51. Errore

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Jein aveva provato a non pensarci, ad andare avanti con la sua vita, ma proprio non c'era riuscita. Era agitata, continuava a camminare in cerchio nella stanza che gli era stata momentaneamente assegnata, essendo la sua stata distrutta dall'incendio, per cercare di calmarsi. Ma niente sembrava servire perché, l'unica cosa a cui riusciva a pensare, era quella di aver bisogno di parlare con Hojun per scaricargli addosso tutta la rabbia che era costretta a tenersi dentro.

Per questo, non appena YoungJin si addormentò, lo lasciò ai suoi genitori così che lei potesse dirigersi verso il palazzo Reale per far visita alle prigioni. Quando arrivò lì, dovette impegnarsi molto per convincere le guardie a farla passare. Insistere fino a quando non fosse riuscita ad ottenere ciò che voleva, si rivelò la strategia giusta e, un po' di lamentele dopo, riuscì a varcare la soglia di quelle fredde mura.

C'era silenzio, così tanto che era possibile sentire lo zampettare degli animaletti che abitavano quelle sporche stanze. Non li vedeva, ma poteva immaginare quanti insetti e quanti ratti stessero facendo compagnia a suo marito. Se non fosse per quegli animali, Hojun sarebbe stato completamente solo.

Non la sorprese scoprire che non ci fossero altri uomini in prigione perché, il Regno dei Min, proprio a causa delle dure conseguenze che portava commettere un reato, era raramente testimone di trasgressioni e crimini.

Camminò lungo il corridoio che l'avrebbe portata all'unica cella occupata. Ad accoglierla, passo dopo passo, altro non c'era se non un terribile freddo ed un tanfo sempre più invadente. Si strinse nella mantella che portava, tentando di ripararsi almeno dal freddo. C'era poca luce, le finestre presenti erano talmente piccole da sembrare fessure nella pietra grigia delle pareti. Da quelle riuscivano ad entrare solo pochi raggi di sole, non sufficienti a scaldare l'ambiente o ad illuminarlo nel modo corretto. Per questo Jein fu costretta a guardare attentamente dove metteva i piedi, perché la carenza di luce non le permetteva di vedere correttamente i vari dislivelli presenti nel pavimento. Quella prigione era tenuta davvero male, come se nessuno si aspettasse che sarebbe stata abitata mai da qualcuno. L'avevano lasciata in balia del tempo, permettendogli di usurarla, renderla ancora meno accogliente. Avevano permesso che vi facessero la tana topi, ratti, scarafaggi e qualunque altro animale fosse riuscito a passare da quelle piccole fessure. Ed Hojun sembrava l'intruso in quelle mura.

L'odore di chiuso, di umido e di muffa si univa a quello disgustoso, emanato dai bisogni dei piccoli e sporchi abitati di quelle stanze. Era così pungente che le fece venir voglia di tornare indietro ed abbandonare quel lurido posto. Ma non era questo ciò che realmente voleva. Si fece forza e cercò di ignorare il tutto e, non appena vide Hojun, la rabbia che crebbe in lei le fece dimenticare il resto.

Se ne stava seduto lì, appoggiato alla pietra scura delle pareti e con lo sguardo verso quella piccola fessura che gli illuminava il volto. Non era chiuso lì da molto tempo, giusto qualche giorno, eppure sembrava già molto provato. Non appena sentì qualcuno avvicinarsi alla sua cella, spostò il suo sguardo verso le grate che la separavano dal corridoio e, quando riconobbe Jein, un sorriso stanco si aprì sul suo volto.

-"Sentivi già la mia mancanza?"- Ironizzò lui, sprecando quelle poche forze che gli rimanevano.

Non era facile vivere in quel posto, non solo perché era freddo e maleodorante. Era solo, completamente solo, e gli venivano portati dei miseri pasti una volta al giorno. Era spaventato dai ratti che tentavano di rubargli il cibo, dagli insetti che avevano coperto il suo corpo di punture dolorose. Stava male, aveva sete, aveva sonno ma non riusciva a dormire.

-"No, ero solo curiosa di poterti vedere mentre marcisci nell'unico posto in cui meriti di stare."- Rispose Jein facendo ridere Hojun.

La ragazza lo ignorò, era lì per avere delle spiegazioni e per sfogare la sua rabbia, non si sarebbe fatta prendere in giro un'altra volta da lui. Per questo non gli lasciò neanche il tempo di smettere di ridere prima di riprendere a parlare.

Silver Chair ~ [Taekook]Where stories live. Discover now