Capitolo 24. Ricordi belli.

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È domenica pomeriggio, Penny è uscita con Dave ed io, dopo aver pranzato con un'insalatona davanti alla tv, ho deciso di sistemare gli scatoloni con le cose di mia madre. Non che avesse chissà chè all'istituto, tutto ciò che possedeva è racchiuso in sole quattro scatole nemmeno troppo grandi.

Le prime tre sono piene di vestiti: pigiami e biancheria intima, un po' di pantaloni, qualche maglia, alcuni maglioni, un giubbino e due paia di scarpe. Non sono cose firmate e sono anche un po' datate ma comunque in buono stato così li lascio nei rispettivi contenitori dicendomi che al più presto li porterò a quell'associazione in fondo alla strada che aiuta i senzatetto.

L'ultimo scatolone invece contiene i suoi pochi averi. Inizio a svuotarlo piano piano, posando ogni cosa a terra accanto a me.
Sopra a tutto un portafoglio senza un soldo, solo con i suoi documenti. Afferro la carta d'identità e la apro osservando la foto che la ritrae con una bellissima acconciatura, un trucco leggero in viso e gli occhi più tristi che io abbia mai visto.
La mia vita finora non è stata un granché, ma riconosco che quella di mia madre è stata ancora peggio. Certo, tutta la merda in cui ha sguazzato per anni se l'è procurata lei mentre io mi ci sono trovata dentro senza fare nulla, ma è stata anche sfortunata, non ha avuto mai nessuno che la aiutasse, che le aprisse gli occhi, che le desse consiglio. Ora che non c'è più mi dispiace per lei, non ha più tempo per rimediare.

Dopo il portafoglio estraggo dallo scatolone un paio di libri, brevi romanzi rosa che le avevo regalato nel primo periodo in cui era all'istituto per darle qualcosa con cui passare il tempo. A giudicare dal loro stato immacolato non deve averli letti nemmeno una volta, del resto ha sempre preferito i telefilm alla tv.

Subito dopo trovo una sciarpa in lana ancora attaccata ai ferri, incompleta. Non ha mai fatto la maglia a casa, almeno da quando sono nata io, ma so che ne era capace, glielo aveva insegnato sua mamma quando era solo un'adolescente. All'istituto aveva ripreso questo passatempo: le fornivano la lana e lei faceva sciarpe e berretti per le altre donne ricoverate. Ho sempre pensato fosse assurdo che l'Alzheimer le avesse fatto dimenticare sua figlia ma non come si lavora a maglia.

Continuo a svuotare lo scatolone trovando un paio di occhiali da vista, alcuni bracciali di bigiotteria, il suo vecchio telefono inutilizzato da anni, ed infine, sul fondo della scatola, due cornici.

Nella prima c'è una foto di mia madre da ragazza, è in mezzo ad un prato fiorito, ha un abito meraviglioso addosso e sembra felice, felice davvero. Per quanto fosse una bella donna anche da adulta non l'ho mai vista con un sorriso sincero come in questa foto, un sorriso di quelli che illuminano gli occhi.

Nella seconda invece siamo io e lei.
Ricordo bene quando è stata scattata: avevo circa 15 anni e, cosa più unica che rara, io e mia madre eravamo ad un centro commerciale per fare alcuni acquisti insieme. Stranamente era di buon umore, non mi aveva ancora insultata da quando eravamo uscite di casa, anzi mi aveva comprato alcuni vestiti senza lamentarsi di quanto le costasse mantenermi.
Ad un certo punto aveva visto una di quelle macchinette in cui si possono fare le fotografie e mi aveva chiesto di scattarne una insieme. Ero rimasta scioccata dalla sua proposta, avevo persino pensato fosse ubriaca, del resto non sarebbe stata proprio una novità, era già capitato qualche volta. Ci eravamo messe in posizione, strette sulla panchina interna della macchinetta, nascoste dietro la tendina e avevamo sorriso al flash.
Quel pomeriggio è uno dei pochissimi ricordi belli che ho con mia madre e ripensarci mi fa scendere una lacrima. È un'ingiustizia che la nostra vita da madre e figlia non sia stata costellata di bei momenti come questo.

