E sentii a poco a poco la rabbia tornare ad assalirmi per i suoi silenzi, per i suoi segreti, per il suo volermi costantemente allontanare. Non aveva nemmeno provato a contattarmi o anche solo a farmi sapere che stava bene. Mi aveva lasciata nel silenzio, facendomi credere che fosse tutta colpa mia e di quella dannata foglia se se ne era andato, ma era chiaro dalle parole di Marco, dalle sue mani bendate e dal coinvolgimento di quella ragazzina che quella foglia fosse stata solo un pretesto.

D'un tratto sentii una fitta attraversarmi la testa: " Torna tra le montagne al sicuro".

Mi rialzai e vidi davanti a me il suo volto concentrato, i suoi occhi neri come la pece che mi studiavano rapiti. Con sarcasmo ribattei:- Al sicuro? Tu non hai idea di quello che è successo quando è venuta la Lupa! Di come ho dovuto coprirti! Le montagne non sono al sicuro, il Santuario non è al sicuro se tu non ci sei.-

Il suo sguardo cadde sulla mia spalla, come se cercasse il tatuaggio che mi aveva legata a quel luogo:- Lo sei più che qui, fidati.- e con quelle parole si avvicinò e con la mano sinistra mi accarezzò il viso, solleticandomi la pelle con le bende:- E poi lo sappiamo entrambi che sei più forte di quanto sembri...-

 Chiusi gli occhi e inspirai il suo profumo, che per me non era affatto cambiato come se  fossi l'unica a riconoscere ancora il suo lupo. Poi avvertii la sua mano sul mio polso e come se quell'attimo di dolcezza si fosse perso per sempre dichiarò:- Ti accompagno alla stazione.-

Decisamente quella presa, il calore della sua pelle mi destabilizzò e senza che riuscissi a ribattere mi ritrovai a scendere le scale di quella torre, appena dietro di lui. - Stefano! Stefano lasciami!- provai ad oppormi alla sua determinazione: - Stefano! Ascoltami per una volta! Voglio aiutarti! -

-Tu decisamente non puoi aiutarmi, sei solo fonte di distrazione per me.- fece nervoso proseguendo nella discesa.

Disperata provai nuovamente a convincerlo: -Stefano ti prego, non puoi affrontare questa faccenda da solo, Serena ne sa meno di te! Lasciami parlare con Marco e Beatrice! Magari...-

Ormai eravamo giunti sulla soglia del portone di legno, d'innanzi a noi la scogliera travolta dalla tempesta, tanto che lo sentii gridare furioso:- Ci ho già provato e non è servito!-

-Per una volta potresti ascoltare qualcun altro nella tua vita che non te stesso? Lascia che lo faccia io! Lascia che ti aiuti!- lo pregai provando a farlo ragionare.

Forse per la tempesta, forse perchè da troppo tempo lontani, ci stavamo gridando addosso da un inconsueta vicinanza e le sue parole mi attraversarono come lame.

- L'ultima volta che hai cercato di aiutarmi mi hai tenuto nascosto per mesi l'esistenza di quelle dannate foglie!- fece lapidario. A quelle parole io mi staccai offesa e lui continuò imperterrito:- Quindi non biasimarmi se questa volta ti chiedo di non aiut...-

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