Capitolo 2. Fa ancora male.

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"Che cazzo ci fai qui, Rebecca?"

È mezz'ora che lo aspetto davanti al portoncino del suo appartamento, sono stanca, ho male ai piedi ed ho anche freddo visto che ho scordato il mio giubbino di pelle a casa. Non sono proprio nelle condizioni ideali per riuscire a mantenere la calma, a maggior ragione se lui mi parla così.

"Aspetto te, Alex! Scusami se mi sono presentata qui, ma sono due settimane che non ti fai sentire! Due settimane che non rispondi al telefono. Sembravi sparito dalla faccia della terra!"
Alzo la voce.

"E non ti sei chiesta perchè non mi sono fatto sentire? Perchè non ti ho cercata?" Mi guarda come se fossi una grande scocciatura di cui non ha per niente voglia di occuparsi. La conosco bene quell'espressione, è uguale a quella che mi riservava la maggior parte delle volte mia madre, almeno fino a qualche tempo fa.

"Si, mi sono chiesta mille volte perchè fossi sparito! E non mi sono data risposta. Perchè mi rifiuto di credere che tu da un giorno all'altro abbia deciso di non vedermi più senza nemmeno darmi una spiegazione." Mi mostro indignata ma lui non si scompone.

Non siamo una vera e propra coppia, lo ammetto, anche perchè se lo fossimo mi sarei fiondata a casa sua già dopo ventiquattro ore di latitanza.
Semplicemente "ci frequentiamo", come dice sempre lui. In pratica da poco più di tre mesi ci vediamo tre o quattro volte a settimana, a casa dell'uno o dell'altro.
Non siamo mai andati a cena fuori, mai andati al cinema, mai fatto nulla da "fidanzati". È più che altro una relazione... fisica, se capite cosa intendo. Lo era, almeno.

Io, che ve lo dico a fare, avrei decisamente voluto di più e gliel'ho anche fatto capire in qualche occasione.
Forse è stato proprio questo il mio errore: due settimane fa, di punto in bianco, ha smesso di cercarmi e non ha più risposto alle mie chiamate.
Le mie speranze di costruire qualcosa con lui hanno iniziato a vacillare e temo che tra poco mi darà il colpo di grazia.

"Non ti ho chiamata perchè non avevo nulla da dirti, non ho risposto alle tue telefonate perchè non avevo voglia di sentirti, ti ho evitata sperando capissi da sola che non voglio più frequentarti. Io e te non siamo niente e non lo saremo mai, non provo quello che credi di provare tu. Non voglio vederti più."
Ecco, appunto. Mi dice esattamente quello che temevo di sentire.
Diretto. Schietto. Cattivo, persino.
Parole che arrivano dritte al cuore ferendomi più di quanto credessi possibile.

"Ma stavamo bene insieme. Rimangio tutto ciò che ho detto, non pretendo niente di più di ciò che avevamo Alex. Davvero."

Non so che fine abbia fatto il mio orgoglio, si è ammutinato evidentemente, si è arreso. Sta sventolando bandieda bianca perchè l'ha capito pure lui che la voglia che ho di Alex è un nemico troppo forte da combattere.
Perchè è questa l'unica cosa che riesco a pensare: lo voglio, in qualsiasi modo, a qualsiasi condizione.

Se solo riuscissi ad essere giusto un briciolo più razionale apprezzerei la sua decisione di troncare: è stato onesto, ha capito che io voglio di più e lui quel di più non può darmelo.
Eppure in questo momento non riesco a dare ascolto alla ragione, ciò che desidera il cuore prevale su tutto.
E il cuore vuole solo un'altra possibilità.

Magari col tempo Alex scoprirà che oltre all'attrazione fisica può esserci anche altro. In fondo non tutti gli amori nascono da un colpo di fulmine, a volte il sentimento cresce piano piano.

"Reb. Voglio finirla qui. Cosa non ti è chiaro?" Ora leggo stanchezza tra le sue parole, anzichè la rabbia e il nervosismo di prima.

"Proviamoci un'altra volta, Alex, solo una. Alle tue condizioni, alle tue regole. Perfavore." Ci manca solo che mi inginocchi ai suoi piedi.

Per Sempre CosìWhere stories live. Discover now