Prima di cadere nell'autocommiserazione, che non mi si addice, mi costringo ad alzarmi da terra ed inizio a smistare queste poche cose, alcune nel "cassetto dei ricordi" in camera mia, altre nel bidone dell'immondizia. Sto ancora spostando gli scatoloni con i vestiti vicino la porta d'ingresso quando Penny rientra.

"Reb ho una notizia bomba! Non ci crederai mai, ancora non ci credo nemmeno io ma accidentiÈsuccessoDavveroL'haFattoSulSerioEdIoNonHoEsitatoNemmenoUnAttimoMiSembraTuttoSurreale!" Non fa in tempo a richiudersi la porta alle spalle che parte a raffica. Non capisco un cavolo di ciò che dice, credo non abbia neanche preso fiato tra una frase e l'altra tanto ha parlato velocemente.

"Eh?" Chiedo strizzando gli occhi.

"Dave. Dave mi ha chiesto di sposarlo!"

"Ah." Resto a bocca aperta.

"Hai perso la parola? Ti esprimi a monosillabi ora?"

"Dammi un attimo, cavolo. Non mi aspettavo questa notizia. È meraviglioso, giusto? Sei felice?" Le chiedo mentre un sorriso sincero compare sul mio viso realizzando ciò che mi ha appena detto. Certo che è felice, ama Dave più di ogni altra cosa e, anche se non ha mai detto apertamente di volerlo sposare a breve, dev'essere un sogno che si realizza per lei.

"Di più! Sto volando!" Mi conferma emozionata.

La abbraccio di slancio, stringendola forte forte e sentendo sulla mia pelle la sua stessa felicità, come se fosse mia.

"Sono davvero contenta per te. Ti meriti tutto." Le dico sincera.
"Ma ora raccontami come ti ha fatto la proposta!"

"È stato meraviglioso! Mi ha portata al Gapstow Bridge a Central Park, stavamo facendo una passeggiata tranquilla, chiacchieravamo del più e del meno, quando si è bloccato all'improvviso e mi ha detto "Fermati qui. Qui è perfetto." E io l'ho guardato storto perchè non capivo, perfetto per cosa? E poi ho sentito dei movimenti alle mie spalle, mi sono voltata e ho visto il suo amico Flinn che lasciava vicino a noi dei palloncini a forma di cuore legati con un filo a dei sassi, per non farli volare via. Mi sono girata di nuovo verso Dave ed era inginocchiato con un anello tra le mani! Sono quasi svenuta dall'emozione!"

"E ci credo! Chi se lo aspettava?" Non avendoli mai sentiti parlare di un possibile matrimonio non immaginavo un passo del genere da Dave, così senza alcun preavviso.

"Io no di sicuro! Per quanto entrambi sapessimo di voler stare insieme per il resto della vita, non avevamo mai parlato finora di matrimonio. Reb, ti rendi conto??? Mi sposo!!!" Non sta nella pelle, non l'ho mai vista così!

"Ora ne avete parlato un po'? Avete deciso una data o qualcosa?" Le chiedo cercando di avere qualche dettaglio.

"In realtà non ancora. Io vorrei fare verso settembre, mi sembra un tempo ragionevole: non è troppo lontano - perchè ora che è deciso non riesco ad aspettare a lungo - ma non è nemmeno troppo vicino, altrimenti non riuscirei ad organizzare tutto nei dettagli ed io voglio sia un giorno perfetto! Ma ne discuteremo bene stasera, mi porta alla nostra prima cena da fidanzati ufficiali!"

"Sono emozionata per te, Penny." Le confesso. "Vedo la gioia pura nei tuoi occhi e per riflesso la provo anche io!"

Tra noi è nata un'amicizia profonda sin dal primo giorno in cui ci siamo incontrate, ci siamo rese conto subito che il nostro legame era speciale. Le ho sempre augurato ogni bene e ho sempre gioito per ogni sua vittoria, proprio come sta succendo oggi. Mi sento profondamente felice per lei... ma sento anche un pizzico di invidia, lo ammetto.
Chissà se io vivrò mai la gioia di legarmi per sempre a qualcuno, se riuscirò a costruire un legame forte, potente, indissolubile come quello tra Penny e Dave. Come sarà possibile se continuo a fissarmi con Alex e non mi concedo la possibilità di innamorarmi di qualcun altro?








Per Sempre CosìWhere stories live. Discover now