45. Distrazioni

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Nonostante tutto, i giorni successivi non li passò a piangersi addosso. Jungkook non riusciva ad accettare la partenza di Taehyung e decise di ignorare ciò che il maggiore gli aveva chiesto, iniziando a cercarlo in lungo e in largo per tutto il bosco. Non era semplice trovarlo perché era sicuro che Taehyung avesse ripreso a fare la vita di qualche anno prima, quella da nomade, senza mai fermarsi per più di qualche giorno nello stesso posto. E forse non era più nel bosco, forse non era più neanche in quel Regno. Jungkook non sapeva niente ma non aveva intenzione di arrendersi.

Si ricordò di aver addirittura dato una mappa del suo Regno al maggiore prima che partisse per non farlo perdere lungo la via del ritorno verso la capanna. Invece, involontariamente, aveva contribuito a rendergli più semplice la fuga.

Passarono diversi giorni prima che al palazzo dei Jeon ci si potesse vantare nuovamente della presenza di Jungkook. Aveva trascorso molto più tempo lontano da casa rispetto alle volte precedenti e questo aveva fatto preoccupare la sua intera famiglia.

Tornò al palazzo a pezzi, distrutto dal lungo viaggio e da quel dolore che aveva persistentemente continuato a scavarlo dentro. Non appena arrivò, gli andarono tutti incontro, chiedendogli perché avesse impiegato così tanto tempo per tornare questa volta e dove fosse stato. Lo rimproverarono anche per aver perso una riunione con il Re che, in qualità di futuro Consigliere, sarebbe stato tenuto a seguire. Ma a Jungkook non importava niente, ignorò tutti e si chiuse in camera.

Si nascose sotto le coperte portandosele fin sopra la testa, così da creare una sorta di armatura contro il mondo esterno. Ma anche lui lo sapeva: non serve a niente un'armatura se il dolore arriva da dentro.

Si chiuse in un bozzolo con le sue sofferenze, sperando che la metamorfosi, quella che l'avrebbe trasformato in un Jungkook nuovamente felice, avvenisse in fretta.

Il suo momento in solitudine durò poco perché, qualche minuto dopo, sentì bussare alla porta della sua stanza.

-"Lasciatemi solo!"- Lo gridò per farsi sentire da chiunque avesse pensato di disturbarlo.

-"Jungkook, sono Jein. Fammi entrare per favore."- Lo implorò la ragazza.

Il maggiore non rispose, semplicemente restò immobile aspettando che sua sorella facesse il suo ingresso nella camera.

Jein non aveva bisogno di cercare il fratello, sapeva benissimo che fosse nascosto sotto quell'ammasso di stoffa, non solo perché la sua sagoma era comunque visibile, ma anche perché quello era il luogo in cui Jungkook si era sempre rifugiato, fin da piccolo, quando era triste o arrabbiato.

Si avvicinò al letto e si mise a sedere vicino al fagotto di coperte che nascondeva suo fratello.

-"Cosa è successo, Jungkook? Lo so che quando fai così è perché o sei triste o sei arrabbiato."- Iniziò a parlare Jein. –"Allora, qual è il motivo stavolta? C'entra per caso Taehyung?"- Chiese infine.

Jungkook, sentendo pronunciare quel nome, cercò di farsi ancora più piccolo nel suo nascondiglio, mormorando un lievissimo 'sì'.

-"E ti va di raccontarmi cosa è successo?"- Gli domandò poi.

Il ragazzo mugolò in risposta, neanche lui sapeva esattamente se gli andava di raccontare alla sorella cosa era successo perché avrebbe fatto riemergere tutto il dolore che aveva provato nel momento in cui aveva capito che Taehyung l'avesse lasciato. Però tra loro funzionava così, quando uno dei due era triste, parlare con l'altro lo faceva sentire sempre meglio.

Jein alzò le coperte di quel poco che bastava per farla sdraiare accanto al fratello e poi ricoprì entrambi fin sopra la testa. Jungkook si voltò verso di lei e cercò di accoccolarsi tra le esili braccia della sorella, stando attento a non pesare sul pancione ormai molto evidente.

Silver Chair ~ [Taekook]Where stories live. Discover now